Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
West Nile, focolaio in Polesine Casi triplicati rispetto al 2017
Compostella: «La zona è endemica». Donazioni, smentita la sospensione
Il capoluogo polesano e la sua provincia spiccano ad oggi per un triste primato a livello regionale: la maggior parte dei casi da virus della zanzara West Nile di questo 2018 sono avvenuti in Polesine.
Su 19 casi confermati in Veneto ben 12 del virus della febbre del Nilo sono avvenuti nel nostro territorio. La conferma è arrivata da vertici dell’azienda sanitaria dell’usl 5 che ha lanciato ieri lo stato di allerta. «Il Ministero della Salute lo ha confermato che la zona è endemica — dichiara il direttore generale dell’usl 5, Antonio Fernando Compostella La malattia da sporadica è diventata stabile». Rispetto al 2017 in questo periodo i casi accertati erano tre, in questa calda estate si sono triplicati. Da giugno ad oggi, nel territorio dell’azienda Usl 5, dei 12 casi confermati di infezione umana da febbre del Nilo, 9 pazienti sono residenti nella provincia rodigina, uno a Cavarzere, un altro a Mestre ed uno proveniente dalla Slovacchia. Inoltre si sono riscontrati pool di zanzare positive per virus West Nile in varie aree come Papozze, Guarda Veneta, Ceneselli, Badia Polesine, Porto Viro, Villanova del Ghebbo, Ficarolo. Una mappa però che potrebbe essere destinata ad aumentare.
«Siamo in attesa di conferma per tre casi sospetti di West Nile, tra cui un paziente di Badia Polesine ed uno di Cavarzere ricoverato all’ospedale di Adria» ha precisato Giovanna Casale, direttore del dipartimento del Servizio di igiene e sanità pubblica. «Per quanto riguarda i casi accertati, in costante evoluzione, l’anziano 70enne di Gaiba ricoverato è stabile ma grave — spiega ancora Compostella — Mentre tra non molto si avrà l’esito degli accertamenti su tre casi sospetti dall’istituto Zooprofilattico di Padova che al massimo entro 36 ore ci invierà le risposte». La maggior parte delle persone infette non manifesta sintomi ed è circa l’80 per cento. Le forme sintomatiche che si manifestano sono simili a una lieve influenza come febbre, cefalea, dolori muscolo-articolari, raramente accompagnati da rash cutaneo. Meno dell’un per cento sviluppa una malattia neuroinvasiva, come meningite, encefalite o paralisi flaccida e il rischio aumenta con l’età ed è più elevato fra gli adulti di oltre 60 anni e che si trovano già in uno stato di salute il cui sistema immunitario è compromesso. Smentita la sospensione delle donazioni di sangue a causa del contagio da febbre del Nilo tra i donatori. «Il sangue ed emocomponenti raccolti nella provincia di Rovigo sono assolutamente sicuri. Mai sono state sospese le donazioni» ha chiarito il direttore Francesco Chiavilli, direttore della Medicina Trasfusionale dell’ospedale di Rovigo.