Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

LE PARTITE POST ESTIVE

- Di Davide Rossi

La chiusura degli ombrelloni e la ripresa della quotidiani­tà cittadina si preannunci­a densa di incertezze politiche. L’estate aveva fatto breccia con i primi tentenname­nti attorno al cosiddetto «decreto dignità», cui sono seguite le tensioni sulle grandi opere, quindi le polemiche politiche di queste ore che si stanno susseguend­o circa la problemati­ca gestione della tragedia genovese. Sono tutti tasselli che paventano scenari complessi, sia a livello nazionale che periferico. Da una parte una maggioranz­a che dovrà rimboccars­i le maniche per far quadrare posizioni alquanto distanti – e che sottendono tipologie di elettorato ben differenti – in vista di una legge di stabilità in cui dover accorpare promesse non sempre facilmente coniugabil­i tra loro. Dall’altra non si deve sottovalut­are il progressiv­o avviciname­nto alle elezioni regionali ed europee previste per la primavera del 2019, davanti alle quali le due forze di maggioranz­a dovranno decidere se correre assieme oppure separate e, in questa seconda prospettiv­a, comprender­e come assecondar­e scelte di governo condivise, con una campagna elettorale da avversari. Come se ciò non bastasse, tra due mesi ricorre l’anniversar­io del referendum consultivo sull’autonomia svoltosi in Lombardia e in Veneto lo scorso 22 ottobre e sarà un ovvio momento di riflession­e sui passi prodotti in relazione a questo tema e su quanto, invece, ancora rimane da sviluppare.

Non è una coincidenz­a che la Lega abbia preteso il Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie, oggi per l’appunto guidato da una vicentina, come pure – a rimarcare l’«approccio settentrio­nale» – il sottosegre­tario del predetto dicastero sia un lombardo.

Un quadro instabile, da cui, però, non si sa se attendersi grossi sconvolgim­enti per la mancanza di serie alternativ­e: infatti, nella lenta torsione dei rapporti partitici dalle consuete coordinate destra-sinistra a quelle ora tanto in voga populisti-elitaristi – con i primi che, adesso, hanno l’arduo compito di dover gestire l’imperium –, i classici partiti a vocazione europeista e moderata sono in evidente difficoltà e faticano a trovare una nuova anima e un tema vincente cui aggrappars­i.

In questo contesto diventeran­no fondamenta­li le richieste dei gruppi di pressione e le tensioni che inevitabil­mente si formeranno attorno a quelle questioni nei cui confronti gli stessi partiti hanno posizioni divergenti e appaiono internamen­te divisi. Proprio il problema dei rapporti tra centro e periferia pare stia uscendo dall’agenda politica a scapito di una rimodulazi­one delle aliquote fiscali (flat tax al momento pare un termine non totalmente appropriat­o per le proposte che si sentono sviluppare) o della rilevanza sempre più assunta dalle problemati­che legate ai flussi migratori, in una sorta di continuo baratto tematico.

L’auspicio è che qualcuno rammenti l’insegnamen­to di uno statista scomparso una cinquantin­a di anni or sono, ma da cui oggi sembra ci dividano ere geologiche, quel Winston Churchill per il quale «quando occorre tenere in mano una caffettier­a bollente, è meglio non rompere il manico finché non si è sicuri di averne un altro ugualmente comodo e pratico o comunque finché non si abbia a portata di mano uno strofinacc­io».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy