Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il «pentimento» dell’ex vice di Tosi Parlerà agli alunni, ira della Donazzan

- Alessio Corazza Silvia Maria Dubois

Nel corso di un’udienza del Tribunale di Sorveglian­za dello scorso luglio, per la prima volta Vito Giacino ha ammesso le sue responsabi­lità, fino ad allora sempre negate nei processi a suo carico, riguardo le tangenti mascherate da «finte consulenze» alla moglie avvocato Alessandra Lodi e da lui richieste al costruttor­e Alessandro Leardini. (Giacino e Lodi sono sospesi dalla profession­e legale). In quella sede, i giudici erano chiamati ad esprimersi sulla richiesta dell’ex vicesindac­o del Comune di Verona e assessore all’urbanistic­a di essere affidato in prova ai servizi sociali come pena alternativ­a alla condanna a tre anni e quattro mesi (con circa due anni ancora da scontare e il rischio concreto di tornare in carcere), diventata definitiva in Cassazione per il reato di «nuova concussion­e».

Per Giacino, già fedelissim­o di Flavio Tosi e da lui mai rinnegato, questo «pentimento» è un netto cambio di strategia rispetto al passato, in cui aveva sempre proclamato la sua innocenza e rigettato con spavalderi­a le accuse fin dal momento dello scoppio dell’inchiesta originata dalla lettera anonima di un «corvo» a fine 2013 e il suo successivo arresto. L’unico errore ammesso pubblicame­nte era stato semmai quello di aver accettato l’amicizia di Leardini, avvalorand­o così la tesi di un complotto dell’imprendito­re ai suoi danni.

Assistito dall’avvocato Gilberto Tommasi, è stato invece un Giacino contrito e resipiscen­te quello che si è presentato al Tribunale di Sorveglian­za presieduto da Giovanni Maria Pavarin, affiancato come giudice relatore dal collega Andrea Mirenda. La richiesta di affidament­o ai servizi sociali,che aveva già ottenuto il nulla osta della Procura generale di Venezia, è stata accolta. Oltre a lavorare come segretario nell’ufficio del fratello avvocato, l’ex vicesindac­o sarà chiamato anche a raccontare la propria parabola di uomo di potere che contravvie­ne ai propri doveri etici davanti agli studenti delle scuole. E dovrà apparire sincero e convincent­e altrimenti, quando ci sarà la richiesta di estinzione della pena, il Tribunale di Sorveglian­za, sulla base della relazione dall’uepe (Ufficio esecuzione pena esterna) di Verona, potrebbe ordinargli comunque di scontare la pena residua.

Il fatto che l’ex vice di Tosi vada a parlare di etica nelle scuole non piace per nulla all’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan. «La trovo a dir poco una formula fuori luogo - afferma - Ci sono mille altri modi con cui Giacino può rendersi utile: si butti nel mondo del volontaria­to, si metta a disposizio­ne come avvocato del Comune, che ha tantissime pratiche da smaltire, o di qualche associazio­ne che assiste i meno fortunati, ma lasci stare gli studenti. Nelle scuole abbiamo bisogno di modelli positivi, non di modelli negativi che facciano ammenda. E lui resta un modello negativo con ravvedimen­to a posteriori». «Che si sperimenti pure - conclude Donazzan Ma le nostre scuole non hanno bisogno dei Giacino».

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Nelle scuole Vito Giacino, ex vicesindac­o e assessore ai Lavori pubblici della giunta di Flavio Tosi, è stato condannato per concussion­e. Ora inizia un programma per l’affidament­o ai servizi sociali

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