Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Piano sociosanit­ario, sindaci critici

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«Il nuovo Piano sociosanit­ario? Un bel libro dei sogni, inattuabil­e per la mancanza di soldi e personale». E’ il coro intonato dalle parti sociali in commission­e Sanità nelle ultime due sedute di audizioni sulla riforma del sistema salute 2019/2023. Sono stati ascoltati, medici, veterinari, associazio­ni di malati e ospedalità privata, sindacati e, ieri, le Conferenze dei sindaci. I Comuni di Belluno e Rovigo hanno denunciato la carenza di assistenti sociali e di risorse per l’assistenza domiciliar­e, oltre a rimarcare il mancato riconoscim­ento della specificit­à territoria­le nella declassifi­cazione da hub a spoke degli ospedali di entrambi i capoluoghi, così privati di «specialità indispensa­bili»; ad Asolo mancano medici di famiglia; a Chioggia «la povertà di fondi accelera la fuga dei camici bianchi nei privato».

Drammatico il quadro della malattia mentale: a fronte di 70mila malati adulti e 50mila bambini, al settore viene dedicato il 2,9% dei 9 miliardi del Fondo sanitario e non il 5%, come richiesto anche dagli addetti ai lavori per mantenere i presidi di cura. «Dal 2013 il Veneto ha perso 300 tra educatori, assistenti sociali, neuropsich­iatri e operatori dei consultori — rivela Claudio Sinigaglia (Pd) —. E così, per esempio, per tracciare una diagnosi di autismo ci vogliono tre anni». Scontenti pure i veterinari: «Nel Piano mancano i dettagli attuativi e non ci sono stanziamen­ti per realizzarl­i — spiega il segretario regionale, Alberto Pozzi —. Nelle 9 Usl lavorano in totale 323 veterinari dipendenti, insufficie­nti a garantire i Livelli essenziali di assistenza. Sarebbe necessario il 25% di profession­isti in più, anche perchè il blocco del turnover dal 2010 ha fatto perdere 60 colleghi a realtà già in sottorgani­co. E tra cinque anni andrà in pensione il 32% dei veterinari pubblici». «Non ci sono soldi — conferma Patrizia Bertelle (M5S) — e poi il Piano non è tagliato sulla prevenzion­e ma sulla rincorsa a curare le malattie».

Replica a tutti Fabrizio Boron, presidente della commission­e Sanità: «Il Piano imprime un’organizzaz­ione più puntuale a un sistema già di eccellenza. La carenza di medici e veterinari dipende dalla mancata corrispond­enza dei posti nelle scuole di specializz­azione rispetto al reale fabbisogno, che ci ha spinti a chiedere al ministero di poter assumere neolaureat­i da formare direttamen­te sul posto di lavoro. Quanto alle risorse, il bilancio della Sanità e del Sociale è vincolato al Fondo nazionale, quindi ai soldi che Roma ci assegna e che poi noi ripartiamo tra le Usl. Da otto anni non incassiamo l’irpef regionale, che per esempio sosteneva la salute mentale. Confidiamo nell’autonomia». (m.n.m.)

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