Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cari e complicati Viticoltori contro i nuovi voucher
Il mondo dell’agricoltura e della viticoltura boccia immediatamente i nuovi voucher «Prest.o.», appena reintrodotti. Sia Confagricoltura che Cia hanno preso posizione, da Padova a Treviso, dichiarando sin d’ora che i propri aderenti continueranno a utilizzare per la prossima vendemmia i soliti contratti a tempo determinato. Il motivo? «I nuovi voucher sono più onerosi e inoltre comportano un aggravio burocratico per essere utilizzati».
Nove euro nelle tasche dei lavoratori a fronte di un costo aziendale di 13. Più onerosi dei classici contratti a tempo determinato, insomma. Cia e Confagricoltura, seppure con dei distinguo, bocciano i nuovi voucher «Prest.o.» (acronimo di prestazione occasionale).
«Le aziende iscritte alla Cia non useranno i voucher per la prossima vendemmia, semplicemente perché il Decreto Dignità non li ha affatto reintrodotti». Spiega Maurizio Antonini, direttore della Confederazione italiana agricoltori di Padova. «Apprezziamo gli sforzi compiuti dal governo – specifica Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Treviso e Veneto – ma le procedure telematiche restano quelle del 2017. Comporterebbero un carico burocratico che si aggiungerebbe alle ore passate in campagna, diventando ulteriori costi».
Per queste ragioni, le associazioni degli agricoltori hanno annunciato che i loro iscritti continueranno a utilizzare i soliti contratti a tempo determinato. «A fronte di un allungamento da 3 a 10 giorni del periodo in cui è possibile svolgere la prestazione, con “Prest.o.” si impone alle aziende un aggravo sia di burocrazia (iscrizione all’inps, obblighi di comunicazione) che di costi» prosegue Antonini. La nuova disciplina non basterebbe dunque a regolare in modo adeguato e semplificato le prestazioni occasionali e discontinue.
Treviso è la provincia veneta che nel 2016, ultimo anno dei voucher vecchio tipo, ne ha usati di più: 231 mila quelli staccati per i lavoratori impiegati in agricoltura, metà nel solo settore vitivinicolo. Segue Verona, altra provincia a vocazione vitivinicola, con 225 mila ore in agricoltura retribuite attraverso i voucher, a Padova solo 32 mila.
Tra burocrazia e aumento dei costi, secondo Confagricoltura, gli imprenditori sarebbero costretti a optare per i contratti a tempo determinato, «che al momento rimangono l’unico mezzo per regolamentare il lavoro dei vendemmiatori».
A far storcere il naso c’è anche il fatto che non sarà possibile utilizzare i voucher per i lavoratori già assunti nella passata stagione con un contratto a tempo determinato. L’utilizzo, infine, è riservato solo alle imprese che hanno meno di 5 dipendenti, anche se la durata della prestazione occasionale da 3 giorni è stata alzata a 10. La possibilità che qualcuno scelga di dribblare la burocrazia, o i contratti troppo rigidi, aumenta dunque di pari passo con il rischio che vengano ingaggiati lavoratori non contrattualizzati.