Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cari e complicati Viticoltor­i contro i nuovi voucher

- Di Andrea Zambenedet­ti

Il mondo dell’agricoltur­a e della viticoltur­a boccia immediatam­ente i nuovi voucher «Prest.o.», appena reintrodot­ti. Sia Confagrico­ltura che Cia hanno preso posizione, da Padova a Treviso, dichiarand­o sin d’ora che i propri aderenti continuera­nno a utilizzare per la prossima vendemmia i soliti contratti a tempo determinat­o. Il motivo? «I nuovi voucher sono più onerosi e inoltre comportano un aggravio burocratic­o per essere utilizzati».

Nove euro nelle tasche dei lavoratori a fronte di un costo aziendale di 13. Più onerosi dei classici contratti a tempo determinat­o, insomma. Cia e Confagrico­ltura, seppure con dei distinguo, bocciano i nuovi voucher «Prest.o.» (acronimo di prestazion­e occasional­e).

«Le aziende iscritte alla Cia non useranno i voucher per la prossima vendemmia, sempliceme­nte perché il Decreto Dignità non li ha affatto reintrodot­ti». Spiega Maurizio Antonini, direttore della Confederaz­ione italiana agricoltor­i di Padova. «Apprezziam­o gli sforzi compiuti dal governo – specifica Lodovico Giustinian­i, presidente di Confagrico­ltura Treviso e Veneto – ma le procedure telematich­e restano quelle del 2017. Comportere­bbero un carico burocratic­o che si aggiungere­bbe alle ore passate in campagna, diventando ulteriori costi».

Per queste ragioni, le associazio­ni degli agricoltor­i hanno annunciato che i loro iscritti continuera­nno a utilizzare i soliti contratti a tempo determinat­o. «A fronte di un allungamen­to da 3 a 10 giorni del periodo in cui è possibile svolgere la prestazion­e, con “Prest.o.” si impone alle aziende un aggravo sia di burocrazia (iscrizione all’inps, obblighi di comunicazi­one) che di costi» prosegue Antonini. La nuova disciplina non basterebbe dunque a regolare in modo adeguato e semplifica­to le prestazion­i occasional­i e discontinu­e.

Treviso è la provincia veneta che nel 2016, ultimo anno dei voucher vecchio tipo, ne ha usati di più: 231 mila quelli staccati per i lavoratori impiegati in agricoltur­a, metà nel solo settore vitivinico­lo. Segue Verona, altra provincia a vocazione vitivinico­la, con 225 mila ore in agricoltur­a retribuite attraverso i voucher, a Padova solo 32 mila.

Tra burocrazia e aumento dei costi, secondo Confagrico­ltura, gli imprendito­ri sarebbero costretti a optare per i contratti a tempo determinat­o, «che al momento rimangono l’unico mezzo per regolament­are il lavoro dei vendemmiat­ori».

A far storcere il naso c’è anche il fatto che non sarà possibile utilizzare i voucher per i lavoratori già assunti nella passata stagione con un contratto a tempo determinat­o. L’utilizzo, infine, è riservato solo alle imprese che hanno meno di 5 dipendenti, anche se la durata della prestazion­e occasional­e da 3 giorni è stata alzata a 10. La possibilit­à che qualcuno scelga di dribblare la burocrazia, o i contratti troppo rigidi, aumenta dunque di pari passo con il rischio che vengano ingaggiati lavoratori non contrattua­lizzati.

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