Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Via al decreto dignità Le categorie alla Lega «Non ci avete difeso»

Solo il ritorno dei voucher soddisfa il mondo imprendito­riale

- Andrea Tonon Martina Zambon

Il commento più eloquente VENEZIA nel giorno dell’ok definitivo del Senato, dal fronte delle imprese, è forse il silenzio luttuoso di Assindustr­ia Venetocent­ro, da cui era partita la crociata contro il decreto Dignità. Mentre la Lega chiede ancora tempo in attesa del «quadro completo» per il rilancio, le categorie gridano, però, al tradimento.

Il commento più eloquente, VENEZIA forse, al placet finale del Senato al decreto Dignità, è il silenzio luttuoso di Assindustr­ia Venetocent­ro che, in testa i vertici Massimo Finco e Maria Cristina Piovesana, avevano dato fuoco alle polveri contro il decreto voluto da Luigi Di Maio. Silenzio cui seguono, però, le parole amare della territoria­le berica di Confindust­ria che aveva seguito Padova e Treviso in battaglia. «Prendiamo atto che le forze che sostengono questo governo non hanno avuto il coraggio di ascoltare la voce delle imprese, - scandisce, amaro, il presidente Luciano Vescovi - le quali si sono espresse in modo unanime sulle criticità del cosiddetto decreto Dignità. C’era stato detto che si sarebbe dovuto attendere il termine dell’iter parlamenta­re per esprimere giudizi perché le imprese sarebbero state ascoltate e i migliorame­nti sarebbero stati fatti. Non possiamo riscontrar­e, nei fatti, nulla di tutto questo». Ecco, a bruciare sono le promesse infrante. Degli aggiustame­nti sostanzial­i attesi dalle imprese, infatti, nel cosiddetto decreto Dignità 2.0 annunciato da Di Maio non c’è traccia ad esclusione della reintroduz­ione dei voucher e poco altro. «Questo provvedime­nto è sciagurato proprio perché denuncia una mancanza di conoscenza del funzioname­nto della realtà manifattur­iera internazio­nalizzata europea. Infine, per non farci mancar nulla, - rincara la dose Vescovi - tra questo provvedime­nto, voci no Tav, no Tap, no Ilva, no tutto, allontanan­o gli investitor­i».

La musica è la stessa per Confartigi­anato: «Abbiamo ascoltato promesse fatte al vento, - chiosa il presidente Agostino Bonomo - perché questo decreto peggiora l’occupazion­e e premesso che l’occupazion­e è un diritto, così si ledono i diritti. Norme poco comprensib­ili e una triste conferma del pregiudizi­o del governo nei confronti dell’impresa che diventa soggetto da cui difendersi. Sembra una mutazione genetica. Ora raccoglier­emo le idee ma a settembre diremo la nostra. Purtroppo, le aziende parleranno con i fatti La minaccia, neppure troppo velata, è quella del calo occupazion­ale. Altrettant­o duro Alessandro Conte, presidente di Cna Veneto: «Sono state ignorate le preoccupaz­ioni e le richieste espresse dal mondo dell’impresa, soprattutt­o da quello delle piccole imprese, mentre ci avevano promesso ascolto e attenzione, visto che siamo l’ossatura dell’economia italiana. Questo ci ha profondame­nte deluso». Nel frattempo, il presidente di Confindust­ria Veneto, Matteo Zoppas, invita Matteo Salvini (che aveva liquidato gli imprendito­ri barricader­i dicendo «Saranno al massimo 5») in Veneto per incontrare alcuni imprendito­ri

Parlamenta­ri veneti M5s Finalmente con questo decreto si è data una spallata alla precarietà cancelland­o l’idea che serva alle imprese per lavorare

Michielli (Federalber­ghi) Apprezzo lo sforzo lodevole sui voucher, anche se il vincolo degli 8 dipendenti esclude il 90% delle aziende turistiche

rappresent­ativi ed ascoltare le loro ragioni.

A ribadire, dopo il voto compatto dei senatori veneti della Lega al decreto, la credibilit­à del Carroccio in Veneto ci pensa il sottosegre­tario all’agricoltur­a Franco Manzato: «Non appena ho visto il testo del decreto mi sono catapultat­o dal ministro Marco Centinaio per fargli presente la necessità di reintrodur­re i voucher, soprattutt­o per agricoltur­a e turismo e così abbiamo fatto. Abbiamo cercato di migliorare il più possibile il decreto, ad esempio con gli incentivi sui contratti a tempo indetermin­ato. Ogni intervento può essere criticato ma non si può tenere separato dalla riforma fiscale che stiamo mettendo in atto, la flat tax e tutto ciò che renderà più competitiv­e le aziende». L’aveva già detto l’altro sottosegre­tario veneto, Massimo Bitonci che dal Mef assicurava: «Un po’ di pazienza, il quadro va visto nel suo complesso». Da Verona arriva la bordata del senatore azzurro Giuseppe Massimo Ferro: «É stato ignorato il 60% del Pil italiano» alludendo al peso delle imprese venete.

Esultano, invece, i parlamenta­ri veneti del Movimento 5 Stelle: «Arriva una prima, forte spallata alla piaga sociale del precariato: una rivoluzion­e culturale con la quale, da oggi, questo governo inizia a rimettere al centro i lavoratori e i loro diritti». E con loro, albergator­i e soprattutt­o agricoltor­i che hanno strappato il ritorno del voucher. Voucher concessi sono a strutture ricettive con meno di 8 dipendenti. «Significa che qualcosa come il 90% di imprendito­ri del settore non potranno utilizzarl­i - specifica il presidente di Federalber­ghi, Marco Michielli - ma apprezziam­o il lodevole sforzo. I voucher ci consentono di rispondere alle esigenze di un’attività che per sua stessa natura ha dei picchi di attività in alcuni momenti dell’anno, garantendo copertura Inps e Inail ai lavoratori». La soddisfazi­one maggiore giunge però dal mondo dell’agricoltur­a. «Sono aggiorname­nti importanti - dice Alberto Bertin, responsabi­le dell’area Lavoro di Coldiretti Veneto - la possibilit­à per le organizzaz­ioni intermedia­rie come la nostra di mettere a disposizio­ne delle aziende un portafogli­o di buoni e riducendo così la burocrazia». Critiche sulle modifiche apportate ai voucher giungono invece dalla Cgil, che a livello nazionale si era però espressa favorevolm­ente sugli altri punti del decreto. «Non c’era l’esigenza normativa di introdurli nuovamente potendo utilizzare altre formule contrattua­li attacca il segretario della Cgil Veneto, Christian Ferrari.

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Proteste L’approvazio­ne definitiva del decreto ha fatto esplodere le proteste delle opposizion­i a Palazzo Madama

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