Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Plavisgas: «Pronti a uscire, senza farci prendere in giro»

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«Il problema è di fondo: vogliamo una società quotata con tutte le regole del caso o un centro di potere al servizio dei partiti, o meglio del partito?». Sono alla finestra, i soci privati di Plavisgas, che di Asco Holding detengono l’8,6%. E anche Oscar Marchetto, l’imprendito­re dell’azienda di allestimen­ti navali Somec, che di Plavisgas è presidente, attende di vedere se ci saranno contromoss­e nella Holding di controllo con cui 90 Comuni detengono il 60% della quotata del gas Ascopiave, dopo il recesso comunicato da Plavis. Che ha deciso di uscire dalla Holding, come previsto dall’accordo per risolvere lo scontro sui destini del gruppo del gas con la maggioranz­a dei Comuni leghisti. Salvo mantenere uno 0,5% che permette di continuare a discutere al Consiglio di Stato il ricorso presentato dai Comuni leghisti alla sentenza del Tar che aveva dato ragione ai privati, bocciando la originaria fusione Asco Holding- Asco Tlc. E di mantenere il diritto di prelazione sulle quote che i Comuni dovessero vendere.

Si va dunque alla guerra legale? «Pare di sì... Il Consiglio di Stato esaminerà il 20 settembre i ricorsi dei Comuni alla sentenza del Tar», replica Marchetto. Ma com’è possibile pensare che Asco Holding confermi la liquidazio­ne da 42 milioni di Plavis, quando i privati mantengono l’arma legale puntata? «Può darsi che tornino indietro - dice Marchetto, pur se la questione sarebbe complicata, visto che si tratterebb­e di riconvocar­e un’assemblea dei soci, tra l’altro senza certezza che il diritto di recesso non valga comunque, visto che il nuovo statuto è già in vigore -. D’altra parte noi siamo usciti per gran parte della nostra partecipaz­ione. E non vedo che fastidio possa dare una quota che non ci dà diritti e mantenere un diritto di prelazione: con il nuovo statuto nessuno può vendere, c’è il gradimento per i soci e un limite di voto al 10%. Non abbiamo intenzione di litigare. Certo, non ci faremo prendere in giro».

Insomma, dicono i privati: la mossa legale è solo una reazione al ricorso dei Comuni leghisti al Consiglio di Stato, che ha rotto lo schema sull’uscita consensual­e, mettendoli a rischio. E il recesso di Plavis non mette a rischio il nuovo assetto; è il ricorso al Consiglio di Stato, e soprattutt­o la richiesta di sospensiva, a rimettere in discussion­e tutto. Una volontà di rompere, rispetto alla quale i privati mantengono la minaccia del diritto di prelazione sulle azioni dei Comuni, in caso di vittoria al Consiglio di Stato.

«Noi non volevamo recedere: hanno scritto uno statuto per farci recedere - dice ancora Marchetto -. Noi vogliamo che la società sia gestita correttame­nte. Il dissidio è su quello non su altro. Certo, piuttosto che stare a finanziare controvogl­ia la politica preferiamo uscire. Noi volevamo contribuir­e a fare di Asco un campione della distribuzi­one, con sede a Pieve, una forte di ricchezza per i Comuni e il territorio. Prospettiv­a che ha cozzato con la volontà di farne un centro di potere al servizio di miserie di partito». E la strategia della contropart­e? «Se la legge fosse per loro un problema si sarebbero fermati molto prima - conclude Marchetto -. Ora la legge sono convinti di poterla cambiare come credono. Il problema è che non basta essere in tanti per avere ragione. Ma di questo si convincera­nno con l’esperienza».

” Marchetto Il nostro recesso non mette in discussion­e il nuovo assetto

Volevamo una società gestita bene L’hanno ridotta a un centro di potere

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Oscar Marchetto, presidente di Plavisgas, che detiene l’8,6% di Asco Holding

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