Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Governo contro Benetton I titoli crollano in Borsa
UNA DINASTY NELLA TEMPESTA Revoca della concessione, clima di odio: i timori di Ponzano
Il
governo chiede la revoca della concessione di Autostrade e si scaglia contro la famiglia Benetton. I titoli di Ponzano perdono 1,6 miliardi in Borsa, il gruppo promette «Impegno per accertare verità e responsabilità». Sconcerto per i toni.
Il governo compatto chiede la revoca della concessione. Attacca la società Autostrade e la famiglia Benetton in un crescendo di accuse che rimbalzano sui social condite da rabbia e insulti. Conte avvisa che «il governo si prepara ad agire» perché «non si possono attendere i tempi della giustizia Il leader Cinque Stelle di Maio, spalleggiato dal ministro Toninelli, parla di «leggine pro Benetton e concessioni prorogate nella notte da vecchi governi finanziati in campagna elettorale». Il leader leghista Salvini non è da meno: «Dall’alto dei loro portafogli pieni e dei loro cuori vuoti chiedessero scusa e ci dessero i nomi dei colpevoli del disastro. Mi aspetto perlomeno che sospendano il pagamento dei pedaggi».
Mai di fronte a una tragedia di simili proporzioni e dalle cause ancora incerte c’era stato un attacco istituzionale così deciso e f ront a l e ve r s o un’azienda privata o meglio ancora verso una famiglia di imprenditori. Almeno nei toni. Lo sconcerto filtra da ambienti vicini alla famiglia Benetton che ieri mattina, attraverso una nota di Edizione, la società al vertice della piramide, ha preso posizione annunciando che farà di tutto per accertare verità e responsabilità: «A nome dei suoi azionisti (i Benetton ndr)e del suo management, la società esprime profondo cordoglio alle famiglie delle vittime, vicinanza ai feriti e a tutti coloro che sono stati coinvolti nel tragico crollo avvenuto a Genova Edizione «Farà tutto ciò che è in suo potere per favorire l’accertamento della verità e le responsabilità dell’accaduto» pur ricordando che «negli ultimi 10 anni, Autostrade e la sua capogruppo Atlantia hanno investito oltre 10 miliardi di euro nell’ampliamento e ammodernamento della rete autostradale italiana».
Autostrade è il gioiello della famiglia Benetton, l’investimento con la migliore redditività e concentra la maggior parte del patrimonio che ammonta a circa 12 miliardi di euro (il 50% degli investimenti di Edizione è oggi nelle infrastrutture e il tessile, che attraversa una fase difficile, non è più il core business da anni). Fra le grandi privatizzazioni è certamente una delle operazioni che più valore ha portato al privato o comunque che il privato e riuscito a far fruttare meglio. L’offerta per Autostrade, presentata nel 1999, portò Edizione e un gruppo di partner bancari alla proprietà l’anno successivo, proprietà poi consolidata nel 2003 fino all’architettura attuale: la holding Edizione controlla al cento per cento Sintonia che controlla il 30 per cento di Atlantia (quota di maggioranza relativa) che controlla oltre l’88 per cento di Autostrade. Atlantia è crollata in Borsa e ha perso fino al 25 per cento della sua capitalizzazione, il che si traduce in una perdita teorica (e secca qualora il dato divenisse strutturale) di 1,6 miliardi per la famiglia.
Un tracollo finanziario che ha spinto le società Autostrade e Atlantia, prima che arrivasse una nota ufficiale della holding, a comunicati tecnici molto freddi e criticati tanto dalla politica quanto dall’opinione pubblica. In particolare quello di Atlantia recitava: «Pur considerando che anche nell’ipotesi di revoca o decadenza della concessione spetta comunque alla concessionaria il riconoscimento del valore residuo della concessione, dedotte le eventuali penali se ed in quanto applicabili, le modalità di tale annuncio (del governo ndr) possono determinare riflessi per gli azionisti e gli obbligazionisti della Società Insomma, la traduzione grossolana è diventata: «Ci sono 40 morti e questi pensano ai soldi». Autostrade poco prima aveva annunciato di essere già «alacremente» al lavoro per definire «il progetto di ricostruzione del viadotto, che completerebbe in cinque mesi dalla piena disponibilità delle aree». E’ una tempesta perfetta quella che si sta abbattendo sui Benetton: finanziaria per gli effetti che il clima di sfiducia può generare sui titoli di Borsa e sulle operazioni in corso (in chiusura c’è la scalata ad Abertis): mediatica per il clima di odio nei confronti della famiglia.
Negli ambienti di Ponzano si attribuisce il vento giacobino un po’ all’approccio del governo che avrebbe bisogno di trovare subito un colpevole, un po’ a un’esplicita strategia per distogliere l’attenzione dal progetto alternativo al Ponte Morandi. La Gronda, una sorta di Bretella alternativa, era osteggiata dai Cinque Stelle ed era un progetto di Autostrade per alleggerire il traffico sul viadotto. Meno accreditata la pista delle ripicche politiche per le posizioni antileghiste di Luciano Benetton e soprattutto di Oliviero Toscani.
Ad oggi il problema della revoca della concessione pare complesso: mancherebbero contestazioni esplicite per comportamenti inadempienti od elusivi precedenti al fatto ed in ogni caso sono previste penali tali da renderla sconveniente. Resta il tema dell’inchiesta giudiziaria. Anche se la famiglia è lontana da ruoli operativi, è evidente che errori drammatici sono stati commessi in un qualche punto della catena di comando e in ipotesi è lecito pensare almeno a figure tecniche e manageriali. Del resto lo stesso procuratore capo di Genova Cozzi ha escluso la parola «fatalità» dall’inchiesta e parlato chiaramente di «errore umano» proprio mentre l’ue precisava che «la sicurezza è responsabilità esclusiva del concessionario». Nasce da questa consapevolezza e responsabilità, oltreché dalle dimensioni e dal dolore provocato dalla tragedia, il difficile momento del gruppo.