Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pertosse, sette neonati all’ospedale. I pediatri: «Non sono vaccinati»
Rischia di essere la nuova emergenza in Veneto. Sette neonati, affetti da pertosse, sono stati ricoverati in ospedale. I pediatri: «Per i piccoli non vaccinati il rischio è costante, perciò suggeriamo la prevenzione alle donne in gravidanza».
Sette casi gravi negli ultimi due mesi. Riguardanti neonati o lattanti di nemmeno tre mesi provenienti da tutto il Veneto. La più grave, una piccola di 27 giorni, è in Terapia Intensiva dal 10 agosto e sta lentamente migliorando. Altre due bimbe, arrivate al Pronto soccorso il 13 agosto, dopo l’osservazione in Pediatria d’urgenza sono state dimesse, ma ora in Clinica c’è un altro bambino. Prima erano stati salvati tre piccoli. La nuova emergenza, in Veneto come nel resto d’italia, è la pertosse, malattia contagiosa che a Bergamo ha ucciso due bambine e che si aggiunge al morbillo, nel 2017 diagnosticato a 4885 italiani (e a 286 veneti) e causa di quattro vittime, e dal primo gennaio al 30 giugno di quest’anno riscontrato in 2029 tra bambini e adulti, 27 dei quali nella nostra regione.
I ricoveri per pertosse citati sono solo gli ultimi disposti dalla Pediatria dell’azienda ospedaliera di Padova, centro di riferimento regionale per le cure intensive. Rappresentano la punta dell’iceberg, poiché i malati meno gravi non finiscono in ospedale, ma sono seguiti dai pediatri di libera scelta. Non è stato ancora diramato il numero ufficiale dei contagi dal ministero della Salute, che però il 7 del mese ha inviato agli ospedali un ennesimo alert, nel quale esorta la promozione della vaccinazione anche nelle future mamme. «I neonati sotto i tre mesi non possono essere vaccinati — spiega il dottor Andrea Pettenazzo, responsabile della Terapia intensiva pediatrica — l’unico modo di proteggerli è consigliare alle donne in gravidanza di immunizzarsi loro. Così il piccolo è coperto fino ai tre mesi, quando potrà assumere il trivalente contro difterite, tetano e pertosse». «Siamo preoccupati — ammette la professoressa Liviana Da Dalt, primario del Pronto Soccorso pediatrico — stiamo vedendo più pazienti degli altri anni. E da noi arrivano quelli gravi, neonati e lattanti con complicanze respiratorie e crisi di apnea. Il batterio della pertosse circola maggiormente rispetto al passato per il calo delle coperture vaccinali, che non superano il 95%, necessario a bloccare la malattia e a proteggere anche i bimbi non vaccinabili. In forma acuta la pertosse può essere letale».
«L’altro problema è che l’immunità acquisita da chi l’ha avuta o da chi si è vaccinato tende a svanire nel tempo — avverte il dottor Franco Pisetta, segretario regionale della Fimp (pediatri) —. Perciò la vaccinazione è indicata non solo ai neonati ma anche agli adulti, che dai 15 anni in poi, e ogni decennio, dovrebbero sottoporsi al richiamo. Per i piccoli non immunizzati il rischio è costante, suggeriamo la prevenzione alle donne in gravidanza e a tutta la famiglia». La pertosse è altamente contagiosa, i malati sono tenuti in isolamento e i familiari sottoposti a profilassi antibiotica. «Purtroppo con l’ondata no vax c’è il rischio di una maggiore diffusione del batterio Bordetella pertussis responsabile della malattia, che si articola in due fasi — dice il professor Carlo Giaquinto, infettivologo del Dipartimento di Pediatria —. La fase catarrale, che dura due settimane, scatena febbre, mal di gola, tosse lieve e sintomi simil-influenzali, che però non passano. La seconda è la fase della tosse canina, che non passa e nei neonati e nei lattanti può degenerare in polmoniti, anche letali. La miglior prevenzione è il vaccino, pure nelle donne incinte, dopo la 24esima settimana. Ed è consigliato il richiamo ad ogni gravidanza».