Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Decine di archistar per dare un volto al nuovo campus del Bo alla «Piave»
Tra i sessanta progetti presentati spiccano i nomi di Boeri e dello studio Foster
La ceralacca custodiva una piacevole sorpresa: un lungo elenco di archistar da ogni angolo d’europa. Ci sono molti nomi illustri tra i 60 candidati che sognano di convertire l’ex caserma Piave di riviera Paleocapa nel campus universitario di scienze sociali ed economiche «Piavefutura»: l’apertura pubblica delle 62 buste è avvenuta ieri mattina a Palazzo Storione, sede degli uffici amministrativi del Bo, e la verifica dei documenti è andata avanti tutto il giorno. Il seggio di gara presieduto da Giuseppe Olivi, dirigente dell’area Approvvigionamenti, patrimonio e logistica dell’ateneo, per ora ha escluso due domande pervenute oltre i termini del bando, fissati alle 12 del 7 agosto. I lavori della giuria continueranno nei prossimi giorni con la richiesta di eventuali integrazioni, per cui l’elenco definitivo dei candidati ammissibili al
concorso di progettazione verrà reso noto tra due settimane.
Ma nell’attesa della prima scrematura, trapela la soddisfazione per la qualità dei concorrenti: tra i tanti raggruppamenti temporanei di impresa che hanno presentato la domanda spiccano le collaborazioni internazionali e gli studi di architettura blasonati. La carrellata inizia da Boris Podrecca, l’archistar italo-sloveno che nel 2010 aveva disegnato i grattacieli del progetto Pp1 vicino alla Stazione (poi tramontato) e che questa volta spera di avere miglior fortuna. A seguire c’è lo studio Sauerbrach Hutton di Berlino, che ha realizzato il polo culturale M9 di Mestre. Lo studio londinese Foster & Partners può sfoggiare l’aeroporto internazionale di Pechino in Cina e molto altro ancora, dai grattacieli di Wall Street ai centri direzionali di Rio de Janeiro. Molto nutrita la pattuglia spagnola: lo studio Barozzi/veiga si è specializzato nei centri culturali, come dimostrano i progetti selezionati per le Concert Hall di Monaco di Baviera ed Edimburgo. Cruz Y Ortiz Arquitectos, un altro studio spagnolo, ha una certa dimestichezza con l’ambiente accademico: è sua infatti la firma sul campus di Scienze della vita dell’università di Granada, ma anche sul campus della Scuola universitaria professionale di Lugano. Nel portfolio di Bofill Arquitectura (Barcellona) figura il Politecnico Mohammed VI di Ben Guerir (Marocco), ma anche il maestoso W Hotel Barcellona e il terminal 1 dell’aeroporto catalano.
Da Parigi arriva invece la domanda di Jacques Ferrier Architecture, che ha lavorato al Collège de France e si è occupato anche di hotel e metropolitane. Alejandro Zaera Paolo, titolare di uno studio con sede a Londra, ha progettato la Beuth University di Berlino, l’università Canteen di Weifang in Cina e il campus di Mendrisio in Svizzera. Tra i progetti in corso dello studio francese Wilmotte & Associes, invece, ci sono un campus di scienze a Parigi, un centro congressi a Metz e una torre a Dakar.
Per quanto riguarda gli italiani si segnala Stefano Boeri, architetto celebre per aver realizzato il Bosco verticale nel centro direzionale di Milano; lo studio Albini associati di Milano, che fa parte della cordata guidata dallo studio Miralles Tagliabue di Barcellona, ha progettato l’ampliamento di Palazzo dei Diamanti a Ferrara e il recupero della Villa Reale di Monza, mentre lo studio Carlo Ratti di Torino ha ottenuto commesse da Toronto a Singapore. Al concorso partecipano anche diversi studi di architettura veneti, tra cui quelli veneziani di Giorgio Macola e quello di Vio-fassina.