Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pedemontana, 5 Stelle all’attacco
Attacco frontale del M5s: «L’opera non si può fermare ma l’assetto finanziario va ribaltato»
Attacco frontale del M5s sulla Pedemontana: «Serve un IV atto aggiuntivo per ribaltare l’assetto finanziario»
Fra Lega e M5s in Regione si apre una voragine d’asfalto. La Pedemontana che il governatore Luca Zaia sta blindando in tutti i modi possibili, inclusa la benedizione del vice premier Matteo Salvini a fine mese, a Jacopo Berti, uomo di Luigi Di Maio in Veneto, non va proprio giù. Al punto che l’ex capogruppo pentastellato di Palazzo Ferro Fini annuncia una linea dura, durissima. Anche alla luce del disastro del viadotto sul Polcevera a Genova. «Zaia ha messo mano tre volte, con altrettanti atti formali, alla Pedemontana - dice sibillino Berti - chissà che con un quarto atto si possa sovvertire il delirante assetto finanziario dell’opera. Ne stiamo parlando con Danilo Toninelli, titolare del Mit: la concessione a Spv è sullo stesso modello di quella dissennata regalata ad Autostrade e ai Benetton. Anzi è peggio perché è un regalo miliardario al concessionario, un regalo garantito addirittura dalle tasse dei cittadini. Parliamo di un margine intorno al 50%, per fare meglio si dovrebbe ripiegare sul traffico di cocaina o armi. E, come per il segreto di Stato sulle concessioni nazionali, vogliamo più trasparenza anche per i carteggi veneti ad esempio sui project della sanità. In Regione Veneto sono troppi i cassetti chiusi». L’attacco del M5s alla giunta Zaia è frontale e senza ombra di sfumature diplomatiche possibili. «In questo caso - ripete Berti - un’opera che doveva costare 800 milioni arriverà a costare 12 miliardi incredibilmente a carico dei cittadini veneti. Una follia che va arginata e su questo non faremo sconti».
L’idea è che lo Stato trovi il modo di intervenire su un’opera al 100% regionale. Prospettiva che i tecnici respingono come inattuabile proprio per la natura regionale dell’infrastruttura a meno che non intervenga una nuova legge ad hoc. Anche se, è pur vero che lo Stato, tramite il Cipe, ha già speso 600 milioni di euro. Anche se il Mit del pentastellato Toninelli al timone è ben deciso a fare le pulci all’intero progetto e fra analisi costi/benefici e richieste di perizie potrebbe rallentare l’iter. «Nessuno pensa realisticamente di poter fermare la superstrada concede Berti - ma sulle condizioni capestro del quadro finanziario si dovrà intervenire eccome perché la Pedemontana vive, da sempre, in una zona grigia, nata con imprinting statale e poi resa regionale. Ci sono tutti i margini per discuterne».
Da parte sua, il governatore, ribatte che «Sulla Pedemontana c’è massima trasparenza: abbiamo mandato conti e carte all’anac, alla Corte dei conti e all’avvocatura di Stato. Non si deve dire che nascondiamo le carte. E poi la parte economica della Pedemontana è pubblica». E, a chiusa, un messaggio chiaro: «La prossima visita del ministro Salvini prevista il 30 agosto potrà sicuramente solo accelerare le cose».
Non sbagliava, forse, chi, fin da subito, indicava nelle infrastrutture l’elemento divisivo nel governo legastellato. Perché, sul territorio, l’alleanza gialloverde non è stata mai più fragile di così. «La mia visione sulle infrastrutture del Nordest - chiosa Berti - è una rivoluzione copernicana che parte da un assunto: Venezia e il Veneto devono essere connesse al mondo. Penso al porto e alla nuova Via della Seta, penso alla Baviera. E, ad esempio in quel caso, la soluzione non è il prolungamento dell’a27, la Venezia-monaco bensì l’hyperloop». E sull’idea avveniristica di Elon Musk di un trasporto ad altissima velocità in capsule contenute in tubi a bassa pressione, Berti pare puntare davvero: «Asfalto e ferro sono concetti di trasporto già obsoleti e non è fantascienza, ricordo che la Girotto di Spresiano ha brevettato Ironlev, il binario a levitazione magnetica proprio per l’hyperloop, peccato qui non vengano considerati». Questo il domani su cui per il M5s bisognerebbe progettare oggi, ma per l’oggi, con i cantieri aperti di Pedemontana e Tav, cosa si dovrebbe fare? La risposta per Berti è tripartita: «Saremo pazzi ma vorremmo che le grandi infrastrutture fossero utili davvero con costi simili a quelli europei e tempi certi di realizzazione. Si parla di holding autostradale del Nordest. Benissimo. La prima cosa da fare è fare tabula rasa di un sistema di capitalismo clientelare di cui Zaia è il garante. È finita la pacchia, anche in Veneto».