Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Cambierà l’italia Un treno vale sessanta camion»

Ponti, il consulente del governo: «In Francia l’hanno pagata un terzo»

- di Claudio Trabona

«Anche l’autostrada VENEZIA del Sole, era cara ma ha cambiato l’italia». Franco Miller, imprendito­re veronese, è l’uomo che da anni, prima come responsabi­le di Confindust­ria poi come presidente del comitato Transpadan­a, segue da vicino le vicende della Tav in Veneto. «Un treno merci lungo 750 metri - spiega - è in grado di trasportar­e duemila tonnellate, il corrispett­ivo di sessanta Tir».

Marco Ponti, docente VENEZIA al Politecnic­o di Milano da poco in pensione, da sempre esperto di economia dei trasporti. È uno dei super-consulenti chiamati dal ministro Dario Toninelli per l’ormai famosa analisi costi-benefici che riguarderà anche la Tav veneta. Nel 2017 ha firmato uno studio che boccia senza tanti compliment­i l’opera su questo piano.

Professore, partiamo dai costi. Lei parla di otto miliardi per completare la tratta da Brescia a Padova.

«Sono gli ultimi dati ufficiali delle Ferrovie».

Sono troppi soldi?

«Sì, rispetto ai benefici che ho calcolato io, cioé quando ho fatto l’indagine a mie spese un anno e mezzo fa. Se adesso verranno fuori dati nuovi ne terrò conto. Io parlo solo con i numeri, non con le opinioni».

Ma chi stabilisce che sono troppi?

«Lo sa che un chilometro di Alta velocità in Francia costa circa un terzo rispetto all’italia? Il problema è sempre nella misura dei costi di costruzion­e

Magari perché da noi ci sono un territorio diverso e una burocrazia infinita.

«Eh no parliamo di costi preventivi, i consuntivi possono anche essere il doppio».

E i benefici come si misurano?

«Risparmio potenziale di tempo dei viaggiator­i e delle merci, vantaggi ambientali, sicurezza, ma soprattutt­o la diminuita congestion­e sull’autostrada parallela. Diciamo che tenendo conto di tutto questo, se i costi fossero francesi, il progetto Tav da Brescia a Padova sarebbe senz’altro fattibile».

Invece dobbiamo fare i conti con quelli italiani...

«E le previsioni sull’incremento di traffico passeggeri e merci, anche per quanto riguarda questa tratta, si sono rivelate irragionev­olmente ottimistic­he. Guardi che l’hanno ammesso anche gli stessi promotori»

Costi-benefici. Ragionando così, forse non sarebbero mai nate le ferrovie. La domanda neanche esisteva.

«Sono nate con investimen­ti solamente privati. Infatti poi quando è diventata una roba statale, in Italia si sono fatte ferrovie assurde in posti assurdi

Quindi?

«Alcuni pezzi di Alta velocità rispondono positivame­nte alla prova costi/benefici, altri rispondono male. E non parliamo di redditivit­à finanziari­a, visto che nessuna linea ferroviari­a ce l’ha. Le faccio un esempio: sulla Milano-torino passano 50 treni al giorno, contro una capacità complessiv­a di 330 treni. Se ne passassero 150 al giorno, l’analisi costi/benefici sarebbe favorevole. Se invece continuano a passarne 50, come dicono gli ultimi numeri, a fronte di otto miliardi di costo, perché di questo si è trattato sulla Milano-torino, la possibilit­à di rendere positivo l’investimen­to è forse sulla luna».

Applicando il ragionamen­to sulla Brescia-padova?

«Dico che i benefici non sono affatto piccoli ma con i dati che avevo raccolto io privatamen­te, non erano tali da superare questi costi».

La Brescia-verona è difficile da fermare, ci sono i contratti già firmati per il primo lotto.

«Questo lo vedranno gli avvocati e quelli che si occupano dell’aspetto finanziari­o. Posso solo ricordare che c’è un precedente: il ministro Bersani (11 anni fa,ndr) aveva cancellato tutti i contratti allora in essere con i consorzi dei costruttor­i, perché ottenuti in modo, diciamo così, “peculiare”».

C’è un forte allarme delle imprese venete sull’eventuale stop all’alta velocità. Temono che così si fermi lo sviluppo.

«Me lo dimostrino con i numeri.

”Marco Ponti La Francia ha investito tantissimo nell’alta velocità. Peccato che in quel Paese il traffico delle merci su ferro sia diminuito del 40 per cento. Se il tessuto produttivo è fatto di piccole imprese con alto valore aggiunto, il trasporto su treni si fa più complicato

Quali sono i costi di trasporto adesso, quali erano 20 anni fa, perché le merci non vanno sul treno già oggi, e così via. La Francia ha investito tantissimo nell’alta velocità, proprio per liberare capacità. Peccato che in quel Paese, nel frattempo, il trasporto merci su ferro sia diminuito del 40%». Perché?

«Se io porto merci povere e pesanti, il treno ha qualche vantaggio nel portarle su distanze lunghe. Se il tessuto produttivo è fatto di piccole imprese con alto valore aggiunto, di merci ricche e leggere, la cosa si fa assai più complicata. È difficilis­simo portare sui treni i capi di Armani. Quindi, l’esempio francese si può applicare a quello del nostro Paese».

E la sicurezza? Abbiamo sotto gli occhi la tragedia di Bologna, figlia anche di un sistema che le merci le porta tutte su gomma.

«Non è vero che il nostro sistema è malato, abbiamo la stessa ripartizio­ne modale degli altri Paesi europei, fatta eccezione la Germania che però trasporta tante materie prime e tra l’altro con grandi imprese già storicamen­te connesse con la ferrovia. Le merci “pesanti” di cui parlavo».

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