Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dallo Zar allo smartphone quei 109 anni avventuros­i del carabinier­e Giovanni

È il carabinier­e più vecchio d’italia, in pensione da 66 anni «Nel ‘45 sono tornato a piedi da Monaco»

- Di Benedetta Centin

Il giorno in cui è nato Giovanni Quarisa, il 24 agosto 1909, il Corriere della Sera usciva con la notizia dell’«agitazione per la venuta dello Zar» e della polemica sull’associazio­ne magistrati considerat­a anticostit­uzionale secondo lo Statuto del Regno. Il Regno. Appunto, un’altra epoca. E di quei tempi nella casa di Bassano del Grappa rimane una scatola piena di foto ingiallite e incartapec­orite, anche di impiccati all’epoca di Mussolini, ma pure un libretto al portatore numero uno della Banca San Paolo di Torino, filiale di Dubrovnik (Ragusa) in cui l’ex carabinier­e più longevo d’italia è stato fatto prigionier­o nel 1943 e rinchiuso in un campo di prigionia. Questo prima della deportazio­ne in Germania, Baviera.

Un altro mondo. Che il terzo uomo più vecchio d’italia originario di Crespano, Treviso, ha vissuto a pieno. Portando il suo già pesante e a tratti ingombrant­e bagaglio di vita, con la dolorosa esperienza della seconda guerra mondiale tatuata nell’anima, in un nuovo secolo. Quello di prodigi tecnologic­i e identità virtuali. Un mondo che l’ex appuntato, 109 candeline spente ieri a Bassano attorniato dall’affetto (e dagli omaggi) dell’arma tra gli ufficiali che gli hanno fatto visita il comandante interregio­nale, generale di corpo d’armata, Aldo Visone - del sindaco Riccardo Poletto e della sua grande famiglia (2 figlie, quattro nipoti e 10 pronipoti), sta vivendo con gli occhi di un bambino. Entusiasta, morbosamen­te curioso. Lui che, ancora molto lucido di testa, con stazioni e date in cui ha prestato servizio che sa a memoria nonostante siano passati 66 anni dal suo congedo avvenuto a Bassano, non ha alcuna intenzione di rimanere indietro. «Perché – fa sapere indicandos­i il petto – qui dentro funziona tutto bene, solo le gambe non vanno, forse perché le ho usate troppo da giovane, quando, lavorando al Brennero, divenni un bravo sciatore e vinsi diverse coppe».

Quelle gambe che, nel 1945, finita la guerra, gli hanno permesso di tornare a casa a piedi, saltando sui treni o su carretti, unico sopravviss­uto dei suoi cinque compagni al viaggio della disperazio­ne. Con la moglie, la compaesana Erminia Dalan e le figlie Vilma e Mirella, che hanno stentato a riconoscer­lo arrivato a Levico. Quelle stesse gambe che solo pochi giorni fa l’ultracente­nario voleva tornare ad usare.

La testa, quella sì, vuole andare ancora lontano. «Spedite le foto con il telefono? E quanto ci metteranno ad arrivare?» insiste con la nipote Alessandra, che ha i suoi stessi occhi azzurri e lo stesso sorriso. Lo ha ereditato pure la prima pronipote femmina, Anna (figlia di Alessandra), che proprio ieri ha compiuto gli anni come lui, ma venti.

Nonno Giovanni, per quanto ammetta di non sentirsi più giovane - eppure ha snobbato l’amica «morosa» di appena un anno meno di lui «perché troppo vecchia» - per grinta e vitalità può far invidia ai teenager. Per quella sua fame di mondo. Dai grandi ipermercat­i da scoprire – quelli in cui era lui a portare la badante e non viceversa - che gli fanno ricordare, civico per civico, ogni bottega del secolo scorso, alle auto che lui considera «di lusso», con dispositiv­i tecnologic­i installati sul cruscotto che quasi accarezza, incredulo. «E mi viene voglia di rifarmi la patente – sorride – ma dove avete messo la mia auto?». L’ex appuntato a vent’anni aveva già la patente in tasca - «e non era da tutti allora, nel 1929» - e l’ha mantenuta fino ai 101. Solo l’anno prima aveva caricato tutti i dieci nipoti in un mono- volume per portarli sul monte Grappa. E quella abilitazio­ne alla guida gli è tornata utile anche dopo che, a 42 anni, già in pensione, trovò lavoro come autista per imprendito­ri e negozianti della zona, quindi in una stazione di servizio e in un elettrauto. «Non ho mai arrestato nessuno nella mia vita, e non ho mai patito la fame, anche in tempo di guerra trovavo sempre patate, bucce o pane - racconta - anche quando ero stato deportato in Baviera e lavoravo in una fabbrica d’aerei un ufficiale della Luftwaffe a cui pulivo l’ufficio mi faceva trovare sempre un tozzo di pane». E sale la commozione. Dell’epoca della guerra, della prigionia, l’ultracente­nario conserva ancora un diario, che avrebbe voluto riscrivere: pagine dolorose, che gli tolgono la parola, che gli segnano il viso di lacrime. E a chi gli chiede il segreto della sua longevità Quarisa risponde: «Mangiare poco e non arrabbiars­i, perché toglie anni di vita, mettere da parte i problemi e sorridere, fregarsene delle maldicenze e mandare a quel paese la gente quando serve». Insomma, sano egoismo condito con un pizzico di leggerezza e giusta distanza. Ancor più chiara quando gli chiedi un consiglio per i più giovani: «Che facciano come vogliono».

” Ho avuto la patente fino a 101 anni e con tutte queste auto di lusso in giro mi viene voglia di tornare a guidare

” Ho sempre trovato chi mi aiutava, internato in Germania un ufficiale della Luftwaffe mi lasciava del pane

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 ?? (primo da sinistra) ?? Motori A Spalato nel 1941, l’anno prima era entrato nel 6° Corpo d’armata, sezione autisti Bologna
(primo da sinistra) Motori A Spalato nel 1941, l’anno prima era entrato nel 6° Corpo d’armata, sezione autisti Bologna
 ??  ?? In famiglia Con l’amata moglie Erminia Dalan, deceduta all’età di 90 anni e dalla quale ha avuto le figlie Vilma e Mirella
In famiglia Con l’amata moglie Erminia Dalan, deceduta all’età di 90 anni e dalla quale ha avuto le figlie Vilma e Mirella
 ??  ?? Sciatore Quarisa, in servizio alla stazione del Brennero dal 1938 al 1940, con gli sci ai piedi vinse diverse coppe
Sciatore Quarisa, in servizio alla stazione del Brennero dal 1938 al 1940, con gli sci ai piedi vinse diverse coppe
 ??  ?? L’ex appuntato Originario di Crespano del Grappa, Treviso, abita da oltre 70 anni a Bassano
L’ex appuntato Originario di Crespano del Grappa, Treviso, abita da oltre 70 anni a Bassano

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