Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Treviso, attentato nella sede della Lega «Una trappola»
Villorba, l’attentato alla sede della Lega pensato per ferire: Il secondo ordigno doveva esplodere tra i militanti accorsi sul posto. C’è una rivendicazione anarchica, ma la sigla resta misteriosa
Dueordigni, il primo pensato per attirare l’attenzione e il secondo per ferire i militanti accorsi sul posto. Un attentato con materiali rudimentali - bomba carta e pentola a pressione con bulloni - ma non per questo meno pericoloso. La sede regionale della Lega, il K3 di Villorba, era l’obiettivo dell’attentato fallito a cavallo di Ferragosto. Complici le ferie, nessuno si è allarmato per l’esplosione. Ieri la rivendicazione di un gruppo anarchico e il disinnesco da parte delle forze dell’ordine
Chi ha confezionato VILLORBA (TREVISO) gli ordigni del K3 di Villorba, in provincia di Treviso, sapeva quello che stava facendo: «L’obiettivo era quello di ferire qualcuno». Ne sono convinti gli attivisti della Lega ma questa è anche la pista imboccata al momento dagli inquirenti. Una bomba carta fatta esplodere probabilmente tra sabato e domenica notte doveva rappresentare l’esca della trappola. La pentola a pressione carica di esplosivo e pezzi di metallo si sarebbe infatti innescata meccanicamente con un filo di nylon al passaggio sulla scala anti incendio in cima alla quale era stato fatto precedentemente esplodere il primo ordigno.
L’allarme è scattato nel primo pomeriggio di ieri. Il monitoraggio delle fonti della Digos trevigiana ha rilevato un’allerta: un gruppo anarchico (Cellula Haris Hatzimihelakis/internazionale nera) rivendica di aver piazzato un ordigno all’esterno della sede della Lega di Treviso «salutiamo con questa azione l’invito lanciato dai compagni “cellula Santiago Maldonado” che hanno proposto di rafforzare gli attacchi alla pace dei rappresentanti e complici del dominio Immediatamente vengono messe in relazione anche alcune segnalazioni ricevute proprio nel corso di quella notte: qualche cittadino aveva riferito di aver sentito un’esplosione.
Quando i poliziotti, ieri pomeriggio, arrivano alla sede del partito scoprono che nel retro dell’edificio ci sono i due ordigni. Uno è esploso, l’altro no. Oltre alla bomba carta, già fatta esplodere sullo zerbino della scala anti incendio, c’è infatti un secondo ordigno. E’ confezionato con grande precisione e prima di avvertire chiunque viene richiesto l’arrivo degli artificieri. I primi accertamenti mettono subito in evidenza che non si tratta di uno scherzo. Per questa ragione poco dopo le 15,30 il secondo ordigno è stato fatto brillare. Sarà ora analizzato dalla polizia scientifica che ha lavorato a lungo sul posto a caccia di dettagli utili a risalire
alla mano ignota.
Nella sede del partito, dallo scorso 12 agosto, non c’erano state attività per questa ragione nessuno si era accorto di nulla. Anche chi aveva sentito lo scoppio non era stato in grado di indicarne con precisione la provenienza. Solo l’accurato sopralluogo, dopo la diffusione del testo, ha permesso di effettuare la scoperta. Se qualcuno avesse percorso quelle scale, magari al buio, senza accorgersi del filo, posizionato dopo una manciata di gradini, con buona probabilità sarebbe stato ferito dalla deflagrazione e dai pezzi di metallo riposti all’interno della pentola. A seguire tutte le operazioni anche i vigili del fuoco del distaccamento di Treviso e le ambulanze del Suem 118, oltre ai carabinieri e ai poliziotti a cui è affidata l’indagine.
A seguire le operazioni anche alcuni attivisti, dall’ex sindaco e ex segretario Nazionale Veneto Giampaolo Gobbo al sindaco Mario Conte, passando per il parlamentare Dimitri Coin. Dell’accaduto è stata informata la procura distrettuale Antimafia che nelle prossime ore disporrà i primi accertamenti tecnici sui reperti recuperati dalla polizia scientifica. Elementi che potrebbero aggiungersi a quelli di carattere tecnico che potrebbero arrivare dagli accertamenti sulle modalità di diffusione del messaggio di rivendicazione.
Il filo di nylon
Il secondo ordigno aveva come innesco un filo di nylon teso sulla rampa delle scale