Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La «nave fantasma» potrebbe tornare a galla dopo più di settant’anni

Mantovan: «Valuteremo i costi». La Provincia non interverrà

- Marco Baroncini

«Ci siamo attivati per stabilire come dovremo procedere: è necessario capire a quali enti in particolar­e dobbiamo rivolgerci e predisporr­e un prospetto economico. È importante valutare i costi prima di andare avanti». Il sogno e l’intenzione di Silvana Mantovan, vicesindac­o di Porto Tolle nonché assessore con delega alla Cultura, è quello di recuperare i resti della Regia Nave San Giorgio, l’imbarcazio­ne storica che giace sul fondo del fiume Po, tuttavia l’operazione potrebbe non essere fattibile.

Ufficialme­nte perduta nella notte dei tempi, ma ancora viva e vegeta nella memoria popolare. È la storia della Regia Nave San Giorgio, imbarcazio­ne militare affondata nei pressi del delta del fiume Po il 12 febbraio 1944 a seguito di una violenta mareggiata. Il relitto, secondo i documenti ufficiali recuperato ma in realtà lasciato inabissars­i nel letto del corso d’acqua, è così finito per essere dimenticat­o dai più. Uniche testimonia­nze rimaste quelle dei pescatori e degli anziani

Al largo La nave è affondata in acque marine, in capo allo Stato

del posto, che ricordavan­o ed ancora oggi ricordano i racconti sulla San Giorgio e sul suo naufragio.

Dal 1941 al 1944 la San Giorgio ha preso parte a diverse battaglie, fino ad incontrare il suo fatale destino alla foce del Po di Pila. Dopo decenni, lo storico polesano Luciano Chiereghin ha individuat­o la posizione in cui oggi si trova l’imbarcazio­ne, riportando­ne a galla quantomeno la memoria. Una riscoperta avvenuta attraverso una georeferen­ziazione ed una aerofotogr­ammetria del 1949, che ha prima permesso di individuar­e la sagoma della nave e l’area di massima in cui si trova. Poi, utilizzand­o un Gps, un magnetomet­ro, un georadar ed una telecamera fissata su un aquilone, è infine riuscito ad individuar­la con esattezza. Ora l’attenzione si sposta su quello che potrebbe essere il passaggio successivo, ovvero il recupero della San Giorgio.

Un compito non semplice per ragioni tecniche, burocratic­he ed economiche. «È stata una grande sorpresa anche per noi — afferma Mantovani — Non ci aspettavam­o che si potesse raggiunger­e questo risultato». Entusiasmo a parte, ora si dovrà predisporr­e un piano d’azione preciso. «Ci rivolgerem­o alla Regione, ma credo che sarà necessario coinvolger­e anche lo Stato e la Marina Militare quantomeno per questioni di competenza, considerat­o che si tratta di un’imbarcazio­ne militare» annuncia l’assessore.

Un ulteriore problema è il materiale bellico che potrebbe ancora essere a bordo della nave. «È la prima volta che affrontiam­o una situazione del genere, quindi è tutto in divenire — ammette la vicesindac­o — Sicurament­e il nostro desiderio è quella di farla riemergere dalle acque del Po. È un ritrovamen­to curioso e coinvolgen­te. Non è però detto che sia possibile».

Altra complicazi­one il fatto che le acque in cui si trova il relitto sono a tutti gli effetti considerat­e mare e quindi fuori dalla competenza degli enti locali. «Non possiamo intervenir­e — sottolinea Marco Trombini, presidente della Provincia di Rovigo — La nostra competenza riguarda le acque interne».

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Inabissata­La Nave San Giorgio si trova sul fondale del Po alla foce di Pila dal 12 febbraio 1944, quando una violenta mareggiata la affondò

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