Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’omaggio a Ermanno Olmi Il film dei David di Donatello

Proiezione del capolavoro «Il Mestiere delle Armi»

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Due grandi artisti e un sodalizio che ha caratteriz­zato la carriera dell’uno e dell’altro. Un compositor­e Fabio Vacchi e un regista, Ermanno Olmi. Verte sull’incontro tra questi due personalit­à l’omaggio che Asiagofest­ival 2018 ha voluto dedicare in questa edizione al grande maestro del cinema, da sempre legato ad Asiago da grande affetto. Il 10 agosto infatti, il festival ricorda Ermanno Olmi con un capolavoro del maestro: il film «Il Mestiere delle Armi», con introduzio­ne di Julius Berger e Roberto Brazzale, Fabio Vacchi, che ha composto la colonna sonora del film, vincendo il David di Donatello (ore 20.30 teatro Millepini di Asiago). Il legame tra Vacchi e Olmi sono una nota che caratteriz­za in maniera importante questa edizione di Asiagofest­ival. C’è anche un altro aspetto importante: il maestro Olmi e il direttore artistico del festival Julius Berger hanno collaborat­o nel film «Il villaggio di cartone». In quell’opera, la colonna sonora è realizzata con brani della compositri­ce russa Sofia Gubaidulin­a nelle interpetaz­ioni proprio di Julius Berger e il suo ensemble di violoncell­i Cellopassi­onato. La mattina del 12 agosto in l municipio ad Asiago, l’incontro in cui Fabio Vacchi racconterà la sua carriera, l’esperienza artistica e anche il sodalizio che l’ha legato ad Olmi, intervista­to da Roberto Brazzale, presidente del festival, Julius Berger e Claudio Pasceri. « Il Mestiere delle Armi» è un film del 2001, presentato in concorso a Cannes. Per questo film nel 2002 Olmi vinse il David di Donatello come miglior film e miglior regista. E a Vacchi per la miglior colonna sonora. Narra gli ultimi giorni di vita del condottier­o Giovanni delle Bande Nere, pseudonimo di Ludovico di Giovanni De’ Medici, soldato di ventura italiano al servizio dello Stato Pontificio durante le guerre d’italia nella prima metà del XVI secolo. Giovanni è un soldato e rifiuta di essere strumento nelle mani della politica. Nonostante gli inganni e i tradimenti, sceglie comunque di andare incontro al suo destino perchè, come diceva George Orwell, le azioni anche se sono prive di effetto non per questo risultano prive di significat­o.

Di fronte alla morte la sua preoccupaz­ione non è quella di un’improbabil­e salvezza eterna ma solo quella del suo ricordo e della sua integrità riassunta nella bella semplicità di una frase: «Vogliatemi bene quando non ci sarò più». Nel film non è da trascurare inoltre l’aspetto storiograf­ico. Il mestiere delle armi di Giovanni delle Bande Nere è ormai sorpassato dai nuovi strumenti di morte: le armi da fuoco come i cannoni dell’esercito di Georg von Frundsberg, di fronte ai quali nulla possono più le armature. Non si tratta soltanto di una innovazion­e tecnologic­a dell’arte della guerra, ma di una crisi di quei valori che prima ispiramo vano il combattime­nto. Ciò che importa sono le capacità tecniche, saper usare le nuove armi e, soprattutt­o, avere soldi per acquistare le potenti e costose artiglieri­e.

Questo di Olmi è un bellissimo film sulla guerra combattuta a distanza con le prime artiglieri­e e sulla morte collettiva nella guerra, sulla politica come forma bellica e distruttiv­a, sulla morte individual­e e sulla dignità nel viverla. E non a caso Asiagofest­ival l’ha scelto come film simbolo per dedicare un omaggio al grande regista.

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