Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Task force per proteggere le donne
Protocollo regionale mette in rete ospedali, tribunali e forze dell’ordine: «Stop alla violenza»
Una task force per prevenire la violenza sulle donne o sostenere al meglio le vittime di soprusi e i loro figli minorenni. Di fronte a un’escalation drammaticamente inarrestabile, che racconta già di 13 femminicidi avvenuti nella nostra regione oltre a stupri, botte e stalking, l’assessore Manuela Lanzarin (Sociale) ha presentato un protocollo operativo affidato alle 21 Conferenze dei sindaci per ottenerne l’approvazione da Usl, Pronto Soccorso, consultori familiari, medici, Centri antiviolenza, prefetture, Procure, Tribunali, forze dell’ordine, avvocati, Uffici scolastici ,Province e città metropolitana. Il documento, che avrà validità triennale e vincola alla collaborazione reciproca i soggetti sottoscrittori, sarà declinato in modo autonomo nei diversi territori, prevede un coordinatore, specifica per ciascun firmatario compiti e strategie di intervento ed elenca il riparto dei costi. L’obiettivo è assicurare in sinergia piani di prevenzione o di presa in carico capaci di garantire le medesime opportunità in tutto il Veneto.
Si parte da un sistema forte di 43 Centri antiviolenza (tra poli di ascolto, case di accoglienza e rifugi di secondo livello), che nel 2017 hanno raccolto 4733 contatti e preso in carico 3107 donne, 396 in più rispetto al 2016. I nuovi casi sono stati 2092, un centinaio in più del 2016: in media una richiesta di aiuto su due si è tradotta in un percorso di sostegno e protezione. Alla rete arrivano vittime di violenze psicologiche (2232 nel 2017), economiche (985), fisiche (1705) e sessuali (309). «Il Veneto ha una buona legge per prevenire la violenza di genere e un’ottima realtà di presidi e servizi pubblici e privati per proteggere le donne, con indici di copertura nettamente superiori alla media nazionale — illustra l’assessore Lanzarin — c’è un Centro antiviolenza ogni 120mila donne e un punto di primo ascolto ogni 63mila. Il passo successivo è mettere in rete le esperienze esistenti ed estendere le buone prassi a tutto il territorio, in maniera omogenea. E’ il significato del protocollo, che specifica chi fa che cosa, al fine di aiutare ogni donna in difficoltà a sentirsi accolta e tutelata e ad accompagnarla con il miglior percorso a una condizione di serenità e di autonomia».
Il tutto sarà possibile attraverso la mappatura aggiornata dei servizi dedicati, la responsabilizzazione dei soggetti aderenti, procedure condivise di reperibilità h24, l’invio di donne e minori vittime di abusi (circa 1700 quelli testimoni di violenze) ai servizi pubblici e privati, modalità comuni di accoglienza, sostegno e valutazione dei casi, accordi per la copertura dei costi dell’accoglienza e dei percorsi protetti. Il sistema già prevede anche l’inserimento lavorativo delle vittime, l’assegnazione di alloggi pubblici e sostegno al reddito per le donne accolte dal sistema di protezione, sensibilizzazione
” Lanzarin Vogliamo attivare un sistema operativo h24 in tutto il Veneto
nelle scuole, formazione degli operatori dei 47 Pronto Soccorso e dei Servizi sociosanitari dell’urgenza, centri di recupero anche per gli uomini maltrattanti. In più la Regione sostiene il lavoro di associazioni, volontari e operatori dei servizi pubblici e privati con un finanziamento annuo di 500 mila euro.
La maggioranza delle donne vittime di abusi ha tra 41 e 50 anni, il 69% è italiana, il 56% sposata o convivente, il 58% ha un’istruzione medio-alta. Solo il 25% denuncia l’aggressore, che nell’80% dei casi rientra tra gli affetti. Il 2% delle violenze viene commesso da altre donne: nel 2017 ne sono state denunciate 73.