Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Porti, alleanza con l’africa per sfuggire alla Cina»
Musolino: grandi navi, le soluzioni non s’improvvisano. I traffici in aumento
” a fermato il porto off-shore e studiato il terminal per le grandi navi. Ora Pino Musolino, presidente dell’autorità portuale di Venezia, guarda ai collegamenti con l’africa e a stabilire bene i rapporti con la Cina.
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«Per proiettare il nostro Paese nel futuro non dobbiamo aver paura di fare infrastrutture, ma è chiaro che devono rispondere a criteri di economicità», dice il presidente dell’autorità di sistema portuale di Venezia e Chioggia, Pino Musolino. Ha bloccato il progetto del porto off shore («Così com’era stato pensato non era sostenibile»), ha studiato il nuovo terminal per le navi da crociera («La soluzione è quella stabilita dal Comitatone il novembre scorso e su quello abbiamo lavorato»), ha visto aumentare i traffici delle merci al porto di Venezia.
Presidente sono passati dieci mesi dal Comitatone ma non c’è nulla di concreto.
«È stato avviato uno studio sul terminal a Porto Marghera, abbiamo ricevuto alcune idee di project financing ma stiamo valutando anche la possibilità di fare da soli, perché la nostra priorità deve sempre essere l’interesse pubblico. Inoltre presto bandiremo la gara per la caratterizzazione dei fanghi dei canali (propedeutica per lo scavo del Vittorio Emanuele, ndr) ma il problema principale è che non c’è un sito dove conferirli, e non è il Porto a doverlo individuare».
Ma il ministro alle Infrastrutture Toninelli ha fatto dichiarazioni contrastanti sulle soluzioni.
«Fino a nuove indicazioni, l’unico provvedimento valido è quello del Comitatone. Non si improvvisano le soluzioni, c’è anche continuità amministrativa».
L’impasse sulle grandi navi e le dichiarazioni del sottosegretario alle Infrastrutture che «sponsorizza» il porto di Trieste, fa sospettare più di qualcuno che ci sia una manovra per «accerchiare» Venezia.
«Le merci scelgono, in una situazione di libero mercato, i luoghi nei quali hanno vantaggi economici o di natura logistica. Se si leggono i dati sia di Venezia che di Trieste, si scopre che insieme sono complementari su certi traffici, e al
” Le crociere Avviato lo studio per l’approdo a Marghera, in project o da soli Resta il problema fanghi
sistema Paese, e separati su altri. Se devo accettare la sfida la accetto nei confronti degli scali di altri Paesi».
La Cina continua ad indicare Venezia come terminale della «Via della seta».
«Guardi, io penso che la ricchezza del sistema logistico italiano è fatta di molti porti, anche per la nostra conformazione fisica geografica. Non dimentichiamo che la costa belga si guida tutta in un pomeriggio, quella olandese partendo alle 9 di mattina, noi abbiamo 8500 chilometri di costa e 57 porti divisi in 15 Autorità di sistema portuale. Dobbiamo avere una visione olistica che premia il sistema Paese, di cui noi facciamo parte».
Il suo predecessore Paolo Costa aveva punta sulla realizzazione del porto off shore per far arrivare le navi oceaniche; lei lo ha messo da parte, preferendo un intervento meno faraonico.
«Il progetto cosidetto Voops era fatto di due parti, una a mare e una terra. Quella a terra non solo non la abbiamo accantonata ma la stiamo portando al proprio naturale compimento adattandola ad ulteriori proposte progettuali che vedono il coinvolgimento anche di operatori cinesi. La parte a mare così come era stata pensata non aveva la possibilità di essere una infrastruttura economicamente sostenibile. Stiamo riparametrando il progetto su solide basi finanziarie, ma non è l’unica soluzione che stiamo prendendo in considerazione. Va superata la rottura di carico, debolezza del modello originario».
Il Giappone ha avviato una politica di infrastrutturazione, gli Stati Uniti pure, la Cina ha lanciato la Belt and Road, un colossale progetto di collegamento della Cina all’europa e all’africa Orientale. L’italia cosa può fare per non rimanere indietro?
«Come italiani ed europei finora abbiamo subito l’intraprendenza di altri player mondiali. Adesso penso che dovremmo governarla, non in antitesi ma in completamento facendo il nostro interesse continentale. Dobbiamo far sì, ad esempio, che la Belt and road crei ricchezza soprattutto per i nostri territori».
Come si può fare?
«Ci sono tre aspetti che vanno considerati sui quali stiamo lavorando: aprire un dialogo serio con i cinesi, possibilmente a livello continentale per avere più forza e con assoluta reciprocità, le imprese italiane devono avere gli stessi interessi in Cina che hanno le aziende cinesi da noi; lavorare con l’europa nella revisione dei corridoi che ha scadenza 2023 per connettere il nostro continente ad altri continenti a partire da quello africano; pensare più in grande ben sapendo che gli investitori cinesi sono anche un potenziale elemento di controllo di economia».
I porti italiani non riescono a fare squadra, come si riesce a mettere insieme l’europa?
«In realtà non è completamente vero quello che dice, abbiamo appena creato ad esempio l’associazione dei porti del Mediterraneo di cui Venezia è vicepresidente, per capire come utilizzare il ruolo mediterraneo in un’ottica di ribilanciamento di forze tra il nord e il sud Europa. Perché i porti del sud Europa più forti, rafforzano l’intera Unione».
” Il terminal d’altura Stiamo rivedendo le basi finanziarie del progetto Ma la parte a terra la stiamo realizzando