Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il sogno europeo di Vallortiga­ra in volo su Berlino

Vallortiga­ra guida i veneti in gara agli Europei

- Zorzi

É sempre stata una predestina­ta, Elena Vallortiga­ra. «A Berlino vado senza aspettativ­e, ma anche senza timori reverenzia­li. Non mi spaventa pensare a una medaglia, ma non voglio pensarci».

«A Berlino vado senza aspettativ­e, ma anche senza timori reverenzia­li. Non mi spaventa pensare a una medaglia, ma non voglio pensarci. Ho coronato il mio sogno di tornare nel “giro” che conta. Il mio obiettivo finale è Tokyo 2020». E’ sempre stata una predestina­ta, Elena Vallortiga­ra. Nata in una famiglia di «watussi» di Schio – papà Paolo, ex pallavolis­ta-operaio arrivato a un passo dalla A2, 1,92, mamma Lia 1,82, lei 1,84 e la sorella Marta, che ha giocato per anni a basket, 1,89 – dopo nuoto e ginnastica artistica i suoi genitori l’hanno «lanciata» nell’atletica, anche perché abitavano a due passi dal centro federale. E lei si è subito trovata a suo agio nel salto in alto. «Ero secca, ma non la più alta della classe, a differenza di mia sorella», racconta Elena, 27 anni, che lo scorso 22 luglio a Londra ha saltato un incredibil­e 2,02, diventando la seconda azzurra di sempre e candidando­si a una medaglia agli Europei di Berlino iniziati ieri: sarà in pedana per le qualificaz­ioni dell’alto domani, finale venerdì.

I risultati sono arrivati subito, fin da ragazzina.

«Nel 2006 ho saltato 1.85, record italiano cadetti. Nel 2007 ho vinto il bronzo ai Mondiali allievi. Nel 2010 ho vinto il bronzo mondiale juniores e mi sono migliorata fino a 1.91. Ma forse è stato un errore focalizzar­mi solo sull’alto, perché nel 2011 sono iniziati i problemi alla caviglia di stacco per le distorsion­i». L’inizio del periodo nero. «Ho avuto tante ricadute, ogni anno ce n’era una. Più volte ho pensato di smettere. A inizio anno ho detto: questo è l’ultimo tentativo».

Per rilanciars­i ha dovuto lasciare la casa di Schio.

«Sono molto legata alla mia famiglia e quella è la mia casa, ma mio papà, che ha cambiato tanti lavori, mi ha insegnato ad adattarmi. Sono stata a Modena, Rieti, Rimini e due anni fa ho conosciuto Stefano Giardi, il mio allenatore».

Cosa l’ha convinta a spostarsi a Siena?

«Ho cercato ciò di cui avevo bisogno. Con Stefano ho trovato una grande fiducia, è una persona buona e un tecnico appassiona­to. Ho preso casa, ma il primo inverno non è stato facile, perché da settembre sono tornata a casa solo a Natale. Quest’anno, invece, sono venuta a Schio più spesso».

Che effetto le fa gareggiare spalla a spalla con la «mitica» Mariya Lasitskene e le big?

«Sono belle persone. Ognuna gareggia per sé, ma ci si dà anche una mano».

Quella che le danno anche i due anelli che porta al dito.

«Uno me l’ha regalato mia mamma, l’altro il mio fidanzato Fernando, calciatore spagnolo che ho conosciuto quando era al Teramo. Vive a Murcia, ci vediamo poco». Cosa vede nel suo futuro? «Voglio godermi ancora un po’ di anni di atletica, ma sto anche studiando, è una cosa a cui ho sempre tenuto. A fine anno mi laureo in Scienze e tecniche psicologic­he alla ecampus. Poi vorrei andare avanti e studiare Psicologia».

Insieme a lei e ai 12 atleti delle Fiamme Oro Padova ci saranno altri 9 veneti, dopo il forfait della maratoneta Giovanna Epis. Tre uomini – i vicentini Galvan (400) e Faniel (maratona) e il padovano Cappellin (staffetta 4x400) – e sei donne: le veronesi Herrera Abreu e Hooper (velocità), le vicentine Bellò (800), Strati (lungo) e Cestonaro (triplo) e la padovana Santiusti (800).

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La scheda
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 Già bronzo mondiale allievi e juniores , aveva iniziato la stagione con un primato di...
 Elena Vallortiga­ra è nata a Schio (Vicenza) il 21 settembre 1991. Alta 1.84 per 66 chili. Gareggia per i Carabinier­i di Bologna ed è allenata da Stefano Giardi  Già bronzo mondiale allievi e juniores , aveva iniziato la stagione con un primato di...

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