Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Papà assicuratore figlio piromane «Deve pagare»
Treviso, parla il papà del ragazzo arrestato «Vittima dei bulli, ma il carcere gli servirà»
Il figlio Daniele (in foto) è il piromane delle auto arrestato giovedì a Treviso. Il padre, Claudio, di professione assicuratore: «Deve pagare per ciò che ha fatto».
«Esiste la possibilità dei domiciliari, lo so, ma se Daniele ha sbagliato è giusto che paghi con il carcere».
Claudio Martorana non è un uomo eccessivamente severo, bensì un padre che conosce la storia di suo figlio e ancora una volta cerca di aiutarlo. Daniele Diego Martorana, 23 anni, è stato arrestato alle prime ore dell’alba di giovedì dagli agenti della squadra mobile di Treviso mentre aveva appena appiccato il fuoco a due automobili parcheggiate in un piazzale di via Pinelli. La Questura di Treviso, coordinata dal dirigente Claudio Di Paola, lo accusa ora di essere il piromane del quartiere San Zeno e a lui attribuisce almeno diversi incendi avvenuti negli ultimi mesi.
Secondo le indagini della polizia, il ragazzo avrebbe agito da solo usando come innesco dei roghi carta igienica imbevuta di alcol o solventi infiammabili. Il giovane avrebbe poi scelto come bersaglio le auto di maggior valore e più nuove tra quelle in sosta fra via Pinelli, via Bandiera e via Cacciatori del Sile.
Una nemesi assoluta, pensando proprio al lavoro del padre, che è uno stimato assicuratore.
«Ma Daniele ha bisogno di aiuto», ripete più volte Claudio, mentre a bordo della propria utilitaria lascia il piazzale del condominio in cui vive in una zona residenziale della città.
Signor Martorana, suo figlio si trova in carcere ma potrebbero essergli concessi gli arresti domiciliari. Il vostro avvocato, Benedetta Collerone, sostiene che Daniele starebbe meglio ai domiciliari. Lei che pensa?
«Lo so che esiste questa possibilità ma credo anche che se Daniele ha sbagliato è giusto che paghi con il carcere. Allo stesso tempo, però, va aiutato. Siamo una famiglia per bene, ho lavorato tanto per costruire quello che sono riuscito a costruire e cerco anche di mettermi nei panni di chi ha subito quei gravi danni. Non siamo miliardari, come invece qualcuno è andato in giro a raccontare, ma sono un onesto lavoratore che ha la responsabilità di trenta persone».
Suo figlio è incensurato, prima di oggi non aveva mai avuto problemi con la giustizia. Come spiega dunque i fatti di cui è accusato?
«Daniele è un ragazzo con un passato difficile alle spalle. Purtroppo quando era a scuola ha subito atti di bullismo che lo hanno segnato profondamente. È un ragazzo fragile. Ha 23 anni, è vero, ma non è ancora maturo e se lo conoscesse capirebbe di cosa sto parlando. Anche per questo abbiamo deciso di affidarci a un avvocato donna, sperando che possa avere una sensibilità maggiore nei suoi confronti».
Non crede quindi che il carcere sia un posto difficile per lui?
«Lo è, senza dubbio. Infatti io vorrei che fosse aiutato: la mia speranza è questa. Daniele non ha la tempra per rimanere in carcere e ha bisogno di aiuto ma da parte di persone competenti, di strutture adeguate, di professionisti seri. Abbiamo provato in passato ad aiutarlo, abbiamo fatto tutto quello che pensavamo fosse nelle nostre possibilità».
In questi mesi nulla vi ha fatto pensare che potesse essere
lui l’autore dei gesti incendiari di cui ora è accusato?
«Nulla, mai nessun segnale davvero. Anzi, quando le forze dell’ordine sono arrivate a casa e mi hanno informato dei fatti non ci credevo. Nei giorni in cui si sono verificati gli episodi Daniele era a casa con me. Infatti mi piacerebbe sapere di più, capire ulteriori dettagli».
In che senso?
«Se le forze dell’ordine sono arrivate a lui evidentemente qualcosa avrà fatto, però
vorrei sapere che persone frequentava. Proprio il fatto di essere un ragazzo così sensibile e allo stesso tempo fragile potrebbe averlo spinto a piegarsi di fronte a richieste assurde nonché pericolose. Il tutto magari solo per farsi accettare da un gruppo di persone».
Il momento è davvero difficile, come lo sta vivendo la mamma di Daniele?
«La mamma è una mamma: sta soffrendo molto».
Sospetti
Nulla, mai un segnale davvero. Quando le forze dell’ordine sono arrivate e mi hanno informato non ci credevo
Aiuto
Se ha sbagliato è giusto che paghi col carcere. Tuttavia lui non ha la tempra per stare in cella, dev’essere aiutato
Donna Abbiamo deciso di affidarci ad un’avvocato donna sperando che possa avere nei suoi confronti maggiore sensibilità