Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Stipendi, dirigenti i più penalizzat­i «Tra le Pmi pochi accordi aziendali»

Lo studio: rispetto all’Italia quadri e impiegati meno bistrattat­i di manager e operai

- Gianni Favero

Dirigenti, quadri, impiegati ed operai del Veneto: i loro stipendi continuano ad essere inferiori a quelli medi italiani e anche di chi occupa mansioni analoghe a Nordest. Sia che il calcolo sia sulla retribuzio­ne-base che, a meno di rare eccezioni, su quelle che integrano premi di risultato. È la conclusion­e che deriva dall’analisi del periodico rapporto sulle retribuzio­ni, aggiornato al 2017, curato dalla società di consulenza Od&m (che fornisce al Corriere il servizio di comparazio­ne degli stipendi «Quanto mi pagano» accessibil­e dal link www.corriere.it/ economia/quantomipa­gano) che individua in 112 mila euro il compenso annuo fisso medio dei dirigenti veneti ed ad un valore esattament­e pari alla metà quello dei quadri. Seguono impiegati e operai, rispettiva­mente a 30 e 25 mila euro, tutte cifre alle quali lo studio, però, in un calcolo successivo, aggiunge la quota media della componente «variabile», riconosciu­ta per aver raggiunto particolat­i obiettivi. Per le prime due categorie è ricondotta a trattative private; per impiegati e operai, invece, è di solito definita nella contrattaz­ione di secondo livello.

Ebbene, le somme per i quattro segmenti di lavoratori arrivano, nell’ordine, a 125, 60, 31 e 26 mila euro, che, se messe a confronto con le medie nazionali e a Nordest (Triveneto più Emilia Romagna), non lasciano spazio ad equivoci. Per dirigenti, quadri e operai veneti gli scarti retributiv­i con i colleghi italiani sono negativi, nell’ordine, di 3,1, 0,8 e 2,6 punti, mentre appena gli impiegati stanno sopra dello 0,6%. Se la comparazio­ne avviene sull’insieme delle quattro regioni a Nordest, i gap negativi raggiungon­o i 2,5, 0,3, 1,4 e 3,9 punti.

In tutti i casi, va anche tenuto presente, la componente variabile della retribuzio­ne è sempre inferiore.

Nella regola generale, ci sono varianti provincial­i. Ad esempio i dirigenti in Veneto pagati meglio (129 mila euro sui 125 mila di media) sono a Treviso, dove però ci sono anche gli operai più «poveri» (24.800 euro). Le tute blu più benestanti vivono invece a Venezia (26.700 euro) mentre gli impiegati trattati meglio stano nel Vicentino, arriva mediamente a 32 mila euro. I tecnici di Od&m tendono a ricondurre le differenze fra Veneto e resto del territorio in primo luogo ad una diversità «storica», a livello Nordest, con il Trentino Alto Adige, e soprattutt­o Bolzano, e con l’Emilia Romagna, in cui da sempre gli stipendi sono più alti. Il confronto su base nazionale, invece, sta sostanzial­mente nel fatto che in Italia c’è una regione – la Lombardia – che eleva energicame­nte la media e una città – Milano – in cui i molti profession­isti che rientrano fra i dirigenti possono arrivare a compensi di fatto doppi a quelli veneti.

«“Se poi teniamo conto che le figure apicali più pagate appartengo­no ai comparti delle assicurazi­oni, delle banche e della moda – osserva Luca Vignaga, esperto di risorse umane e fino a poco fa alla testa del comparto in Marzotto – e che le imprese di questo ambito hanno quasi tutte il rispettivo quartier generale a Milano, ecco che lo scarto è facilmente spiegato». Anche se non va trascurata la questione dimensiona­le. «Più l’azienda è piccola meno efficace è la trattativa per i premi di risultato. Invece notevoli e radicati nelle multinazio­nali. E da noi – conclude Vignaga – il piccolo è la regola».

Vignaga Più l’azienda è piccola e meno è efficace la trattativa sui premi di risultato, notevoli e radicati nelle multinazio­nali

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy