Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ristoratore muore d’infarto Arrestato uno spacciatore: la cocaina era tagliata male
La dose è stata fatale, l’uomo gestiva un noto locale a Monselice
Un infarto provocato dall’assunzione di cocaina.
Dopo più di un anno di indagini è stato arrestato il pusher che il 23 giugno del 2017 ha venduto la dose letale di droga ad Andrea Polato, 44enne di Monselice, noto ristoratore della zona che era stato trovato senza vita sul divano di casa dopo una notte trascorsa tra i locali di Padova e quelli della cittadina murata. A finire in carcere Ahmed Ait El Fakira, 32enne di nazionalità marocchina, incensurato e regolare in Italia, residente a Pernumia.
I carabinieri della compagnia di Abano Terme guidati dal maggiore Marco Turrini hanno dato esecuzione ieri mattina all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Domenica Gambardella per i reati di morte come conseguenza di altro delitto e spaccio di sostanze stupefacenti.
La lunga indagine è partita il 24 giugno di un anno fa, dopo che il ristoratore era stato trovato morto nella propria abitazione per un sospetto infarto. Ad allertare le forze dell’ordine i parenti del 44enne che non avendolo visto arrivare al lavoro si erano preoccupati dato che il suo telefonino squillava a vuoto. Nell’abitazione di Polato non erano stati trovati segni di violenza o di scasso, tutto era in ordine, tanto che sin dall’inizio il decesso era stato catalogato come conseguenza di un malore. Data però la giovane età e visto soprattutto che il ristoratore non aveva mai avuto problemi di natura cardiaca o fisica, l’autorità giudiziaria, insieme ai militari, è andata a fondo della vicenda. L’autopsia e l’esame tossicologico hanno subito rilevato una causalità tra il decesso avvenuto per infarto miocardico in intossicazione acuta di cocaina e l’assunzione della stessa da parte del
44enne.
A suffragare questa tesi anche una consulenza tecnica dettagliata disposta dal Procuratore della Repubblica di Padova Sergio Dini. I carabinieri hanno quindi ricostruito le ultime ore di vita dell’uomo grazie all’analisi dei suoi spostamenti attraverso il cellulare e il Wifit, un braccialetto contapassi che registra la posizione gps. Fondamentali anche le testimonianze dei parenti oltre a quelle degli amici con cui l’uomo ha trascorso le ultime ore prima di sentirsi male.
La sera del 23 giugno 2017, Polato dopo il lavoro si era incontrato con il pusher in Campo della Fiera. Lo straniero gli aveva ceduto mezzo grammo di cocaina, assunta poi durante la serata nei locali e in solitaria al rientro a casa.
Individuato il marocchino, i carabinieri sono riusciti a dimostrare che Polato era stata l’ultima persona a cui quella sera lo spacciatore aveva venduto lo stupefacente. Le ulteriori verifiche hanno fatto emergere come lo straniero fosse attivo in tutta la provincia di Padova e in particolare nell’area di Monselice, considerata di fatto la sua zona di caccia, come l’ha definita il pm. Il pusher era noto anche perché non sempre lasciava contenti i suoi clienti dato che a volte la qualità della droga era pessima e addirittura tagliata con sostanze chimiche potenzialmente letali.
Una particolarità? Non era raro che i fruitori della cocaina si sentissero male, avessero nausea o mal di testa, tanto che spesso riportavano indietro quanto acquistato. Proprio sulla condotta del pusher si è concentrato il pubblico ministero che ha reputato particolarmente grave il fatto che lo spacciatore vendesse la droga nonostante fosse a conoscenza della pessima qualità della sostanza che smerciava. L’uomo è stato raggiunto nella sua abitazione di Pernumia dove i militari l’hanno trovato in casa. Al momento dell’arresto non ha opposto resistenza: dopo le formalità di rito è stato trasferito nel carcere Due Palazzi di Padova.