Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Porti, alleanza con l’africa per sfuggire alla Cina»

Musolino: grandi navi, le soluzioni non s’improvvisa­no. I traffici in aumento

- di Francesco Bottazzo

” a fermato il porto off-shore e studiato il terminal per le grandi navi. Ora Pino Musolino, presidente dell’autorità portuale di Venezia, guarda ai collegamen­ti con l’africa e a stabilire bene i rapporti con la Cina.

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«Per proiettare il nostro Paese nel futuro non dobbiamo aver paura di fare infrastrut­ture, ma è chiaro che devono rispondere a criteri di economicit­à», dice il presidente dell’autorità di sistema portuale di Venezia e Chioggia, Pino Musolino. Ha bloccato il progetto del porto off shore («Così com’era stato pensato non era sostenibil­e»), ha studiato il nuovo terminal per le navi da crociera («La soluzione è quella stabilita dal Comitatone il novembre scorso e su quello abbiamo lavorato»), ha visto aumentare i traffici delle merci al porto di Venezia.

Presidente sono passati dieci mesi dal Comitatone ma non c’è nulla di concreto.

«È stato avviato uno studio sul terminal a Porto Marghera, abbiamo ricevuto alcune idee di project financing ma stiamo valutando anche la possibilit­à di fare da soli, perché la nostra priorità deve sempre essere l’interesse pubblico. Inoltre presto bandiremo la gara per la caratteriz­zazione dei fanghi dei canali (propedeuti­ca per lo scavo del Vittorio Emanuele, ndr) ma il problema principale è che non c’è un sito dove conferirli, e non è il Porto a doverlo individuar­e».

Ma il ministro alle Infrastrut­ture Toninelli ha fatto dichiarazi­oni contrastan­ti sulle soluzioni.

«Fino a nuove indicazion­i, l’unico provvedime­nto valido è quello del Comitatone. Non si improvvisa­no le soluzioni, c’è anche continuità amministra­tiva».

L’impasse sulle grandi navi e le dichiarazi­oni del sottosegre­tario alle Infrastrut­ture che «sponsorizz­a» il porto di Trieste, fa sospettare più di qualcuno che ci sia una manovra per «accerchiar­e» Venezia.

«Le merci scelgono, in una situazione di libero mercato, i luoghi nei quali hanno vantaggi economici o di natura logistica. Se si leggono i dati sia di Venezia che di Trieste, si scopre che insieme sono complement­ari su certi traffici, e al

” Le crociere Avviato lo studio per l’approdo a Marghera, in project o da soli Resta il problema fanghi

sistema Paese, e separati su altri. Se devo accettare la sfida la accetto nei confronti degli scali di altri Paesi».

La Cina continua ad indicare Venezia come terminale della «Via della seta».

«Guardi, io penso che la ricchezza del sistema logistico italiano è fatta di molti porti, anche per la nostra conformazi­one fisica geografica. Non dimentichi­amo che la costa belga si guida tutta in un pomeriggio, quella olandese partendo alle 9 di mattina, noi abbiamo 8500 chilometri di costa e 57 porti divisi in 15 Autorità di sistema portuale. Dobbiamo avere una visione olistica che premia il sistema Paese, di cui noi facciamo parte».

Il suo predecesso­re Paolo Costa aveva punta sulla realizzazi­one del porto off shore per far arrivare le navi oceaniche; lei lo ha messo da parte, preferendo un intervento meno faraonico.

«Il progetto cosidetto Voops era fatto di due parti, una a mare e una terra. Quella a terra non solo non la abbiamo accantonat­a ma la stiamo portando al proprio naturale compimento adattandol­a ad ulteriori proposte progettual­i che vedono il coinvolgim­ento anche di operatori cinesi. La parte a mare così come era stata pensata non aveva la possibilit­à di essere una infrastrut­tura economicam­ente sostenibil­e. Stiamo riparametr­ando il progetto su solide basi finanziari­e, ma non è l’unica soluzione che stiamo prendendo in consideraz­ione. Va superata la rottura di carico, debolezza del modello originario».

Il Giappone ha avviato una politica di infrastrut­turazione, gli Stati Uniti pure, la Cina ha lanciato la Belt and Road, un colossale progetto di collegamen­to della Cina all’europa e all’africa Orientale. L’italia cosa può fare per non rimanere indietro?

«Come italiani ed europei finora abbiamo subito l’intraprend­enza di altri player mondiali. Adesso penso che dovremmo governarla, non in antitesi ma in completame­nto facendo il nostro interesse continenta­le. Dobbiamo far sì, ad esempio, che la Belt and road crei ricchezza soprattutt­o per i nostri territori».

Come si può fare?

«Ci sono tre aspetti che vanno considerat­i sui quali stiamo lavorando: aprire un dialogo serio con i cinesi, possibilme­nte a livello continenta­le per avere più forza e con assoluta reciprocit­à, le imprese italiane devono avere gli stessi interessi in Cina che hanno le aziende cinesi da noi; lavorare con l’europa nella revisione dei corridoi che ha scadenza 2023 per connettere il nostro continente ad altri continenti a partire da quello africano; pensare più in grande ben sapendo che gli investitor­i cinesi sono anche un potenziale elemento di controllo di economia».

I porti italiani non riescono a fare squadra, come si riesce a mettere insieme l’europa?

«In realtà non è completame­nte vero quello che dice, abbiamo appena creato ad esempio l’associazio­ne dei porti del Mediterran­eo di cui Venezia è vicepresid­ente, per capire come utilizzare il ruolo mediterran­eo in un’ottica di ribilancia­mento di forze tra il nord e il sud Europa. Perché i porti del sud Europa più forti, rafforzano l’intera Unione».

” Il terminal d’altura Stiamo rivedendo le basi finanziari­e del progetto Ma la parte a terra la stiamo realizzand­o

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Il presidente dell’autorità portuale di Venezia, Pino Musolino, e, a destra, un’immagine della zona container dello scalo commercial­e di Venezia
Svolta Il presidente dell’autorità portuale di Venezia, Pino Musolino, e, a destra, un’immagine della zona container dello scalo commercial­e di Venezia

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