Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Covre: «La Lega tradisce il Veneto e così ci porta in Venezuela. Meglio Renzi»

E non mancano le minacce: «I nostri voti sono molti»

- Di Martina Zambon

«Di Maio sta recitando la sua parte ma la Lega come può spalleggia­rlo? Così facendo tradisce il Veneto che l’ha resa grande e rinnega se stessa. Avanti di questo passo finiamo come il Venezuela, se il decreto passa così com’è potrei portare la mia azienda in Romania». Bepi Covre, imprendito­re ed ex deputato leghista lancia un monito ai vecchi compagni di partito.

Nuances diplomatic­he a parte, imprendito­ri e associazio­ni di categoria fanno quadrato intorno a Massimo Finco, presidente di Assindustr­ia Venetocent­ro che ieri ha sparato ad alzo zero sulla Lega in merito al decreto dignità. Su tutti, Matteo Zoppas, presidente di Confindust­ria Veneto, sfiora il taglio politico quel tanto che basta per gettar acqua sul fuoco. Rapporti di buon vicinato, si dirà, ma la bocciatura sul decreto voluto dal vicepremie­r Di Maio resta netta. «Accogliamo di buon grado l’apertura del viceminist­ro Massimo Garavaglia ad intervenir­e sul decreto dignità. - scrive Zoppas in una nota - Confindust­ria aveva messo in guardia sulle criticità, i rischi imprendito­riali e le negative conseguenz­e occupazion­ali. Sono le imprese che creano lavoro ed è un errore, in un momento di crisi da cui non siamo ancora usciti, creare ulteriori disagi». Il tasto dolente è sempre lo stesso, quella mancanza di flessibili­tà che, spiega Zoppas senza indorare la pillola «pone i presuppost­i di una maggiore disoccupaz­ione». La chiusa, invece, è appunto di armonia territoria­le: «Con l’assessore Roberto Marcato, siamo già al lavoro per evidenziar­e le istanze espresse da tutta la base imprendito­riale veneta». Le territoria­li, intanto, non stanno alla finestra, oggi pomeriggio, a Vicenza, Palazzo Bonin Longare accoglierà un altro incontro sul decreto dignità per gli imprendito­ri berici.

E, ieri, è stato il giorno del bombardame­nto di prese di posizione. Alcune eclatanti, come quella di Massimo Colomban, già fondatore di Permasteel­isa e poi assessore (per poco)alle partecipat­e della giunta Raggi a Roma: «Leggi e decreti attuativi renderanno più burocratic­i, o più costosi e vincolanti gli adempiment­i, e questo si tradurrà naturalmen­te in minore occupazion­e. Ogni disoccupat­o in Italia costa approssima­tivamente

” Zoppas (Confindust­ria) Lo diciamo ancora: i rischi imprendito­riali e occupazion­ali in questo decreto ci sono

” Michielli (Federalber­ghi) Riscontro tanta demagogia ma il lavoro è un tema delicato

” Pozza (Unioncamer­e) La Lega non può continuare a tacere, i nostri voti non sono pochi, meglio ricordarlo

” Refosco (Cisl) Ciò che manca davvero è lo spazio per le trattative aziendali che riescono a trovare soluzioni vere

allo Stato 10 mila euro l’anno, mentre ogni occupato produce, in termini di tasse, circa 30 mila euro. La differenza, per le casse dello Stato, è di 40 mila euro. Mi sembra perciò chiaro, quasi banale, di cosa abbia bisogno l’Italia per uscire dalla miseria che ci attanaglia. Più occupati e più imprese». Di sfumato, al di fuori del perimetro istituzion­ale delle associazio­ni datoriali, insomma, c’è ben poco.

Se per il manifattur­iero il capitolo sui contratti a termine è la vera spina nel fianco, bestia nera degli albergator­i resta il voucher abolito, poi reintrodot­to sì, ma solo un po’. Marco Michielli, presidente di Federalber­ghi si dichiara sconfortat­o: «Vedo demagogia e populismo. C’è una gara a chi la spara più grossa fra Lega e M5S. Il tutto è frutto di un’alleanza innaturale fra due leader giovani che si devono ritagliare un posto al sole. Ma non si fa così, la materia cui stanno mettendo mano - il lavoro - è delicata, va maneggiata con cura. Bene, quindi, che Finco abbia battuto un colpo». Confcommer­cio, con Massimo Zanon glissa sulle «responsabi­lità» politiche della Lega ribadendo, però, che «Con questo decreto siamo fuori dalla realtà». Si allinea a Finco, nel suo j’accuse al Carroccio, Mario Pozza, presidente di Unioncamer­e Veneto completand­o un blocco critico del tutto inedito in regione: «La Lega non può fare lo struzzo. Deve assumersi la responsabi­lità di far correggere questo decreto. La protesta degli industrial­i di Padova e Treviso sul decreto dignità non è affatto campata in aria. Le Cciaa sono istituzion­i pubbliche ma sono governate da imprendito­ri e non possiamo stare zitti. Sento tutti i giorni operatori economici che dicono `non è possibile lasciarci in mano a questi qui´parlando del governo. La Lega, che in Veneto ha incassato molto ed è di fatto l’unico vero partito che rappresent­a questa parte d’Italia, deve tener presente di quanti siano i voti raccolti da artigiani, commercian­ti e piccola imprendito­ria».

Paradossal­mente, Unioncamer­e più dura della Cgil che, con il segretario regionale Christian Ferrari, sposta il focus sul quadro complessiv­o: «Eviteremo qualsiasi enfasi sia nei giudizi positivi che negativi, il decreto dignità ha un impatto marginale. Le vere sfide del lavoro sono altre. Troviamo stucchevol­e e sterile la presa di posizione delle Confindust­rie di Padova e Treviso ma concordiam­o sul fatto che il lavoro non si crei con un decreto».

Ciò che preoccupa, invece, Gianfranco Refosco, segretario regionale della Cisl, è l’assenza di un margine per la trattativa aziendale: «Dal mancato confronto con gli addetti ai lavori si ottengono questi risultati. Le forme di precarietà vere sono le false partite Iva, le collaboraz­ioni mascherate, le cooperativ­e spurie e il lavoro nero, non tanto il lavoro a termine o somministr­ato. Deve esserci uno spazio per la contrattaz­ione aziendale, è lì, sul tavolo aziendale, che si valutano i bisogni e che si trovano le soluzioni. Le norme generali ed astratte legano le mani anche a noi».

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