Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Salvi e Arlati, i due volti dell’arte
Cortina, alla Galleria Contini le auto gioiose dell’attore e le «bandiere incomplete»
Cattedrali di macchine e iconiche bandiere, strizzando l’occhio un po’ all’arte Pop e un po’ al Dadaismo. È una doppia personale all’insegna del colore e dell’ironia quella allestita alla Galleria d’arte Contini a Cortina d’ampezzo fino al 9 settembre - già aperta da un paio di giorni ma che avrà inaugurazione ufficiale il 18 agosto che vede protagonisti Francesco Salvi e Mario Arlati con una trentina di creazioni ognuno, due autori accomunati dal forte impatto espressivo e non solo: «La genialità e l’amicizia che li lega - racconta il gallerista Stefano Contini - li fa in qualche modo assomigliare nella loro arte, che esprime la gioia della vita. Queste due mostre sono un’esplosione di creatività». Il nome di Salvi è legato al mondo del cabaret, della televisione e del cinema, della musica, anche se il disegno e la pittura sono state le prime passioni e Francesco – vale la pena ricordarlo - ha in tasca una laurea in architettura. Nato a Luino sul lago Maggiore nel 1953, ha iniziato nel mitico Derby, poi il successo di «Drive In» e tanta tv, compreso un programma tutto suo, il «Megasalvishow». Quindi il cinema, alternando pellicole comiche a impegnate; e le serie tv, da Un medico in famiglia a Un passo dal cielo. Ha collezionato diverse hit, da Esatto a C’è da spostare una macchina. Quest’ultimo brano dà il titolo alla mostra ampezzana. In uno stile naif coloratissimo, automobili dallo spirito marinettiano impilate, accavallate o disposte casualmente, sembrano galleggiare in mezzo al mare, divertenti istantanee della nostra caotica vita contemporanea. «Le macchine per me sono dei miti - spiega Francesco Salvi – che fotografano metaforicamente la nostra società. Con le mie tele allegre rappresento una tragedia tutta da ridere». E i titoli delle opere, spesso onomatopeici, sono emblematici: come Fuga dalla città assediata, Brum, Boom Boom. Così come lo sono le macchine di Salvi, ecco altrettanto iconiche le «Incomplete Flags and...» di Mario Arlati, una raccolta di recenti, materici lavori, un omaggio a Jasper Johns. La bandiera, simbolo immediatamente riconoscibile, rimanda a un messaggio di potere, di popolo, di cultura, di unità, ma, al tempo stesso, anche di frammentazione. «Incomplete» appunto. Milanese, classe 1947, Arlati mostra l’interesse per la manipolazione e la trasformazione della materia anche nella serie di opere «Trapos», letteralmente «stracci», sempre in maniera giocosa. Il segno, il gesto, la stratificazione.