Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Editore, imprenditore professore e politico Lascia tantissimo e tutto in ordine
”
La società che cambia Nell’epoca della globalizzazione si impongono risposte all’altezza
mente legata ai giovani. È che dopo venne la sciagura del fratello Gianni, il rampante socialista giovanissimo ministro degli esteri che finì travolto da Tangentopoli. Ma anche senza aver proseguito nella carriera, Cesare De Michelis ci consegna un lascito politico: credere nel progresso, pretendere il progresso.
Venezia era la sua passione, la sua ossessione. La immaginava grande, metropolitana, tra acqua e terraferma. La vedeva nuova, moderna, contemporanea. Lanciò l’idea dell’expo del 1987, combatté i passatisti e i conservatori e perse. Del Novecento, aveva la capacità strategica. Ma in realtà, era un uomo senza tempo. Avrebbe potuto essere un senatore romano o un furbo commerciante fiammingo, un filosofo illuminista o un ingegnere rinascimentale, sarebbe stato sempre lui. Per questo, era veneziano senza esserlo. Non solo perché era nato a Dolo, per fuggire i bombardamenti. Non solo perché i suoi genitori erano di Vicenza e venivano da più lontano. Non solo perché era diverso, nordico per religione, essendo suo nonno pastore metodista. Ma proprio perché era un uomo fieramente occidentale, un cittadino di un’immortale repubblica delle lettere arguta e gaudente, seria ed efficace. No, non era privo di molti difetti e spigoli, intendiamoci, ma l’unico giudizio che si può dare oggi è che era un gigante in mezzo a tanti nani.