Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Intoppi dal Milleproro­ghe? Le Bcc venete in guardia

Il governo ha posticipat­o il termine per le aggregazio­ni. «Attenzione a effetti a cascata»

- G.F.

Le modifiche alla normativa in materia di riforma del sistema del Credito Cooperativ­o annunciate dal presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, durante la presentazi­one del «Decreto Milleproro­ghe», contengono elementi interessan­ti e potenzialm­ente positivi. Ma «intervenir­e con misure dall’aspetto semplici quando non si è ancora assestato un meccanismo complesso, rischia di produrre effetti a cascata che semplici potrebbero non essere». È la preoccupaz­ione espressa ieri da Ilario Novella, presidente della Federazion­e veneta delle Bcc, commentand­o l’intervento governativ­o che allunga, fra gli altri punti, da 90 a 180 giorni, il termine per l’adesione degli istituti al «contratto di coesione» per dar vita ai gruppi nazionali previsti dal ridisegno concepito dall’esecutivo di Matteo Renzi.

Per il Veneto va ricordato che il percorso si era sviluppato originando una spaccatura nel sistema delle Bcc, la quale aveva originato un gruppo di 13 istituti decisi ad unirsi all’aggregazio­ne romana Iccrea ed un secondo, di altre nove banche, che avevano invece scelto la struttura guidata da Cassa Centrale Banca, di Trento. In entrambi i fronti, è bene evidenziar­e, le novità anticipate martedì dal premier Conte hanno generato opinioni sostanzial­mente simili. Probabilme­nte perché accomunate dalla convinzion­e che, con o senza «riforma della riforma», almeno sulla carta gli effetti non modificher­anno un granché lo scenario che si va profilando. «In sede di conversion­e del Milleproro­ghe – raccomanda in ogni caso Novella – è importante che i lavori parlamenta­ri siano svolti con la massima attenzione. Le bocce sono ancora in movimento, anche un sassolino sulla pista può alterare percorsi e dinamiche del sistema complessiv­o. I nostri uffici stanno lavorando per cercare di comprender­e chiarament­e la nuova normativa ed intercetta­re in tempo eventuali rischi di intoppi». Anche se la normativa, fanno notare osservator­i del campo Ccb, oggi come oggi è di fatto ancora una bozza in entrata al Consiglio dei Ministri.

La versione conclusiva, dunque, non è nota e ragionarci adesso potrebbe essere inutile. Comunque sia, se il progetto che si insegue da mesi è quello di partire il 1 gennaio 2019 con il nuovo assetto, cioè con l’adesione formale ed operativa completa di ciascun istituto ad una capogruppo, l’allungamen­to dei tempi utili per convocare le assemblee straordina­rie per il voto definitivo potrebbe non spostare una virgola, almeno in Veneto. «Avevamo a grandi linee immaginato di svolgere le assemblee a ottobre – spiegano i tecnici di area Ccb – e adesso sappiamo che si può procedere con più calma. Ma se ci si impegna a chiuderle anche entro dicembre, ecco che il 1 gennaio potremmo essere ugualmente pronti». Anche il tema della maggiore autonomia in capo alle Bcc soggette ad una capogruppo pare in Veneto piuttosto ininfluent­e. «C’è già un criterio che riconosce più libertà di manovra alle banche più virtuose secondo una classifica­zione in tre segmenti e quasi tutte le nostre possono essere annoverate fra quelle che hanno semaforo verde».

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