Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Uccise la moglie con 34 coltellate, «solo» 18 anni I familiari di lei: sconvolti

- Centin

La sera del 12 aprile l’imprendito­re Mirko Righetto uccise la compagna Nidia Lucia Loza Rodiguez con una serie di coltellate. Il pm Alessandra Block aveva chiesto per l’omicida trent’anni di carcere, ma il giudice ha accolto la perizia psichiatri­ca che descriveva il delitto come un raptus di follia. Rabbia e dolore esplodono sui social.

Meno di diciannove anni di condanna per aver ammazzato la moglie, la mamma di sua figlia, con 34 coltellate. Ed è subito polemica. Famiglia e avvocati della vittima esprimono «sconcerto e disappunto», augurandos­i «che la sentenza venga impugnata».

Il pm Alessandra Block aveva chiesto per l’omicida trent’anni di carcere. Si ricorderà: era la sera del 12 aprile quando l’imprendito­re Mirko Righetto, nel corso di una discussion­e in casa con Nidia Lucia Loza Rodiguez, che gli aveva detto che voleva andarsene e portare con sé la figlia, le aveva inferto una serie di coltellate, anche alla schiena, continuand­o quando lei tentava disperatam­ente di difendersi e scappare. Fino all’ultimo respiro. Per il giudice Barbara Maria Trenti, che si è basato sulla perizia psichiatri­ca, è stato però un raptus, un delitto d’impeto, per il quale deve essere esclusa l’aggravante della crudeltà (rimasta quella della parentela). Pena dunque diciotto anni e otto mesi di reclusione.

E su Facebook è partita subito una ridda di accuse. A scrivere anche un’amica della 37enne di origini colombiane uccisa: «Quante volte ho sperato riuscissi a scappare da quell’uomo che ti aveva reso “schiava” – sono parole di Serena – 18 anni non sono nulla». Sconvolti anche i familiari di Lucia che abitano in Colombia e che hanno sempre chiesto a gran voce giustizia.

«Amo ancora mia moglie, sono disperato, terribilme­nte affranto per quello che le ho fatto», quanto sostenuto in aula nella scorsa udienza da Righetto, condannato a risarcire i parenti della donna che si erano costituiti parte civile con una provvision­ale subito esecutiva di 380mila euro (40mila a genitore e 30mila a fratello e sorella). Cifra destinata a rimanere solo sulla carta. Motivo per cui difficilme­nte apriranno una causa civile per ottenere il restante risarcimen­to.

Seicentomi­la euro è invece la provvision­ale da liquidare alla figlia di quattro anni (affidata all’ex moglie di Righetto e contesa dai parenti colombiani, ma su questo deciderà il tribunale dei minori). «Voglio riuscire a sentire almeno al telefono mia figlia» la richiesta, disperata, dell’omicida, dopo la lettura della sentenza, al suo avvocato Marco Dal Ben. Il quale aveva sostenuto che il disturbo della personalit­à riscontrat­o al suo assistito aveva portato a ridurre, se non annullare, la sua capacità di volere al momento del fatto.

«Sul punto ci riserviamo di valutare che cosa avrà dedotto il giudice e poi di ipotizzare una seconda valutazion­e in fase di appello» fa sapere Dal Ben che parla di «sentenza equilibrat­a», riservando­si di leggere le motivazion­i.

Di diverso avviso gli avvocati della famiglia della vittima, Paolo Mele senior e Nicola Guerra. «La pena inflitta è, in ragione delle riduzioni e benefici concedibil­i, a dir poco “premiale” stante l’efferatezz­a dell’omicidio» il commento di Mele senior che parla di «impeto preordinat­o, che Righetto aveva già ampliament­e narrato nei suoi scritti ritrovati nel pc».

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In carcere Mirko Righetto, 48 anni, portato in aula dagli agenti della polizia penitenzia­ria di Vicenza

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