Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La caccia al killer finita in un’area di servizio

- Di Giacomo Costa

Dalla scena del delitto è scappato a piedi, attraverso i campi, mentre carabinier­i e tecnici della scientific­a erano ancora impegnati a capire cosa fosse successo alla sua vittima. Ma in testa aveva un piano di fuga chiaro, che comprendev­a l’autostrada A4 e l’automobile di sua moglie, una vecchia Volkswagen Passat grigio perla che ha recuperato a casa della suocera.

Zoran Lukijanovi­c, latitante da più di un mese, ormai sapeva come non farsi trovare e ieri, quando ha messo in atto il suo piano omicida, probabilme­nte aveva già deciso come sarebbe terminata la sua corsa contro le forze dell’ordine: fermo alla stazione di servizio di Arino Est, l’auto parcheggia­ta tra l’area di sosta dei tir e il punto ristoro, quando ha visto avvicinars­i la volante blu della stradale ha prima sparato un paio di colpi in aria per intimidire gli agenti, per guadagnare appena qualche istante, poi si è infilato la canna della pistola in bocca e ha fatto fuoco di nuovo. Eppure si sarebbe spento solo a distanza di qualche ora: il proiettile non si è rivelato subito fatale, l’elicottero del Suem ha fatto in tempo a portare il suo corpo esanime fino all’ospedale di Padova, in condizioni gravissime. Lukijanovi­c è stato dichiarato clinicamen­te morto nel pomeriggio: la ferita che si era procurato troppo grave anche per i medici padovani.

Il 40enne di origine serba ieri ha raggiunto l’area di sosta autostrada­le intorno alle 12.30, dopo quasi settanta chilometri di fuga. Per allora la polizia stradale aveva però già avuto ordine di cercare quella vecchia automobile dal colore particolar­e. Lukijanovi­c ha preso lo svincolo per l’area di servizio e, invece di proseguire dritto verso il parcheggio auto e il punto ristoro, ha tenuto la destra, infilandos­i nel park riservato ai mezzi pesanti; in quel momento l’area era quasi del tutto sgombra, solo un paio di camion fermi in sosta e nessuna telecamera (a differenza del passaggio a sinistra). Si è fermato a cavallo tra l’area tir e i primi stalli per gli automobili­sti, senza farsi notare dal personale di Ristop e del distributo­re di benzina, che a malapena si è reso conto di quanto è accaduto. Eppure qualcuno deve aver visto quel conducente irrequieto che continuava a entrare e uscire.

La polizia l’ha raggiunto in pochissimo tempo: alla prima volante, tenuta a distanza dai

colpi d’avvertimen­to del fuggiasco, si sono aggiunti subito altri mezzi delle forze dell’ordine. Quando il 40enne si è sparato è arrivato anche l’elisoccors­o. Solo allora, nel trambusto generale, i tanti viaggiator­i e i lavoratori del punto ristoro sono usciti a cercare di capire cosa stesse succedendo.

Mentre Lukijanovi­c veniva portato d’urgenza in ospedale le tute bianche della scientific­a iniziavano ad ispezionar­e la sua auto: oltre al suo giubbotto, forato all’altezza del collo, all’interno sono stati trovati piccoli cumuli di pagliericc­io, tante cianfrusag­lie e diverse foto della famiglia unita, della ex moglie e della figlia, che forse l’uomo ha tenuto affianco a sé durante la fuga.

 ??  ?? L’auto dell’assassino La vettura con la quale è fuggito Zoran Lokijanovi­c dopo il delitto: al suo interno si è tolto la vita poche ore più tardi
L’auto dell’assassino La vettura con la quale è fuggito Zoran Lokijanovi­c dopo il delitto: al suo interno si è tolto la vita poche ore più tardi

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