Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Decine di archistar per dare un volto al nuovo campus del Bo alla «Piave»

Tra i sessanta progetti presentati spiccano i nomi di Boeri e dello studio Foster

- Alessandro Macciò

La ceralacca custodiva una piacevole sorpresa: un lungo elenco di archistar da ogni angolo d’europa. Ci sono molti nomi illustri tra i 60 candidati che sognano di convertire l’ex caserma Piave di riviera Paleocapa nel campus universita­rio di scienze sociali ed economiche «Piavefutur­a»: l’apertura pubblica delle 62 buste è avvenuta ieri mattina a Palazzo Storione, sede degli uffici amministra­tivi del Bo, e la verifica dei documenti è andata avanti tutto il giorno. Il seggio di gara presieduto da Giuseppe Olivi, dirigente dell’area Approvvigi­onamenti, patrimonio e logistica dell’ateneo, per ora ha escluso due domande pervenute oltre i termini del bando, fissati alle 12 del 7 agosto. I lavori della giuria continuera­nno nei prossimi giorni con la richiesta di eventuali integrazio­ni, per cui l’elenco definitivo dei candidati ammissibil­i al

concorso di progettazi­one verrà reso noto tra due settimane.

Ma nell’attesa della prima scrematura, trapela la soddisfazi­one per la qualità dei concorrent­i: tra i tanti raggruppam­enti temporanei di impresa che hanno presentato la domanda spiccano le collaboraz­ioni internazio­nali e gli studi di architettu­ra blasonati. La carrellata inizia da Boris Podrecca, l’archistar italo-sloveno che nel 2010 aveva disegnato i grattaciel­i del progetto Pp1 vicino alla Stazione (poi tramontato) e che questa volta spera di avere miglior fortuna. A seguire c’è lo studio Sauerbrach Hutton di Berlino, che ha realizzato il polo culturale M9 di Mestre. Lo studio londinese Foster & Partners può sfoggiare l’aeroporto internazio­nale di Pechino in Cina e molto altro ancora, dai grattaciel­i di Wall Street ai centri direzional­i di Rio de Janeiro. Molto nutrita la pattuglia spagnola: lo studio Barozzi/veiga si è specializz­ato nei centri culturali, come dimostrano i progetti selezionat­i per le Concert Hall di Monaco di Baviera ed Edimburgo. Cruz Y Ortiz Arquitecto­s, un altro studio spagnolo, ha una certa dimestiche­zza con l’ambiente accademico: è sua infatti la firma sul campus di Scienze della vita dell’università di Granada, ma anche sul campus della Scuola universita­ria profession­ale di Lugano. Nel portfolio di Bofill Arquitectu­ra (Barcellona) figura il Politecnic­o Mohammed VI di Ben Guerir (Marocco), ma anche il maestoso W Hotel Barcellona e il terminal 1 dell’aeroporto catalano.

Da Parigi arriva invece la domanda di Jacques Ferrier Architectu­re, che ha lavorato al Collège de France e si è occupato anche di hotel e metropolit­ane. Alejandro Zaera Paolo, titolare di uno studio con sede a Londra, ha progettato la Beuth University di Berlino, l’università Canteen di Weifang in Cina e il campus di Mendrisio in Svizzera. Tra i progetti in corso dello studio francese Wilmotte & Associes, invece, ci sono un campus di scienze a Parigi, un centro congressi a Metz e una torre a Dakar.

Per quanto riguarda gli italiani si segnala Stefano Boeri, architetto celebre per aver realizzato il Bosco verticale nel centro direzional­e di Milano; lo studio Albini associati di Milano, che fa parte della cordata guidata dallo studio Miralles Tagliabue di Barcellona, ha progettato l’ampliament­o di Palazzo dei Diamanti a Ferrara e il recupero della Villa Reale di Monza, mentre lo studio Carlo Ratti di Torino ha ottenuto commesse da Toronto a Singapore. Al concorso partecipan­o anche diversi studi di architettu­ra veneti, tra cui quelli veneziani di Giorgio Macola e quello di Vio-fassina.

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