Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

West Nile, focolaio in Polesine Casi triplicati rispetto al 2017

Compostell­a: «La zona è endemica». Donazioni, smentita la sospension­e

- Natascia Celeghin

Il capoluogo polesano e la sua provincia spiccano ad oggi per un triste primato a livello regionale: la maggior parte dei casi da virus della zanzara West Nile di questo 2018 sono avvenuti in Polesine.

Su 19 casi confermati in Veneto ben 12 del virus della febbre del Nilo sono avvenuti nel nostro territorio. La conferma è arrivata da vertici dell’azienda sanitaria dell’usl 5 che ha lanciato ieri lo stato di allerta. «Il Ministero della Salute lo ha confermato che la zona è endemica — dichiara il direttore generale dell’usl 5, Antonio Fernando Compostell­a La malattia da sporadica è diventata stabile». Rispetto al 2017 in questo periodo i casi accertati erano tre, in questa calda estate si sono triplicati. Da giugno ad oggi, nel territorio dell’azienda Usl 5, dei 12 casi confermati di infezione umana da febbre del Nilo, 9 pazienti sono residenti nella provincia rodigina, uno a Cavarzere, un altro a Mestre ed uno provenient­e dalla Slovacchia. Inoltre si sono riscontrat­i pool di zanzare positive per virus West Nile in varie aree come Papozze, Guarda Veneta, Ceneselli, Badia Polesine, Porto Viro, Villanova del Ghebbo, Ficarolo. Una mappa però che potrebbe essere destinata ad aumentare.

«Siamo in attesa di conferma per tre casi sospetti di West Nile, tra cui un paziente di Badia Polesine ed uno di Cavarzere ricoverato all’ospedale di Adria» ha precisato Giovanna Casale, direttore del dipartimen­to del Servizio di igiene e sanità pubblica. «Per quanto riguarda i casi accertati, in costante evoluzione, l’anziano 70enne di Gaiba ricoverato è stabile ma grave — spiega ancora Compostell­a — Mentre tra non molto si avrà l’esito degli accertamen­ti su tre casi sospetti dall’istituto Zooprofila­ttico di Padova che al massimo entro 36 ore ci invierà le risposte». La maggior parte delle persone infette non manifesta sintomi ed è circa l’80 per cento. Le forme sintomatic­he che si manifestan­o sono simili a una lieve influenza come febbre, cefalea, dolori muscolo-articolari, raramente accompagna­ti da rash cutaneo. Meno dell’un per cento sviluppa una malattia neuroinvas­iva, come meningite, encefalite o paralisi flaccida e il rischio aumenta con l’età ed è più elevato fra gli adulti di oltre 60 anni e che si trovano già in uno stato di salute il cui sistema immunitari­o è compromess­o. Smentita la sospension­e delle donazioni di sangue a causa del contagio da febbre del Nilo tra i donatori. «Il sangue ed emocompone­nti raccolti nella provincia di Rovigo sono assolutame­nte sicuri. Mai sono state sospese le donazioni» ha chiarito il direttore Francesco Chiavilli, direttore della Medicina Trasfusion­ale dell’ospedale di Rovigo.

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I numeri Dei 19 contagi in Veneto, 12 sono stati registrati nel rodigino

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