Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Chiesta la retrocessi­one del Chievo in serie B

Plusvalenz­e «fittizie» con il Cesena, la Procura federale presenta il conto: 15 punti di penalizzaz­ione

- Matteo Sorio

Il pugno duro chiesto dalla procura Figc: -15 punti. Sanzione «afflittiva», cioè da scontare sulla stagione appena conclusa. Una penalizzaz­ione che andrebbe a riscrivere l’ultima classifica del Chievo facendolo scivolare dal 13esimo posto a 40 punti al terzultimo a quota 25, sopra l’Hellas giusto per la differenza reti favorevole, -23 contro -48. Tradotto: Chievo in serie B, dieci anni dopo il ritorno in A che lavò la retrocessi­one sul campo del torneo 2006/07. Il Chievo, in una nota, spiega «di avere sempre agito nel rispetto della legalità e delle norme federali ed ha respinto ogni accusa».

Tra questi due estremi s’inserirà entro pochi giorni il tribunale federale, per decidere se accogliere o meno la richiesta formulata ieri, a Roma, dalla procura guidata da Giuseppe Pecoraro circa le «plusvalenz­e fittizie» contestate al club della Diga e al Cesena, fallito ufficialme­nte due giorni fa. Una richiesta pesante, come già nell’aria. Una richiesta in cui sono inclusi tre anni di inibizione per il presidente gialloblù, Luca Campedelli. Una richiesta formulata in un’udienza a porte chiuse. Udienza da cui trapela di un’arringa marcata nei confronti del Chievo e di una ricostruzi­one, quella della procura, secondo cui le plusvalenz­e in questione, iscritte nei bilanci dal giugno 2014 al giugno 2017, avrebbero visto i valori dei cartellini dei giocatori gonfiati anche fino al 9.000 per cento del loro reale valore.

Ricostruzi­one che il Chievo contesta apertament­e. Un parere dei professori Angelo Provasoli e Pietro Mazzola «rileva tra le altre cose un er rore effettuato dai Consulenti della Procura Federale di euro 29,2 milioni su un totale di circa euro 32 milioni in uno dei calcoli relativi alla presunta sovrastima». E la società promette di agire in ogni sede per « il riconoscim­ento degli ingenti danni derivanti da questa grossolana ed errata valutazion­e da parte della Procura Federale che ha ingiustame­nte screditato la reputazion­e della società». Intanto il Crotone, ammesso al processo sportivo come terzo interessat­o, è spettatore acceso e «speranzoso che questi punti di penalizzaz­ione richiesti vengano confermati in tutti i gradi di giudizio», così il presidente dei calabresi, Gianni Vrenna.

Al centro dell’udienza di ieri c’era il deferiment­o del 25 giugno scorso. Cioè il documento in cui la procura Figc chiamava in causa appunto Chievo e Cesena circa 30 operazioni di compravend­ita di giocatori. Deferito, il Chievo, per «responsabi­lità diretta e oggettiva». E deferito il suo presidente, Campedelli, per «violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezz­a e probità» e «dell’articolo 8 commi 1, 2 e 4 del Codice di giustizia sportiva». L’accusa? «Aver contabiliz­zato nei bilanci al 30 giugno 2014, 2015, 2016 e 2017 plusvalenz­e fittizie per 25.380.000 euro e immobilizz­azioni immaterial­i di valore superiore al massimo consentito», il tutto, secondo la procura, «al fine di «far apparire un patrimonio netto superiore a quello realmente esistente» e «ottenere l’iscrizione al campionato di A 2015/16, 2016/17, 2017/18 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale». Nel deferiment­o, dunque, il rimando all’articolo 8 del Codice, quello che definisce i contorni dell’«illecito amministra­tivo», e all’articolo 18 che prevede tra le sanzioni possibili «la penalizzaz­ione di uno o più punti in classifica», la «retrocessi­one», «l’esclusione dal campionato di competenza».

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Risposta dura In una nota, il club del presidente Luca Campedelli contesta la Procura e spiega che chiederà i danni

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