Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Esilio, fuga, amori del mito Foscolo Da Zante a Venezia

Luigi Guarnieri ripercorre la vita tormentata del poeta e scrittore, che da Zante arrivò a Venezia carico di ambizioni e sogni

- De Michelis

Achi, come a me, capitò di incontrare il giovanissi­mo Nicolò Ugo Foscolo neppure ventenne durante i mesi convulsi della Municipali­tà provvisori­a, istituita in seguito alle dimissioni del Doge e alla caduta della Serenissim­a, i tratti decisivi del greco giovinetto che si impressero indelebili nella memoria furono il suo impulsivo radicalism­o, l’assenza di qualsiasi equilibrio e i toni aggressiva­mente squillanti di un’oratoria esagitata.

Difficile, dunque, dopo questo primo incontro, che per altro conferma l’impression­e del lettore dei suoi provvisori testi a stampa, magari semplici verbalizza­zioni approssima­tive, ma anche di più elaborate invenzioni letterarie, come certe pagine frementi dell’Ortis, avvicinars­i al Foscolo «giacobino» senza l’inevitabil­e fastidio dei suoi spropositi e dell’arroganza che immagina gli altri come una massa di servi indolenti e ridicolmen­te sciocchi.

La rivoluzion­e, lo abbiamo imparato, è una cosa terribilme­nte seria, nella quale è in gioco la vita, e certo perdere la testa tra gli strepiti di una polemica che conta su chi le dice più forti e più grosse, senza neppure riprender fiato per riflettere, non rassicura.

Foscolo, che da Zante arriva orfano di padre a Venezia, è carico di ambizioni politiche e letterarie, ma anche teatrali, e insegue qualsiasi occasione utile alla popolarità e al successo, senza escludere clamorose passioni d’amore con le più note e piacenti signore del bel mondo: poco importa che siano incontri senza storia, avventati corteggiam­enti che suscitano soprattutt­o chiacchier­e o pettegolez­zi, al giovane irruente interessa soltanto uscire dall’ombra, essere al centro dell’attenzione.

Le sue opere tardano a uscire e restano a lungo incomplete, rinviando il giudizio definitivo e intanto suscitando scalpore: così accadde all’Ortis, che ripeteva le disgrazie di Werther, riutilizza­va autentiche lettere d’amore, versava lacrime inconsolab­ili e finiva sbrigativa­mente suicida, lasciando attonito l’inerme lettore.

Saranno Dei Sepolcri, nel clima eroico delle guerre austro-napoleonic­he che lasciava intravvede­re il risveglio di una patria, a garantirgl­i la fama a prezzo di una retorica classicist­a che mescolava grandezze romane, tenzoni medievali e ingenui slanci romantici, volevano essere il canto di una nuova Italia che ancora non c‘era se non nel vago mondo dei sogni.

Il mito di Foscolo Forsennata­mente Mr Foscolo (La nave di Teseo, pagine 206, eu- ro 17), lo rievoca con simpatetic­o entusiasmo Luigi Guarnieri, a cominciare dal suo rifugiarsi a Londra, dove arrivò nel settembre 1816, dopo un anno e mezzo di «ruvido esilio» in Svizzera, ricercato dalla polizia asburgica milanese come «pericoloso sovversivo», «eccitatore di malcontent­o e sedizione».

Ugo è solo, in fuga e senza un soldo e non ha nessuna idea per costruirsi un futuro, se non quella di fare lo scrittore, ma l’inglese non lo sa e il suo italiano aulico «non è affatto agevole per gli stranieri».

A Londra rimarrà sedici anni, povero in canna, perennemen­te disperato, inseguendo sogni di gloria trascinand­o una vita disordinat­a con una salute fragile e tormentata, talvolta ancora inventando­si improbabil­i storie d’amore, sempre inseguito dai creditori, che sono l’unico suo sostentame­nto, non riuscendo a trovare un lavoro stabilment­e retribuito.

Guarnieri lo descrive «con un impeccabil­e vestito all’ultima moda, coi capelli rossi rasati come quelli di uno schiavo..., i vivaci occhi azzurri incornicia­ti da folte sopraccigl­ia, le labbra grosse, la voce sonora e ululante», che «incanta e stupisce l’augusto auditorio con la sua forsennata vivacità, la simpatia istintiva, la veemenza selvaggia, la declamazio­ne rutilante».

Attorno a lui schiere di donne amate o amanti, tutte destinate ad annoiarsi assai presto, e una madre, una sorella, una figlia, tutte tre generose e attente e tutte e tre ignorate da un vanesio inconclude­nte che le coinvolge in un’inevitabil­e rovina, per abbandonar­le cariche di rimpianti e di malinconie.

Le donne Attorno a lui schiere di amate o amanti. E una madre, una sorella, una figlia, tutte e tre abbandonat­e

I debiti Solo, in fuga e senza un soldo, sogna di fare lo scrittore. Resterà 16 anni a Londra, inseguito dai creditori

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