Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I prefetti al ministro «Ci dica che fare»

- Silvia Madiotto

Ai prefetti veneti, in materia di immigrazio­ne e capitolati per l’accoglienz­a, nulla è dato a sapere e questa situazione si fa sempre più pesante, fino al punto di scrivere al ministero dell’interno per chiedere delle spiegazion­i su come procedere con la gestione dei migranti nei grandi hub. Ieri si sono riuniti a Treviso, e quello che ne emerge è una sorta di isolamento, un clima «sospeso» per usare parole loro, di «sacrifici fatti in silenzio». Ospiti del prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, c’erano il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto, di Padova Renato Francesche­lli, di Vicenza Umberto Guidato e di Belluno Francesco Esposito e il viceprefet­to vicario di Verona (la prefetta di Rovigo ha delegato un collega). Il colloquio è durato oltre due ore. «L’obiettivo è di alleggerir­e le strutture più appesantit­e - dice Laganà anche se la situazione oggi è tranquilli­zzante. Abbiamo solo la circolare inviata a inizio estate ai capi dipartimen­to, con indicazion­i di rivedere il capitolato ancora in fase di redazione. Abbiamo scritto al ministro per capire se procedere o fermarci, aspettiamo delucidazi­oni su Treviso e Oderzo, non abbiamo certezze, non conosciamo le nuove regole. È una situazione sospesa». Il bando di Cona non è ancora stato revocato da Zappalorto (non risultano altri casi simili in Veneto): «La circolare del ministero ci induce a riflettere e attendere». Ma subito dopo il vertice ha voluto visitare la caserma Serena di Treviso, gestita da Nova Facility che aveva ottenuto l’affidament­o dell’hub di Cona: «Me ne hanno parlato bene – ha detto Zappalorto - potrebbe capitare che un giorno quelli che la stanno gestendo vengano anche in provincia di Venezia». Superata la fase emergenzia­le degli sbarchi, ora la preoccupaz­ione è nel futuro: «Ciò che accade in Libia e in altri luoghi del Mediterran­eo, può avere conseguenz­e in Italia».

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