Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
SENTINELLE PER GLI ANZIANI
Il dramma della solitudine, il dolore della dimenticanza, l’anonimato come cifra di vita. La vicenda della morte di Cristina Frattini - trovata mummificata nella sua casa - ha scosso molti, a Verona e non solo. E questa fine silente ha riproposto la drammatica questione di come spesso e sempre maggiormente i nostri anziani siano i più dimenticati. Si ricordano negli ultimi anni la vicenda del defunto invisibile a Valli del Pasubio, nel Vicentino, e del professor Baschetti, in quel di Venezia. Tanto più in una società che ha nell’invecchiamento dei propri abitanti una delle sue caratteristiche peculiari. Complici, da un lato, l’agognato prolungamento dell’età media, visto il miglioramento degli stili di vita. Dall’altro, un declino demografico sotto gli occhi di tutti. Un cortocircuito che si ispessisce nella vita dimenticata, afona e senza legami che tanti anziani conducono nei nostri centri urbani. La vicenda di Verona, dunque, mette ancora una volta sotto i riflettori la cura delle generazioni più in là con gli anni. E questo è un nodo sul quale si dovrà decidere quale tipo di società vogliamo. Una società modello-Giappone, dove il governo investe miliardi di yen nella ricerca in maniera da avere già a disposizione prototipi di robot che cureranno (anzi, lo stanno già iniziando a fare) i nostri anziani, arrivando a interloquire grazie allo studio dell’iride - con le persone non più autosufficienti?
Cosicché ansia, fame, sete, bisogni corporali, tutto viene interpretato grazie a un’intelligenza artificiale che però pone interrogativi etici di non poco conto. Oppure provare qualche altra strada nuova. Per esempio qualcosa è in sperimentazione nel Bellunese. In Francia la proposta è più estesa. In sintesi: i postini non consegnano solo la corrispondenza, ma fungono da sentinelle sociali (le cronache li hanno etichettato come «badanti»). Perché non c’è una rete capillare così estesa come il servizio di portalettere (nemmeno le parrocchie lo sono più, ormai, in quest’era postcristiana), una presenza che fu ben compresa dal management delle Poste, che anni fa trasformò gli sportelli dell’ex Poste e telegrafo in moderni servizi finanziari prossimi alle case. Allora, perché non provare con coraggio e lungimiranza ad estendere questo servizio sociale anche nelle nostre città? Si potrebbe prendere come campione di esperimento una città medio-grande della nostra Regione. E vedere l’effetto che fa un postino che con una certa regolarità visita l’anziano o l’anziana sola. Cosicché non capitino più tragedie dell’isolamento anonimo come quelle di Borgo Roma o Valli di Pasubio. E ancora più radicalmente: perché non sperimentare con maggior convinzione (anche fiscale: i Comuni di tasse sulla casa ne sanno qualcosa e su vari aspetti rifiuti, bollette, imposte varie - possono intervenire…) soluzioni di quelle «nuove politiche dell’abitare» che uno studioso del welfare come Johnny Dotti propone da tempo (anziani e studenti sotto lo stesso tetto, spazi abitativi in comune lavanderie, sale gioco, sale studio…?). Molti costruttori edili possono testimoniarlo: soluzioni innovative di abitazioni con spazi comuni, in cui anche l’anziano trova il suo ubi consistam, sono economicamente redditizie in un momento in cui il settore del mattone annaspa. Insomma, se vale il detto «volere è potere», la politica può sperimentare strade nuove. Che abbiano il bene comune dei più fragili come traguardo.