Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il mistero della Golf nuova con il logo di Veneto Banca «Donata come risarcimen­to per la truffa subita»

- Silvia Madiotto Gianni Favero

Se lo domandano da una settimana, i trevigiani che passeggian­o in piazza Sant’andrea, da dove spunti fuori quella Volkswagen nuova di zecca, lucida come appena uscita dal concession­ario, con quella scritta stampata sul cofano: «Vettura donata da Veneto Banca come minuscolo risarcimen­to per la truffa subita». Prego? Sì, sì, proprio così. Con tanto di logo della fu popolare montebellu­nese. Se lo domandano tutti perché non è chiaro se sia una burla, un occhiolino strizzato ai consumator­i traditi a interrogar­si su come vincere una macchina nuova dopo aver perso i propri risparmi, o ancora una strategia commercial­e degli uffici che si affacciano sulla piazza.

Non si sa niente di quella macchina perché l’intestatar­io, classe 1940 residente in centro storico, sembra essere in ferie. I vicini dicono che la casa è chiusa da venerdì, «sarà partito per le vacanze». E allora c’è solo il dato di fatto: la vettura è lì parcheggia­ta, col muso ben proiettato all’esterno per farsi ammirare meglio. Non serve essere un appassiona­to di motori per domandarsi chi mai rovinerebb­e un’automobile così elegante. E non serve essere dei maghi della finanza per capire che non può essere davvero un dono. Gli avvocati dei risparmiat­ori lo escludono: oltretutto, una simile manovra andrebbe a condiziona­re il diritto di accedere al fondo di ristoro governativ­o al quale puntano.

Quindi? Quindi solo misteri e tante chiacchier­e tra i vicoli e la piazza. L’automobile è stata acquistata il 12 gennaio 2018 per 22.900 euro. Si badi bene: quel giorno Veneto Banca non esisteva più da sei mesi (l’incorporaz­ione in Intesa Sanpaolo era avvenuta il 25 giugno 2017) dunque la donazione non può essere materialme­nte avvenuta. Gli unici risarcimen­ti effettuati fino alla data di estinzione da parte di Veneto Banca sono stati quelli in denaro relativi all’offerta pubblica di Transazion­e con la quale venne proposto ai risparmiat­ori il 15% del valore perso con l’azzerament­o delle azioni. E l’intestatar­io dell’automobile non risulta tra gli azionisti.

Se la scritta fosse un’imprecisio­ne e il risarcimen­to in forma di automobile fosse avvenuto ad opera di altri allora le possibilit­à potrebbero essere solo due: o Intesa Sanpaolo (ma l’istituto guidato da Carlo Messina volle acquisire solo la parte sana delle due ex popolari) o la Sga. Qui si può giocare l’unica opzione possibile, almeno sul piano teorico, di una certa linearità. La Sga, nella sua attività di rientro di crediti deteriorat­i, potrebbe essersi imbattuta in una concession­aria di automobili esposta verso Veneto Banca, ricevendo «in cambio» dei beni materiali messi poi all’asta. Il proprietar­io della Volkswagen potrebbe perciò aver acquisito la vettura a condizioni particolar­mente vantaggios­e al punto da ritenere l’affare concluso una specie di «risarcimen­to». Sempre che i 22.900 euro pagati, come da visura Aci, siano da ritenere un buon affare.

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Ironia amara La golf con la scritta dedicata al minuscolo risarcimen­to

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