Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La sigla e le minacce Le indagini
La rivendicazione degli anarchici
«Dopo lo smantellamento VENEZIA della nuova struttura eversiva delle Brigate Rosse (il 12 febbraio 2007 la polizia arrestò 15 persone tra Padova, Milano, Torino e Trieste, ndr) il fenomeno terroristico interno di maggior concreto pericolo è nuovamente quello anarco-insurrezionalista L’allarme era già contenuto nella «Relazione del governo sulla politica informativa e della sicurezza» del 2007. E oggi l’italian Terrorism Infiltration Index 2015, ideato dall’istituto Demoskopika, indica il Veneto tra le prime cinque regioni più a rischio di infiltrazione terroristica. Nella nostra regione sono operative cellule della Federazione anarchica informale, che nel luglio 2001 spedì alla Benetton di Ponzano Veneto una busta incendiaria esplosa all’apertura senza per fortuna ferire nessuno; il Coordinamento anarchico veneto («Nessuno è nato per servire») di Mestre, in passato protagonista tra le altre di una manifestazione a Brugine «contro i campi di concentramento per gli immigrati»; e la Federazione anarchica italiana. L’attentato di ieri alla sede trevigiana della Lega è stato rivendicato dalle cellule Santiago Maldonado e Haris Hatzimichelakis della Federazione anarchica informale-fronte rivoluzionario internazionale.
La Santiago-maldonado (l’attivista argentino in lotta per la difesa dei Mapuche e trovato morto nell’ottobre 2017 nel fiume Chubut, in Patagonia) è la stessa sigla che firmò gli attacchi agli uffici di Equitalia (tre ordigni a Verona nell’ottobre 2012) e l’attentato alla caserma dei carabinieri di San Giovanni, a Roma. Nella notte tra il 6 e il 7 dicembre dell’anno scorso un thermos d’acciaio saltò in aria nella capitale con 1,6 chili di esplosivo (nessun ferito) e in quell’occasione gli attentatori scrissero: «Dedichiamo questa azione all’anarchico argentino rapito e assassinato dai sicari della Benetton. Che venga presto il giorno in cui a sparire dalla faccia della terra finalmente saranno gli oppressori». E avvertirono: «Al
contrario degli scontri spesso preannunciati da un certo antagonismo, l’imprevedibilità è l’arma migliore contro la società del controllo. Oggi colpiamo nel cuore della capitale militarizzata per sfidare i deliri securitari. Domani chissà, magari in periferia, dove non immaginate». Ieri la nuova «firma» sul web: «All’alba la sede della Lega di Treviso è stata attaccata con 1 ordigno. Rivendichiamo la collocazione contro politici, sbirri e loro tirapiedi. State parlando di governo “giallo –verde”, di sinistra e di destra, noi vogliamo che lo Stato sia distrutto. Voi fate politica, noi la guerra sociale. C’è un abisso esistenziale tra noi e non c’è spazio per il dialogo. Tutto questo ci rende chiaro dove colpire! Attaccare nello specifico il razzismo e lo sfruttamento E ancora: «Gli obbiettivi ci sono e non si possono sempre fare teorie. Non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto che questi tempi instillano a dosi massicce. Cosa sarebbero stati questi anni se una minoranza non avesse preso in mano la fiaccola dell’anarchia? Ne sa qualcosa il vampiro di Equitalia, mutilato di alcuni dei suoi artigli».
Negli ultimi anni il Veneto è stato bersagliato da una serie di attentati. Dall’ordigno che nella notte tra l’8 e il 9 agosto 2001 devastò il Tribunale di
” Il proclama Noi attacchiamo il razzismo, vogliamo che lo Stato sia distrutto
Rialto senza lasciare feriti (nessun indagato, fu condannato un disoccupato con simpatie di estrema destra per aver trasportato esplosivo simile negli stessi giorni a Venezia), alla bomba che nella notte del 22 agosto dello stesso anno fece saltare in aria la sede della Lega a Vigonza, fino a quelle scoppiate nel febbraio 2003 davanti alle chiese di Reschigliano e Villanova di Camposampiero, ferendo a un occhio una suora.
Nell’aprile 2006, durante le elezioni amministrative, tre molotov e un altro ordigno inesploso vennero lanciati contro il seggio della scuola Parravicini di Serravalle (Treviso) da tre ragazzi di 17, 18 e 19 anni di Vittorio Veneto, che confessarono. Nel novembre 2006 fu incendiato il quartier generale di Forza Nuova a Padova: un giovane finì in manette. Un’escalation che le Digos stanno tenendo d’occhio anche in funzione di un collegamento tra anarchici italiani e greci del Fronte rivoluzionario internazionale di Haris Hatzimichelakis (condannato a 25 anni di carcere), che proclamano: ««Siamo nemici delle leggi, del potere, della polizia, dei giudici, delle carceri e più in generale di questa civilizzazione di sottomissione e compromesso».