Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cortina, finisce in manette ex senatore russo

Il blitz ieri in un hotel. Ma il caso è un giallo

- Giacomo Costa

Dmitry Krivitskiy è accusato in patria di corruzione, per questo su di lui pende un mandato di cattura internazio­nale, eseguito lunedì dalla polizia italiana a Cortina, dove il politico soggiornav­a in albergo. I suoi avvocati però sostengono che dietro alle accuse ci sia una vendetta politica: «Si oppose all’intervento militare russo in Ucraina, per questo viene perseguita­to». Oggi il caso sarà discusso a Venezia

Si era rifugiato a Cortina, nel cuore delle Dolomiti, quasi fosse un turista qualsiasi, ma la lunga mano della giustizia internazio­nale l’ha raggiunto persino tra le montagne venete, dopo averlo mancato in Francia e, ovviamente, nella sua Russia. L’ex senatore della Federazion­e Russa Dmitry Krivitskiy lunedì è stato arrestato sul suolo italiano, la polizia di Stato l’ha raggiunto in albergo e oggi, a Venezia, il suo caso sarà discusso davanti alla procura generale.

Su Krivitskiy pende un mandato di arresto dell’Interpol ormai da oltre un anno, ovvero da quando la corte distrettua­le di Novgorod l’ha formalment­e accusato di aver ricevuto nel 2012, attraverso un intermedia­rio, una mazzetta di 15 milioni di rubli (ovvero 203.761 euro circa) per favorire alcune imprese in un appalto di costruzion­e e manutenzio­ne stradale. Prima ancora sarebbe stato implicato in un ampio giro di tangenti. La decisione delle autorità russe era arrivata quando Krivitsky aveva già lasciato il suo incarico – e il suo Paese – e fino a questa settimana il politico era riuscito ad evitare l’arresto grazie alla protezione della Francia. Del tutto diversa la versione fornita dai suoi legali italiani, gli avvocati Mauro Anetrini, Anna Paola Klinger e Giambattis­ta Zatti: «Dmitry Krivitskiy si trovava regolarmen­te sul territorio italiano, dove credeva di essere al sicuro dalla persecuzio­ne politica di cui è oggetto da quando aveva espresso voto contrario alle operazioni militari in Ucraina, ritenendol­e illegittim­e e del tutto ingiustifi­cate», spiega Anetrini. Sarebbe quindi un dissidente, un oppositore del governo di Vladimir Putin e per questo si sarebbe visto accusare di tangenti, un modo come un altro per eliminarlo dallo scacchiere politico. Almeno, questo è quanto gli avvocati hanno letto sulla richiesta di asilo inoltrata al governo francese, che ospitava Krivitskiy e che il prossimo novembre avrebbe dovuto decidere se concedergl­i lo status di rifugiato politico. Intanto, comunque, Krivitskiy godeva di un permesso di libera circolazio­ne. C’è poi una terza lettura, ricavata dall’osservator­io sui crimini internazio­nali e di guerra, un portale in lingua ucraina che al contrario indica il politico come uno dei maggiori sostenitor­i dell’intervento militare sul suolo ucraino, anche in virtù del suo ruolo nella commission­e affari esteri, e lo bolla quindi come responsabi­le della violazione del trattato del 1999 «sulla amicizia, cooperazio­ne e partenaria­to tra la Federazion­e Russa e l’ucraina». Tutto e il contrario di tutto, insomma. «Quando si parla di Russia, Ucraina e Crimea non esistono fonti affidabili, su nessun fronte - spiega l’ex senatore Marco Perduca del Partito Radicale Internazio­nale, da sempre attento alle questioni che riguardano i territori dell’ex Urss - Va comunque sottolinea­to come le liste “nere” dell’Interpol non siano soggette ad alcun controllo sovranazio­nale, ogni governo può inserirci i nomi che preferisce, sicuro che quando le forze dell’ordine degli altri Paesi individuer­anno il latitante faranno il lavoro per lui». Ed è esattament­e questo il meccanismo che ha portato all’arresto di Krivitskiy, secondo il presidente del consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti, in ottimi rapporti con la Federazion­e: «A luglio e ad agosto moltissimi russi scelgono Cortina, forse l’ex senatore aveva ancora qualche contatto. Certo che, non appena il suo passaporto è stato registrato in albergo, è scattata la segnalazio­ne alla questura». A Cortina, poi, le maglie delle forze dell’ordine sono particolar­mente strette: «Polizia, carabinier­i e guardia di finanza controllan­o a tappeto il nostro territorio - assicura il sindaco Gianpietro Ghedina - Non è raro che in questa maniera vengano individuat­i e arrestati latitanti internazio­nali».

Quale sia la verità dietro le accuse a Krivitskiy , comunque, non è ancora chiaro, così come risulta in dubbio il motivo della sua presenza in Italia. Forse proprio l’udienza di stamattina a Venezia, dove gli avvocati chiederann­o di negare l’estradizio­ne e, forse, avanzerann­o la richiesta di asilo, potrà diradare certe perplessit­à. Ma Perduca avverte: «Non sarebbe la prima volta che i mandati internazio­nali diventano lo strumento per eliminare personaggi scomodi».

” Perduca (Radicali) Sulle liste Interpol non c’è alcun controllo

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