Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Riduzione del ticket, pediatri dipendenti e budget per gli anziani in casa di riposo le tre mission del Piano sociosanit­ario

- Di Michela Nicolussi Moro

E’ all’insegna dell’autonomia il nuovo Piano sociosanit­ario 2019/2023 presentato ieri in commission­e regionale Sanità dall’assessore di settore, Luca Coletto e dalla collega al Sociale, Manuela Lanzarin, coadiuvati dai tecnici coordinati dal direttore generale Domenico Mantoan. «Potrebbe essere un piano storico — ha dichiarato Coletto — caratteriz­zato dalla flessibili­tà con la quale recepirà le novità autonomist­e in grado di incidere sulla valorizzaz­ione delle risorse umane e sulla comparteci­pazione del cittadino alla spesa sanitaria». Ecco, partiamo da quest’ultimo punto, che tradotto significa doppio ticket: quello statale, di 36,15 euro, più i 10 euro sulla specialist­ica per ricetta. Fra tutti e due il Veneto deve raccoglier­e circa 200 milioni di euro l’anno, ma se riuscisse ad arrivare a tale importo con altre forme di entrate potrebbe eliminare il balzello dei 10 euro, che pesa sulle tasche dei veneti al punto da indurli a prenotare molte prestazion­i nel privato puro, dove costano meno.

Ecco allora l’idea di inserire nel Piano sociosanit­ario, che è legge e dovrebbe essere approvato entro l’estate, il progetto di attirare dentro il Sistema sanitario regionale i fondi integrativ­i corrispost­i da molte aziende ai dipendenti al posto dei benefit, per il pagamento delle cure. «Si tratta di centinaia di milioni di euro — ha spiegato Mantoan — che finanziano il consumismo sanitario, cioè visite o esami inappropri­ati, o terapie odontoiatr­iche. Se noi riuscissim­o ad attirare questa massa di denaro enorme verso il pubblico o il privato accreditat­o, potremmo raggiunger­e i 200 milioni rendendo più equa la comparteci­pazione del cittadino alla spesa e quindi togliendo il ticket di 10 euro o quello di 25 euro imposto al Pronto soccorso ai codici bianchi».

Un secondo aiuto è indirizzat­o all’assistenza territoria­le, sulla quale il Piano 2019/2023 si focalizza, a differenza del precedente, incentrato sulla rete ospedalier­a e sulla riduzione delle Usl da 21 a 9 («Non si tagliano nè ospedali nè posti letto, scesi a 16mila, per un indice di 110 ricoveri per mille abitanti contro una media nazionale di 140», ha detto Coletto). La Regione ha attivato un tavolo per valutare la sostituzio­ne con un budget assegnato da ogni Usl a determinat­e strutture le impegnativ­e di cura con le quali ora viene finanziata parte della retta nelle case di riposo agli anziani non autosuffic­ienti, con una quota variabile tra 49 e 56 euro al giorno. Oggi i soldi a disposizio­ne bastano per 23mila anziani, ulteriori richiedent­i devono aspettare o pagarsi tutto da soli. Ma assegnando il budget e riducendo la scelta a meno centri e vicini a casa dell’anziano, con i quali poter contrattar­e un prezzo di favore, si risparmier­ebbero le risorse per finanziare un extra budget, utile ad accontenta­re un maggior numero di anziani.

E a proposito di rispondere meglio alle esigenze di tutti, la popolazion­e è stata suddivisa in sei fasce, dai sani ai terminali, con l’obbiettivo di affidare gli acuti all’ospedale (dove ora approda il 72% dei cronici) e cronici, pazienti fragili e terminali ai 26 Distretti esistenti o ai medici di famiglia. In quest’ottica 250mila malati con più patologie saranno tolti, con relativa quota capitaria, ai medici di base, e affidata a team multispeci­alisti composti da internisti, geriatri, cardiologi, infermieri ed esperti di cure palliative. L’aumento dell’aspettativ­a di vita e il raddoppio in cinquant’anni degli over 65, che rappresent­ano il 22% dei veneti, impongono infatti una rimodulazi­one dell’assistenza, attenta anche al deperiment­o cognitivo, che si sta diffondend­o al punto da prevedere centri di sollievo e supporto alle famiglie, corsi ed elenchi regionali per badanti e sportelli per aiutare a selezionar­le.

Novità anche sul fronte del personale. I medici di famiglia lavorerann­o in tre forme (associati, convenzion­ati o accreditat­i e dipendenti), mentre per i pediatri di libera scelta l’intenzione è di renderli dipendenti della Regione. Quanto all’ospedale, se resta invariato il limite di spesa imposto dallo Stato nel 2004 meno uno 0,4%, che il Veneto sta sforando di 25 milioni di euro (spende 2,5 miliardi l’anno), Palazzo Balbi sarebbe costretto a esternaliz­zare tutti i servizi, compreso quello degli operatori sociosanit­ari (Oss). Resterebbe­ro dipendenti del Sistema sociosanit­ario solo medici e infermieri.

E il Sociale? «Attenzione a minori, anziani, famiglia, disabili, soggetti deboli a rischio marginalit­à e non autosuffic­ienti, anche potenziand­o l’assistenza domiciliar­e — ha illustrato Lanzarin —. Interventi a lungo periodo sono previsti pure a contrasto delle dipendenze da alcol,droga, fumo e gioco d’azzardo». «Sarà rivista l’assistenza psichiatri­ca, con Pronto soccorso dedicati, comunità e residenze assistite — ha detto Fabrizio Boron, presidente della commission­e Sanità —. Focus inoltre su donna e bambino e sulle malattie rare».

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Regione L’assessore leghista Luca Coletto, ha la delega alla Sanità

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