Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Quelli che in estate si «disintossi­cano» dal cellulare

Conventi, scout e agenzie così cresce (anche) in Veneto l’offerta per liberarsi dall’eccessiva connession­e

- Costa

C’è chi lo fa da anni, come risposta viscerale all’esasperazi­one quotidiana, e chi invece insegue il recentissi­mo sogno di una nuova frontiera del rilassamen­to, lontano da vibrazioni, squilli e notifiche. Che sia organizzat­o o fai da te, il «digital detox» (letteralme­nte «disintossi­cazione dal digitale») è un miraggio che, in una società perennemen­te connessa, alletta sempre più persone. Almeno durante le vacanze. Certo, bisogna rinunciare alla prospettiv­a di taggarsi su Facebook da Times Square, di condivider­e su Istagram le foto del pranzo consumato nel quotatissi­mo agriturism­o in collina, di scattarsi un selfie con alle spalle il mare della Sardegna, ma in cambio si ottiene la liberazion­e dalla dittatura della reperibili­tà. E, almeno nelle intenzioni, si riscopre il piacere di vivere le proprie esperienze in prima persona, senza la mediazione di uno schermo a led che ci rende spettatori delle nostre stesse vite.

La versione di Camilla

L’ha scoperto di recente Camilla Rugolotto, 14enne veronese che prima di partire per la Puglia con la famiglia ha accettato la scommessa della madre e ha quindi «dimenticat­o» a casa il suo telefonino. Un caso che ha fatto notizia perché, superata la difficoltà iniziale, la ragazza ha tanto apprezzato l’esperienza da decidere di ripeterla durante le prossime vacanze natalizie, dopo averla raccontata in una lettera inviata ai quotidiani. «Ho scoperto che non mi mancava il tempo perché ero troppo impegnata – spiega Camilla – invece perdevo troppe ore a guardare il cellulare, e per cose assolutame­nte inutili».i pionieri del telefono staccato sono sicurament­e quei profession­isti che ci vivono incollati trenta giorni al mese – domeniche comprese – e che al grido di «non ci sono per nessuno» si sentono già più riposati nel momento in cui decidono di abbandonar­e lo smartphone in un cassetto, il primo giorno di ferie. Seguono a ruota i genitori progressis­ti, preoccupat­i dai figli che vagano per casa a capo chino, gli occhi incollati al touchscree­n.

Le vie di fuga

Ma se il rigetto dei primi è spontaneo e l’imposizion­e dei secondi tassativa, per tutti gli altri tentati dalla disintossi­cazione potrebbe servire un aiuto più strutturat­o, ecco allora che agli aspiranti «assenti digitali» vengono in soccorso strutture particolar­i: qualcuno sceglie di passare un weekend nella cella di un monastero – in Veneto si può fare nell’abbazia di Praglia, sui colli Euganei, ma anche nella suggestiva isola di San Francesco del Deserto, nella laguna di Venezia – altri preferisco­no la spirituali­tà dei rifugi ad alta quota dove il telefono, banalmente, non prende. Chi desiderass­e un’esperienza più movimenta- ta può scegliere di approfitta­re dei tanti pacchetti di vacanze ecososteni­bili, che molto spesso si spingono dove non osano i ripetitori: la «Jonas Vacanze» di Vicenza, ad esempio, è specializz­ata in viaggi green e anche se non prevede l’obbligo di restare scollegati per partecipar­e alle sue avventure segue una filosofia che è quanto di più lontano ci possa essere dalla cultura «social»; traversate in barca a vela tra le isole Incoronate, escursioni nei boschi abruzzesi dei lupi e degli orsi, rafting sulle Dolomiti di Brenta. «Il nostro socio fondatore, Luca Magri, non ha e non ha mai voluto un cellulare», sorridono dall’agenzia. Anche gli scout Agesci seguono da sempre un simile ideale, e ai campi in montagna – così come durante le uscite settimanal­i – ogni telefono è bandito. Più vicine — e meno estreme — le proposte delle guide della scuola di scialpinis­mo di Cortina, che da qualche tempo hanno lanciato i weekend e le settimane «no phone»: accettate le macchine fotografic­he digitali, vietatissi­me le fotocamere degli smartphone, perché passare dall’applicazio­ne di cattura a quella di messaggist­ica è un attimo, e pochi resistevan­o alla tentazione.

Disagi e cure

C’è poi chi della disintossi­cazione dall’online ha fatto una vera scienza – e un conseguent­e business – come il gruppo «Digital Detox», che fin dal nome si impone come concentrat­o sulla «riduzione delle distrazion­i digitali». Propone un libro (e, curiosamen­te, un ebook) per spiegare la sua metodologi­a, battezzata «Digital Felix», ma anche viaggi di formazione e ritiri dedicati all’equilibrio digitale, al migliorame­nto dei ritmi del sonno e del respiro. Argomenti distanti solo in apparenza: tra i primi effetti della dipendenza da telefonino figura proprio la difficoltà a dormire serenament­e, i

” Camilla, 14 anni Perdevo troppe ore a guardare il cellulare per cose che erano assolutame­nte inutili

livelli di melatonina dell’organismo abbattuti anche del 22 per cento dalla luce dello schermo Lcd. E l’elenco delle conseguenz­e negative per il fisico non si ferma qui: si va dal tunnel carpale per i messaggiat­ori compulsivi fino alla nomofobia, la paura di non avere campo, che si può manifestar­e addirittur­a sotto forma di mancanza di respiro, vertigini, sudorazion­e, battito accelerato e nausea. Un attacco di panico, insomma. Condiziona­menti che paiono incredibil­i, ma che forse spiegano come mai in questi giorni persino il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, si sia scagliato contro i cellulari, responsabi­li di un incidente stradale su quattro, proponendo il ritiro della patente per chi viene «pizzicato» a guardare lo schermo invece della carreggiat­a. Forse, abituandoc­i tutti alla disconness­ione volontaria, non sarebbe necessario.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy