Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pesci, giardini e geometrie La rivoluzione di Carlo Scarpa
Sull’isola di San Giorgio la mostra dedicata alla fornace Cappellin, fondata a Murano nel 1925. Direttore artistico il giovane architetto veneziano
Al centro dell’ideale giardino, una suonatrice d’arpa sotto un tempietto circolare coperto da una cupola con decoro fenicio; intorno, svettano otto colonne ritorte sormontate da nudi maschili che alludono a statue antiche. E poi pesci e ornamenti floreali. Il centrotavola in vetro a canne e vetro trasparente iridato, lungo quasi quattro metri e largo due, venne presentato nel 1931 in occasione della «Mostra del Giardino Italiano» di Firenze. La monumentale creazione è il coup de théâtre dell’esposizione «La vetreria M.V.M. Cappellin e il giovane Carlo Scarpa 1925-1931», curata da Marino Barovier e dedicata alla vetreria fondata da Giacomo Cappellin nel 1925, nuovo capitolo de «Le Stanze del Vetro» - progetto pluriennale di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung aperta al pubblico sull’isola di San Giorgio Maggiore da lunedì e fino al 6 gennaio 2019.
La grandiosa composizione s’ispira ai centrotavola settecenteschi noti come i «deseri» (dal francese dessert) che guarnivano i banchetti dogali nelle feste solenni e, in particolare, a quel trionfo che rappresenta un giardino all’italiana conservato al Museo del Vetro di Murano. Simile ma diverso. Rispetto al modello il colore è assente e pur riprendendo l’aspetto classicheggiante il geometrismo è accentuato. A far da contrappunto, nelle stessa sala, due vetrate policromie in vetro muranese legato a piombo, esempi di quei pannelli decorativi che furono uno dei settori di produzione d’eccellenza della vetreria di Cappellin. Con oltre 200 opere, la rassegna ripercorre l’avventura della vetreria, mettendo in luce il ruolo che la M.V.M. Cappellin & C. ha avuto a Murano tra gli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, animata dall’entusiasmo di Giacomo Cappellin (1887-1968), «un personaggio intrigante», marca il Segretario Generale della Cini Pasquale Gagliardi, «un uomo innamorato del vetro - spiega il curatore Barovier - , un antiquario raffinato, che aveva un negozio in Via Montenapoleone a Milano» e che dopo l’incontro e il connubio con Paolo Venini - col quale mise in piedi una vetreria a Murano attiva dal 1921 al 1925 – fondò la propria azienda.
Dalla fine del 1926 la fornace vide in azione il giovane architetto veneziano Carlo Scarpa (1906-1978), chiamato inizialmente per il restauro di Palazzo da Mula, sede della ditta, e poi assoldato nel ruolo di direttore artistico dopo l’uscita di Vittorio Zecchin. La vetreria produsse un catalogo di 5mila modelli in sei anni: «Un periodo breve - afferma Luca Massimo Barbero, direttore dell’istituto di Storia dell’arte della Cini - in cui sono cambiate le forme e il pensiero».
Attraversando la mostra la rivoluzione è evidente. Ripartendo dalle trasparenze classiche di Zecchin, vasi dalle basi a tronco conico che riconducono al disegno innovativo di Scarpa, che si insinua in ogni manufatto, con antichissime tecniche che vengono rivisitate. Come quella del Ballaton, con l’aggiunta di foglie d’oro durante la lavorazione a conferire alla superficie singolari motivi decorativi. Le filigrane riprendono vita e colore, i vetri a decoro fenicio diventano graffiti dagli effetti piumati. I lattimi aurati in vetro bianco a imitazione della porcellana cinese si arricchiscono di particolari in pasta vitrea corallo e spruzzi iridescenti. Si approda alla matericità e ai geometrismi marcati in una sala dell’apoteosi scarpiana, uno spettacolare «binario» infinito di lavori monocromi opachi dalle colorazioni inedite. Ed ecco un repertorio figurine, frutti e animali, pesci e polipi in pasta vitrea adornati con le tecniche sopracitate, quasi fossero una campionatura giocosa del mondo di Cappellin e Scarpa.
Una storia finita con la chiusura dell’azienda, fallita all’inizio del 1932, anche per la sfavorevole situazione economica seguita alla crisi americana del 1929. Ma la strada verso la contemporaneità del vetro era tracciata.