Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
LE PARTITE POST ESTIVE
La chiusura degli ombrelloni e la ripresa della quotidianità cittadina si preannuncia densa di incertezze politiche. L’estate aveva fatto breccia con i primi tentennamenti attorno al cosiddetto «decreto dignità», cui sono seguite le tensioni sulle grandi opere, quindi le polemiche politiche di queste ore che si stanno susseguendo circa la problematica gestione della tragedia genovese. Sono tutti tasselli che paventano scenari complessi, sia a livello nazionale che periferico. Da una parte una maggioranza che dovrà rimboccarsi le maniche per far quadrare posizioni alquanto distanti – e che sottendono tipologie di elettorato ben differenti – in vista di una legge di stabilità in cui dover accorpare promesse non sempre facilmente coniugabili tra loro. Dall’altra non si deve sottovalutare il progressivo avvicinamento alle elezioni regionali ed europee previste per la primavera del 2019, davanti alle quali le due forze di maggioranza dovranno decidere se correre assieme oppure separate e, in questa seconda prospettiva, comprendere come assecondare scelte di governo condivise, con una campagna elettorale da avversari. Come se ciò non bastasse, tra due mesi ricorre l’anniversario del referendum consultivo sull’autonomia svoltosi in Lombardia e in Veneto lo scorso 22 ottobre e sarà un ovvio momento di riflessione sui passi prodotti in relazione a questo tema e su quanto, invece, ancora rimane da sviluppare.
Non è una coincidenza che la Lega abbia preteso il Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie, oggi per l’appunto guidato da una vicentina, come pure – a rimarcare l’«approccio settentrionale» – il sottosegretario del predetto dicastero sia un lombardo.
Un quadro instabile, da cui, però, non si sa se attendersi grossi sconvolgimenti per la mancanza di serie alternative: infatti, nella lenta torsione dei rapporti partitici dalle consuete coordinate destra-sinistra a quelle ora tanto in voga populisti-elitaristi – con i primi che, adesso, hanno l’arduo compito di dover gestire l’imperium –, i classici partiti a vocazione europeista e moderata sono in evidente difficoltà e faticano a trovare una nuova anima e un tema vincente cui aggrapparsi.
In questo contesto diventeranno fondamentali le richieste dei gruppi di pressione e le tensioni che inevitabilmente si formeranno attorno a quelle questioni nei cui confronti gli stessi partiti hanno posizioni divergenti e appaiono internamente divisi. Proprio il problema dei rapporti tra centro e periferia pare stia uscendo dall’agenda politica a scapito di una rimodulazione delle aliquote fiscali (flat tax al momento pare un termine non totalmente appropriato per le proposte che si sentono sviluppare) o della rilevanza sempre più assunta dalle problematiche legate ai flussi migratori, in una sorta di continuo baratto tematico.
L’auspicio è che qualcuno rammenti l’insegnamento di uno statista scomparso una cinquantina di anni or sono, ma da cui oggi sembra ci dividano ere geologiche, quel Winston Churchill per il quale «quando occorre tenere in mano una caffettiera bollente, è meglio non rompere il manico finché non si è sicuri di averne un altro ugualmente comodo e pratico o comunque finché non si abbia a portata di mano uno strofinaccio».