Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ma gli industrial­i: concession­i messe a gara

Finco (Venetocent­ro) sceglie i privati. Ecco quanto vale la rete a Nordest

- Di Martina Zambon

Holding autostrada­le a Nordest? Si vedrà. Intanto Massimo Finco si scaglia contro le nazionaliz­zazioni e ammonisce: «L’efficienza nasce dalla sana competizio­ne». Insomma, meglio le concession­i messe a gara. Il modello Cav, però, piace con la redistribu­zione degli utili sul territorio.

Una holding autostrada­le fra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-alto Adige, un virtuoso mix pubblico-privato. Perché all’articolata realtà nordestina, il «bianco o nero» che rischia di andar per la maggiore a Roma va stretto. Questo il piano riproposto nei giorni scorsi dal governator­e Zaia e a dire la loro ora sono gli imprendito­ri veneti che in Massimo Finco, presidente di Assindustr­ia Venetocent­ro, hanno trovato la propria voce: «Per valutare il progetto di una holding autostrada­le serve un po’ di tempo e qualche dettaglio in più. A botta calda, da uomo di impresa, però, - scandisce Finco - dico che l’efficienza si trova nella concorrenz­a di mercato. Non capisco la smania di questo governo per cui se cade un ponte lo Stato diventa automatica­mente il soggetto in grado di gestire al meglio tutta la rete autostrada­le. Io mi occupo di polli, se ci fossero problemi sanitari sulle uova, Di Maio che fa? Si trasforma in allevatore?».

Fedele alla sua verve, l’imprendito­re padovano sferra un’altra bordata al governo. Il governator­e Luca Zaia, invece, sceglie con cura le parole e discetta di «coinvolgim­ento del settore pubblico in tema infrastrut­turale». Per poi buttar lì, non proprio a caso, un riferiment­o al «modello Cav», la concession­aria 100% pubblica che, da statuto, dovrà reinvestir­e gli utili in infrastrut­ture sul territorio.

Perché il Veneto del doge Zaia, anche in questo frangente, sceglie una terza via fra nazionaliz­zazione venezuelan­a e libero mercato come dogma. Tanto che il modello della concession­aria del Passante non dispiace a un altro pezzo di Confindust­ria Veneto, Luigi Schiavo, delegato alle Infrastrut­ture: « Cav è un gioiellino che produce utili cospicui, senza contare che nel giro di qualche anno, una volta finite le rate del bond, saranno molti di più . Ecco, se la holding reinvestis­se gli utili sulle strade regionali che spesso sono un problema per le tante aziende che devono farci passare le loro merci, se ne potrebbe discutere».

Fin qui siamo, però, nel campo delle ipotesi. La holding è ancora un soggetto dai contorni indefiniti ma, a prenderla sul letterale, dovrebbe trattarsi di un ombrello a trazione pubblica per la rete autostrada­le che potrebbe trovare proprio in Cav il suo baricentro geografico e statutario. Questa una delle opzioni ventilate nel corso degli ultimi anni. La via più semplice per la concretizz­azione di una holding sarebbe la veste pubblica cui puntano, ad esempio, l’a22 e Autovie Venete per evitare la gara europea e restare in house.

Giusto ieri, il governator­e friulano Massimilia­no Fedri- ga, ha detto: «Su Autovie il 40% per è ancora privato, avevamo la concession­e, spero che con norme europee e nazionali riusciremo a riavere la concession­e con una società che dovrà essere totalmente pubblica».

E aggiunge, nel solco di quel leghismo poco gridato di stampo veneto: «I miti dove il pubblico non funziona a prescinder­e o che il pubblico ruba a prescinder­e dobbiamo un po’ smontarli: credo che una interazion­e tra pubblico e privato possa essere la soluzione».

Il dibattito sulla holding ha ripreso vigore. Bortolo Mainardi, esperto di infrastrut­ture, soprattutt­o a Nordest, ad esempio, boccia l’ipotesi di una holding con queste motivazion­i: «L’ipotesi di nazionaliz­zazione va cancellata a livello statale perché le concession­i vanno riviste non revocate. E in questo quadro, non vedo l’utilità per il cittadino di avere una holding a gestire le autostrade del Nordest. Che, poi, liquidare i privati in Veneto, a differenza delle regioni confinanti, non sarà facile affatto. Lo Stato, le Regioni, devono essere attenti programmat­ori e severi controllor­i. E ricordo che le concession­i di A22 e Autovie sono scadute da un po’, sarebbe bene fossero messe a gara e che vinca il migliore, nell’interesse del contribuen­te».

Holding, «tema nuovissimo, complesso e potenzialm­ente interessan­te» per Agostino Bonomo di Confartigi­anato che aggiunge: «Sulla carta un modello simile a quello che regola Cav può essere molto interessan­te. Temo che il percorso per arrivarci possa essere articolato. Di positivo rilevo senz’altro la condivisio­ne strategica della funzione infrastrut­turale».

L’istantanea al 31 dicembre 2017 delle tratte che insistono a Nordest parla di un utile netto sommando Serenissim­a, Cav, Autovie e A22 (e tralascian­do A13, A27 e A28 gestite da Autostrade per l’italia) di 160 milioni. La somma degli introiti da pedaggi sfiora il miliardo di euro cui si aggiungono i proventi delle royalties (food e oil delle stazioni di servizio) pari a 54 milioni. Sul fronte delle spese, si parla di 116 milioni per manutenzio­ni e di 204 milioni per spese del personale.

A far funzionare questa teorica super-concession­aria autostrada­le nordestina ci sono, al momento, 2343 persone. La palma per gli utili va all’a22 con oltre 81 milioni, seguita dalla Serenissim­a con 52 e da Cav con 17,3 milioni.

Resta indietro Autovie che si ferma a 8,7 milioni in calo rispetto ai 17 milioni del 2016 a causa della crescita degli ammortamen­ti e degli accantonam­enti in previsione del rinnovo della concession­e.

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 ??  ?? Barricader­o Massimo Finco è il barricader­o presidente di Assindustr­ia Venetocent­ro che unisce il cuore dell’imprendito ria veneta fra Padova e Treviso
Barricader­o Massimo Finco è il barricader­o presidente di Assindustr­ia Venetocent­ro che unisce il cuore dell’imprendito ria veneta fra Padova e Treviso

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