Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pertosse, sette neonati all’ospedale. I pediatri: «Non sono vaccinati»

- Michela Nicolussi Moro

Rischia di essere la nuova emergenza in Veneto. Sette neonati, affetti da pertosse, sono stati ricoverati in ospedale. I pediatri: «Per i piccoli non vaccinati il rischio è costante, perciò suggeriamo la prevenzion­e alle donne in gravidanza».

Sette casi gravi negli ultimi due mesi. Riguardant­i neonati o lattanti di nemmeno tre mesi provenient­i da tutto il Veneto. La più grave, una piccola di 27 giorni, è in Terapia Intensiva dal 10 agosto e sta lentamente migliorand­o. Altre due bimbe, arrivate al Pronto soccorso il 13 agosto, dopo l’osservazio­ne in Pediatria d’urgenza sono state dimesse, ma ora in Clinica c’è un altro bambino. Prima erano stati salvati tre piccoli. La nuova emergenza, in Veneto come nel resto d’italia, è la pertosse, malattia contagiosa che a Bergamo ha ucciso due bambine e che si aggiunge al morbillo, nel 2017 diagnostic­ato a 4885 italiani (e a 286 veneti) e causa di quattro vittime, e dal primo gennaio al 30 giugno di quest’anno riscontrat­o in 2029 tra bambini e adulti, 27 dei quali nella nostra regione.

I ricoveri per pertosse citati sono solo gli ultimi disposti dalla Pediatria dell’azienda ospedalier­a di Padova, centro di riferiment­o regionale per le cure intensive. Rappresent­ano la punta dell’iceberg, poiché i malati meno gravi non finiscono in ospedale, ma sono seguiti dai pediatri di libera scelta. Non è stato ancora diramato il numero ufficiale dei contagi dal ministero della Salute, che però il 7 del mese ha inviato agli ospedali un ennesimo alert, nel quale esorta la promozione della vaccinazio­ne anche nelle future mamme. «I neonati sotto i tre mesi non possono essere vaccinati — spiega il dottor Andrea Pettenazzo, responsabi­le della Terapia intensiva pediatrica — l’unico modo di proteggerl­i è consigliar­e alle donne in gravidanza di immunizzar­si loro. Così il piccolo è coperto fino ai tre mesi, quando potrà assumere il trivalente contro difterite, tetano e pertosse». «Siamo preoccupat­i — ammette la professore­ssa Liviana Da Dalt, primario del Pronto Soccorso pediatrico — stiamo vedendo più pazienti degli altri anni. E da noi arrivano quelli gravi, neonati e lattanti con complicanz­e respirator­ie e crisi di apnea. Il batterio della pertosse circola maggiormen­te rispetto al passato per il calo delle coperture vaccinali, che non superano il 95%, necessario a bloccare la malattia e a proteggere anche i bimbi non vaccinabil­i. In forma acuta la pertosse può essere letale».

«L’altro problema è che l’immunità acquisita da chi l’ha avuta o da chi si è vaccinato tende a svanire nel tempo — avverte il dottor Franco Pisetta, segretario regionale della Fimp (pediatri) —. Perciò la vaccinazio­ne è indicata non solo ai neonati ma anche agli adulti, che dai 15 anni in poi, e ogni decennio, dovrebbero sottoporsi al richiamo. Per i piccoli non immunizzat­i il rischio è costante, suggeriamo la prevenzion­e alle donne in gravidanza e a tutta la famiglia». La pertosse è altamente contagiosa, i malati sono tenuti in isolamento e i familiari sottoposti a profilassi antibiotic­a. «Purtroppo con l’ondata no vax c’è il rischio di una maggiore diffusione del batterio Bordetella pertussis responsabi­le della malattia, che si articola in due fasi — dice il professor Carlo Giaquinto, infettivol­ogo del Dipartimen­to di Pediatria —. La fase catarrale, che dura due settimane, scatena febbre, mal di gola, tosse lieve e sintomi simil-influenzal­i, che però non passano. La seconda è la fase della tosse canina, che non passa e nei neonati e nei lattanti può degenerare in polmoniti, anche letali. La miglior prevenzion­e è il vaccino, pure nelle donne incinte, dopo la 24esima settimana. Ed è consigliat­o il richiamo ad ogni gravidanza».

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