Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Asco, ora si apre il fronte dei recessi La soglia-chiave del 38% e il nodo F2i
Il presidente: «Soddisfatti per il nuovo statuto». I contrari preparano l’uscita
Per una maggioranza risicata che ha portato a casa il nuovo statuto, ce ne potrebbe essere una un po’ più sostanziosa che rimarrà ancorata alla galassia Asco, nonostante le turbolenze e le polemiche, garantendo quindi il completamento di un’operazione che oggi – stando ai meri calcoli numerici rischia di sfuggire di mano.
Trapela una cauta fiducia dai vertici di Asco Holding dopo la spaccatura dei sindaci in assemblea, fra i fedelissimi che hanno sostenuto la modifica dello statuto (passata con il 54,5%: il rimanente 45,5% potrebbe esercitare il diritto di recesso) e i ribelli pronti a vendere le loro quote, ma la divisione ha ancora tratti incerti: l’obiettivo è far rientrare i contrari sotto il 38%, la soglia che la holding ha la possibilità di liquidare (pari a 210 milioni). Altrimenti, tutto da rifare.
In assemblea il presidente Giorgio Della Giustina, ha informato i soci (ma solo dopo le pressanti richieste dei leader del fronte civico, Trevignano e Spresiano) di una manifestazione di interesse del fondo F2i, la maggiore Sgr italiana nel settore delle infrastrutture. Nelle sei pagine inviate da F2i emerge la volontà di creare un colosso del gas, acquisendo le azioni in dismissione a più dei 3,75 euro previsti dalla perizia, ovvero ciò che la Holding pagherebbe a chi lascerà la società. Una carta pesante.
Subito dopo il voto si sono riuniti i vertici della società: «Il Cda è soddisfatto dell’esito dell’assemblea e dell’approvazione del nuovo statuto, attendiamo i prossimi 15 giorni per valutare l’entità di eventuali recessi», ha fatto sapere il presidente. Sulla manifestazione di interesse di F2i, Della Giustina prende tempo, l’intenzione è di tenerla separata dalla questione dello statuto e della vendita delle azioni, o trattarla successivamente. «Sarà valutata e tenuta in considerazione nei modi e nei tempi opportuni», ha comunicato.
Intanto il titolo Ascopiave ieri ha chiuso a 2,86 euro, in leggero ribasso sull’apertura a 2,90; il 26 giugno, un mese fa, Ascopiave chiudeva in borsa a 3,04 euro.
I numeri sono l’elemento chiave, anche se non vanno considerati definitivi. Lunedì hanno votato a favore del nuovo statuto 49 sindaci su 77; contro hanno votato 17 soci, con quote pari al 25,7% del capitale; si sono astenuti in 10 (10,2%); gli assenti erano 16, il 9,5%. È dato per acquisito che la maggior parte dei contrari procederà con il diritto di recesso, cedendo le quote in parte o totalmente, in cambio di una liquidazione cash o di azioni Ascopiave. Sul restante 19,7% (astenuti più assenti) ci sono buone possibilità di rientro, ma si pone un tema squisitamente politico. La Lega (con due sindaci Pd) ha portato a casa il risultato, nonostante qualche assenza o astensione «non programmata» nel centrosinistra e fra i civici: Asco è gestita col manuale Cencelli e ora potrebbe profilarsi una resa dei conti.
I Comuni che sceglieranno di recedere dovranno deliberare entro il 13 agosto. «I tempi sono molto stretti ma ormai il dado è tratto, proporremo di esercitare il diritto di recesso in cambio di azioni Ascopiave – spiega Ruggero Feltrin (Trevignano) -. Rispondiamo ai cittadini e alla Corte dei Conti, qualcun altro ha dimenticato che si tratta di una società a partecipazione pubblica. Ascopiave non ha una dimensione sufficiente per le sfide del mercato o per affrontare Eni o Hera nelle gare d’ambito». Anche Caerano chiederà azioni Ascopiave «e una parte di liquidazione in denaro – dice il sindaco Chiara Mazzocato - decideremo in quali proporzioni quando ci sarà un quadro più chiaro. Sempre che la delibera di lunedì o quelle dello scorso anno, su cui sono ancora pendenti i ricorsi al Consiglio di Stato, non vengano impugnate».
L’assemblea si era chiusa fra la rabbia. «Un insulto per il territorio, il presidente voleva tenerci nascosta l’offerta di F2i – si arrabbia Marco Della Pietra (Spresiano) -. Ai sindaci spetta l’attività di controllo ma ci sono colleghi sotto scacco della politica». E sulle quote? «Potrei chiedere il recesso totale in cambio di azioni di Ascopiave, oppure mantenere lo 0,1% nella holding».
L’esito dell’operazione dipende quindi in larga parte dalla posizione che assumeranno gli astenuti e i non votanti, ma il caso San Biagio di Callalta, socio fondatore con il 2,2% delle quote, è emblematico: «Abbiamo un contenzioso in essere, il nostro non voto è frutto di una dinamica squisitamente tecnica – spiega il sindaco Alberto Cappelletto -. Ne parlerò con la maggioranza ma credo che la salvaguardia del patrimonio della collettività sia importante. Manterremo la nostra partecipazione, che porta benefici e dividendi fondamentali per garantire i servizi ai cittadini».