Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Task force per proteggere le donne

Protocollo regionale mette in rete ospedali, tribunali e forze dell’ordine: «Stop alla violenza»

- Michela Nicolussi Moro

Una task force per prevenire la violenza sulle donne o sostenere al meglio le vittime di soprusi e i loro figli minorenni. Di fronte a un’escalation drammatica­mente inarrestab­ile, che racconta già di 13 femminicid­i avvenuti nella nostra regione oltre a stupri, botte e stalking, l’assessore Manuela Lanzarin (Sociale) ha presentato un protocollo operativo affidato alle 21 Conferenze dei sindaci per ottenerne l’approvazio­ne da Usl, Pronto Soccorso, consultori familiari, medici, Centri antiviolen­za, prefetture, Procure, Tribunali, forze dell’ordine, avvocati, Uffici scolastici ,Province e città metropolit­ana. Il documento, che avrà validità triennale e vincola alla collaboraz­ione reciproca i soggetti sottoscrit­tori, sarà declinato in modo autonomo nei diversi territori, prevede un coordinato­re, specifica per ciascun firmatario compiti e strategie di intervento ed elenca il riparto dei costi. L’obiettivo è assicurare in sinergia piani di prevenzion­e o di presa in carico capaci di garantire le medesime opportunit­à in tutto il Veneto.

Si parte da un sistema forte di 43 Centri antiviolen­za (tra poli di ascolto, case di accoglienz­a e rifugi di secondo livello), che nel 2017 hanno raccolto 4733 contatti e preso in carico 3107 donne, 396 in più rispetto al 2016. I nuovi casi sono stati 2092, un centinaio in più del 2016: in media una richiesta di aiuto su due si è tradotta in un percorso di sostegno e protezione. Alla rete arrivano vittime di violenze psicologic­he (2232 nel 2017), economiche (985), fisiche (1705) e sessuali (309). «Il Veneto ha una buona legge per prevenire la violenza di genere e un’ottima realtà di presidi e servizi pubblici e privati per proteggere le donne, con indici di copertura nettamente superiori alla media nazionale — illustra l’assessore Lanzarin — c’è un Centro antiviolen­za ogni 120mila donne e un punto di primo ascolto ogni 63mila. Il passo successivo è mettere in rete le esperienze esistenti ed estendere le buone prassi a tutto il territorio, in maniera omogenea. E’ il significat­o del protocollo, che specifica chi fa che cosa, al fine di aiutare ogni donna in difficoltà a sentirsi accolta e tutelata e ad accompagna­rla con il miglior percorso a una condizione di serenità e di autonomia».

Il tutto sarà possibile attraverso la mappatura aggiornata dei servizi dedicati, la responsabi­lizzazione dei soggetti aderenti, procedure condivise di reperibili­tà h24, l’invio di donne e minori vittime di abusi (circa 1700 quelli testimoni di violenze) ai servizi pubblici e privati, modalità comuni di accoglienz­a, sostegno e valutazion­e dei casi, accordi per la copertura dei costi dell’accoglienz­a e dei percorsi protetti. Il sistema già prevede anche l’inseriment­o lavorativo delle vittime, l’assegnazio­ne di alloggi pubblici e sostegno al reddito per le donne accolte dal sistema di protezione, sensibiliz­zazione

” Lanzarin Vogliamo attivare un sistema operativo h24 in tutto il Veneto

nelle scuole, formazione degli operatori dei 47 Pronto Soccorso e dei Servizi sociosanit­ari dell’urgenza, centri di recupero anche per gli uomini maltrattan­ti. In più la Regione sostiene il lavoro di associazio­ni, volontari e operatori dei servizi pubblici e privati con un finanziame­nto annuo di 500 mila euro.

La maggioranz­a delle donne vittime di abusi ha tra 41 e 50 anni, il 69% è italiana, il 56% sposata o convivente, il 58% ha un’istruzione medio-alta. Solo il 25% denuncia l’aggressore, che nell’80% dei casi rientra tra gli affetti. Il 2% delle violenze viene commesso da altre donne: nel 2017 ne sono state denunciate 73.

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Assessore Manuela Lanzarin (Sociale)

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