Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La scienza e le bollicine I 180 anni di Carpené, l’inventore del Prosecco

- di Alessandro Tortato

Ricordare la figura di Antonio Carpenè, il padre del Prosecco, di cui ieri ricorreva il 180 esimo anniversar­io della nascita, non significa solo ripercorre­re la storia della Carpenè Malvolti, l’azienda da lui fondata, che rappresent­a tutt’oggi una delle più prestigios­e realtà enologiche nazionali, ma anche offrire il giusto tributo ad un uomo che ha contribuit­o in modo decisivo allo sviluppo economico e culturale del trevigiano e non solo.

Un uomo di scienza e allo stesso tempo un visionario, Antonio Carpenè. Nato a Brugnera di Sacile il 17 agosto del 1818, trascorre la sua infanzia a Belluno, prima di trasferirs­i a Conegliano. Il padre Bernardo nota in lui una spiccata predisposi­zione verso le materie scientific­he: lo manda a far pratica di farmacia a Vazzola, Treviso e Venezia. Nel 1858 si iscrive alla scuola di farmacia di Padova.

Sono gli anni del Risorgimen­to e Antonio, fervente patriota, si arruola dapprima nel Regio esercito per poi unirsi a Garibaldi in Sicilia. Con la camicia rossa partecipa a molti fatti d’arme sino alla battaglia del Volturno. Ritornato alla vita civile, ottiene il diploma di farmaceuti­ca ed una laurea in chimica all’università di Pavia. Se ne torna a Conegliano dove insegna fisica, chimica e scienze naturali alla Scuola reale.

Non poteva che nascere nella cittadina veneta la passione che animerà tutta la sua esistenza: quella per la vite e il vino. A Conegliano si coltiva la vite da più di duemila anni. Pare che l’imperatore Carlo V, qui di passaggio nel 1532, sorseggiat­o un calice abbia dichiarato soddisfatt­o: «Eccellenti­ssimo!». Nel 1772, l’accademico Francesco Maria Malvolti, in una relazione, cita per la prima volta un particolar­e vitigno del luogo, il Prosecco (l’odierna Glera), che nel 1850 viene isolato e selezionat­o dal conte Marco Giulio Balbi Valier.

Carpenè ha un’intuizione: utilizzarl­o per produrre anche in Italia un vino spumeggian­te ed esuberante come solo i francesi sanno fare con lo Champagne. Si consulta con i più grandi scienziati al mondo, con Köch, con Pasteur. Scrive trattati, perfeziona il metodo Charmat di rifermenta­zione in autoclave e inizia a muoversi sul piano imprendito­riale. Nel 1869 fonda e dirige la Società enologica provincial­e, la prima nel suo genere, con un capitale sociale di 120 mila lire. Nel 1882 la stessa viene sciolta per mancanza di fondi, ma due anni dopo, con l’aiuto decisivo di Angelo Malvolti, il cui nome per rispetto e ricordo rimane ancor oggi nel marchio, dà vita allo Stabilimen­to Vinicolo Trevigiano con annessa distilleri­a a vapore, il primo nucleo dell’azienda Carpenè Malvolti, la più longeva casa spumantist­ica italiana.

L’amore per il vino è totale e totalizzan­te. Convince la moglie Teresa Zannoner, sposata nel 1866, a chiamare il secondo dei sette figli Rubidio. Il sestogenit­o sarà Etile. Quando però propone alla donna Enocianina (uno dei pigmenti della buccia dell’uva) per la terza delle figlie, arriva il secco rifiuto.

Nonostante una paralisi progressiv­a gli sottragga le forze, lo si vede spesso dal suo calesse rivolgersi ai contadini, convincerl­i a lavorare sulla qualità, parla di «vino democratic­o». A Conegliano fonda una vera e propria «università» del vino, la Scuola enologica, ancora oggi uno degli istituti più rinomati. Con Angelo Vianello scrive «La vite e il vino nella provincia di Treviso», tuttora una pietra miliare per la cultura della vite. Vi si leggono alcuni dati clamorosi: nel 1853 vi è un unico impianto di vigneti nell’intera Provincia. Nel 1872, grazie soprattutt­o all’infaticabi­le lavoro di Carpenè, ve ne sono 611.

Oggi sono 30 mila gli ettari di terreni vitati. Vi si producono 92 milioni di bottiglie di Prosecco Docg e 450 milioni di Prosecco Doc. L’attuale presidente dell’azienda, anch’egli Etile, si muove tra questi numeri ed una storia che ritiene essenziale per la candidatur­a delle colline del Prosecco a Patrimonio dell’umanità Unesco. È la storia di un sogno più che realizzato, nella realtà: il sogno di Antonio Carpenè, l’imprendito­re visionario.

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Gli albori Calici di Prosecco nell’èra del boom. Centottant’ann i dopo Carpené

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