Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Chievo salvo, «solo» tre punti di penalità
Plusvalenze fittizie, la sentenza di primo grado ridimensiona le richieste dell’accusa. Il club ricorre: noi corretti
Sollievo per il Chievo: a fronte dei 15 punti di penalizzazione in questo campionato richiesti dalla Procura federale, la sentenza nel ha inflitti soltanto 3 e 3 mesi di inibizione al presidente Campedelli.
Dal rischio di stangata a una sentenza di primo grado che – a motivazioni non ancora pubblicate – rimpicciolisce le richieste della procura Figc: da -15 a -3 punti di penalizzazione, da 3 anni a 3 mesi di inibizione per il presidente Luca Campedelli più 200 mila euro di multa al club. Una sentenza di primo grado contro cui fa ricorso il Chievo ma lo farà al 99,9 per cento anche la procura stessa. Una sentenza di primo grado arrivata in un lampo, già ieri, il giorno dopo l’udienza a Roma, forse perché di fatto tutte le carte fra accusa e difesa erano già state messe sul tavolo all’udienza del primo processo sportivo, quello arenatosi per improcedibilità, quello in cui al Cesena patteggiante il -15 di penalizzazione fu confermato. Morale, il secondo processo sportivo al Chievo sulle plusvalenze col club romagnolo passa adesso – i ricorsi vanno presentati entro giovedì prossimo – alla corte d’appello federale. Dove la casistica generale racconta che spesso le sanzioni vengono ulteriormente «tagliate». Tanto che gli esperti di diritto sportivo, interrogati sui possibili scenari, lasciano intendere che quel -3 di penalizzazione inflitto in primo grado potrebbe essere ridotto o confermato, difficilmente inasprito. Uno scenario che sembra distare anni luce da quanto chiese la procura Figc nel primo processo sportivo, cioè -15 sulla classifica 2017/18 e conseguente retrocessione del Chievo. Uno scenario cui, in ultima istanza, potrebbe seguire solo il Collegio di garanzia del Coni. Ossia il capitolo finale.
A oggi, il Chievo (che dopodomani alle 12.30 affronta la Roma all’olimpico) ripartirebbe dall’ultimo posto in classifica di A, non più a quota 1, bensì da -2. Questo l’effetto della sentenza emessa ieri dal tribunale federale. È la sentenza con cui il secondo processo sportivo al Chievo sulle plusvalenze – il primo era appunto finito nel nulla per un vizio di forma – ha toccato il suo primo grado di giudizio. L’accusa della procura Figc al club è sempre di aver realizzato «plusvalenze fittizie per 25.3 milioni» circa trenta operazioni di compravendita di giovani calciatori col Cesena contabilizzate nei bilanci fra 2014 e 2017, e a essere chiamato in causa è l’articolo 8 del codice di giustizia sportiva legato all’illecito amministrativo. Il Chievo, a sua volta, ha sempre contestato i conteggi della procura circa gli effetti di quelle plusvalenze sul bilancio nonché la possibilità di determinare valori oggettivi, assoluti, dei calciatori oggetto delle operazioni di mercato (valori sovrastimati rispetto al reale secondo la procura). Quel ch’è certo è che il tribunale federale ha portato la penalizzazione da -15 a -3, riducendola di quattro/quinti rispetto alla richiesta della procura, e l’inibizione di Campedelli a 3 mesi, un/dodicesimo rispetto a quanto si chiedeva il deferimento. Ora la corte federale. (m.s.)