Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Aristoncavi al giro di boa dei 60 anni Sfida ai colossi a colpi di hi-tech
Sempre più innovazione, sempre più hi-tech. Lungo la linea dell’accelerazione sui cavi speciali, per usi sempre più di nicchia. L’officina di partenza, sessant’anni fa, era di mille metri quadrati; sono saliti fino ai 38 mila di oggi, a Brendola, nel Vicentino, ben visibili dall’autostrada Bresciapadova. E non è la sola cosa cambiata per Aristoncavi, l’azienda dei cavi elettrici della famiglia Destro, giunta al giro di boa dei sessant’anni, festeggiati giusto stasera alla Villa dei Vescovi di Luvigliano, vicino a Padova, in una festa con 180 ospiti, in gran parte clienti da tutto il mondo. «Ma forse, più che chiedersi come siamo cambiati rispetto a sessant’anni fa, è interessante vedere quanto lo siamo negli ultimi dieci», dice Leopoldo Destro, 45 anni, amministratore delegato dell’azienda insieme al fratello Andrea, 42, con cui condivide il timone e la proprietà familiare, trasmessa dal padre Nereo, scomparso lo scorso anno.
Il cambiamento sta proprio nella trasformazione, percorsa con decisione dall’azienda, di passare dai cavi elettrici tradizionali a quelli per applicazioni speciali. Quelli destinati all’impiantistica e alle infrastrutture logistiche e industriali, che devono condurre l’energia nelle condizioni ambientali più severe, dai metrò alle miniere alle profondità sottomarine. Scelta per sfuggire ai colossi del settore e puntare sui guadagni, piuttosto che sui ricavi a tutti i costi. Con il risultato di vedere magari il fatturato scendere dai 90 milioni del 2008 ai 60 attuali, ma in parallelo salire il margine operativo lordo al 10%, indice di tutto rilievo per il settore. Effetto moltiplicato grazie anche alla spinta sempre più decisa verso l’estero: «Negli ultimi dieci anni i ricavi all’estero sono saliti dal 45 all’85% - aggiunge Destro - anche grazie all’apertura di quattro filiali e poter così servire oltre 50 Paesi. E poi abbiamo deciso di investire molto in ricerca e sviluppo, tra il nostro laboratorio in cui lavorano 20 persone e le collaborazioni avviate con le università. Ad esempio per creare prodotti capaci di veicolare con l’elettricità anche i dati».
I risultati si vedono nelle commesse all’estero per la miniera di Chuquicamata in Cile, il sito di estrazione di rame più grande al mondo, e per l’ampliamento del canale di Panama. E poi a anche in quelle per la seconda linea del metrò di Lima, in Perù, e l’ampliamento di quella di Sidney. Risultati da consolidare ora nel piano industriale che di qui a cinque anni dovrà far salire i ricavi a 75 milioni e spingere ancora sull’acceleratore nei guadagni. Puntando sulla capacità di reazione per tener testa ai colossi. E con l’idea chiara di mantenere saldamente nelle mani della famiglia la proprietà dell’azienda, pur non scartando l’ipotesi dell’ingresso di un fondo in minoranza per crescere più rapidamente, come già sperimentato in passato.