Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bisoli e il calcio in subbuglio «Il Padova andrebbe premiato»

L’allenatore ricorda il crac del «suo» Cesena: grande dolore, ma è giusto

- Dimitri Canello

Il primo pensiero lo dedica al suo Cesena, che ha ammainato bandiera bianca sparendo dal calcio profession­istico dopo anni di gestioni dissennate. Cesena, non una piazza qualunque, per Pierpaolo Bisoli rappresent­a l’El Dorado calcistico, un club con cui ha conquistat­o tre promozioni e che ne ha segnato in modo indelebile la carriera. E che avrebbe ritrovato quest’anno in Serie B, se non si fosse abbattuta la mannaia della Covisoc, che ha escluso i romagnoli assieme a Bari ed Avellino. Un’ecatombe senza precedenti, che fa riflettere pure Bisoli: «È un grande dolore per me assistere a quello che è successo nelle ultime settimane – evidenzia l’allenatore del Padova – Cesena come tutti sapete per me rappresent­a qualcosa di imparagona­bile considerat­i i risultati che ho ottenuto alla guida di questa squadra. Dispiace tantissimo, è come se fosse mancato un familiare, ma allo stesso tempo è ora che il calcio cominci a potare i rami secchi. Le società che non rispettano i parametri e che non rispettano i regolament­i, dispiace dirlo, ma vanno tagliate. Vanno premiate le società come il Padova, che tengono i conti in ordine e, prima di fare ogni operazione, la ponderano con attenzione, per capire se possono farla o meno. Sono rimasto alla guida di questa squadra perché amo questi colori e sono perfettame­nte consapevol­e di quello che ci aspetta nel prossimo campionato».

Eppure, nonostante il budget non permetta certo i salti mortali, Bisoli promuove a pieni voti la politica societaria. Sono arrivati due suoi fedelissim­i (Della Rocca e Capelli) e tanti giovani, fra cui spicca Federico Bonazzoli, uno che Roberto Mancini ai tempi dell’Inter definì un predestina­to: «Non dobbiamo mettergli pressione – taglia corto il nocchiero di viale Rocco – sta lavorando assieme a noi e si sta calando nella nuova realtà. È ancora lontano da quello che gli stiamo chiedendo, ma bisogna avere pazienza e non caricarlo di eccessive pressioni. Gliel’ho detto io e gliel’hanno detto anche i compagni di squadra. Si metterà presto al pari, ma ripeto che serve puntare le luci dei riflettori altrove in questo momento. Della Rocca e Capelli li ho voluti io, perché so che persone sono prima di che cosa possono dare sul campo, perché conoscono i miei metodi di lavoro e si possono inserire nel gruppo senza problemi. Lo stanno già facendo, anche se hanno un po’ dimenticat­o che serve prima di tutto il sacrificio quando si lavora con me. È la prima cosa che perdi quando stai fuori un po’ oppure non gioca con continuità assoluta».

Oggi alle 16.30 il primo test contro una rappresent­ativa locale, mentre sono ben definite anche in ritiro le gerarchie del gruppo, con Chinellato, Mandorlini, Russo, Bindi, Favaro, De Cenco e Candido che svolgono la parte atletica con i compagni e poi si allenano in modo differenzi­ato rispetto ai compagni. A proposito del portiere biancoscud­ato Bindi: il Pordenone sembra voler stringere i tempi, le parti stanno trattando e la fumata bianca sembra vicina. Per tutti gli altri l’impression­e è che si dovrà attendere, compreso per Chinellato, che non ha accettato la Viterbese.

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(foto Padova Calcio) In ritiro Il presidente Roberto Bonetto ha fatto ieri visita alla squadra

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