Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

A Padova cento nuovi negozi in più

Nonostante gli Iper e le vendite on line il saldo aperture-chiusure è di +3,1%

- D’attino

Malgrado gli Iper aperti di domenica e nonostante l’ecommerce, le botteghe di vicinato sembrano ripartite. Dal primo gennaio a oggi infatti il saldo aperturech­iusure segna un positivo del 3,1% che significa 107 negozi in più rispetto all’anno scorso. La maggior parte delle nuove aperture sono negozi di vicinato, mentre un terzo sono locali, bar o ristoranti. Il fenomeno ha interessat­o tutta Padova dal centro città ai quartieri periferici.

«Ti ammazzo», «ti distruggo la vita», «ti disintegro». E poi ancora «Troia, puttana non hai mai fatto niente nella vita tua, sei una fallita», «sei la rovina di tutti», «te la farò pagare» e «prima o poi ti uccido».

Per le donne che subiscono violenze è difficile capire come si possa passare dall’amore che porta alla nascita di tre figli, alla distruzion­e totale di un rapporto e di una famiglia intera che un marito violento riesce a provocare. Per vent’anni un uomo originario di Campodoro ha reso la vita della moglie e delle figlie un inferno con insulti e botte.

Ad aprile era arrivata la denuncia e l’arresto per violenze in famiglia, e poi anche per atti persecutor­i, perché dopo un primo allontanam­ento da casa lui era tornato alla carica con le minacce. Ieri l’uomo ha patteggiat­o una pena di tre anni e 6 mesi e dal carcere non potrà più avvicinars­i all’ex compagna. Lo spaccato di vita che emerge da questa vicenda purtroppo non è una rarità. Nelle aule dei tribunali arrivano donne distrutte fisicament­e e psicologic­amente dopo anni di angosce, rischiando pure la vita quando esitano a denunciare o quando credono di poter cambiare l’uomo che ancora amano, e di poter ricreare quel clima famigliare sereno che avevano sempre sognato.

Per fortuna, in questo caso la vittima, una 48enne che abita con le tre figlie piccole a Campodoro, ha trovato il coraggio di andare alla polizia a raccontare quello che accadeva tra le pareti di casa, testimoni silenziose di quegli scatti di violenza del padre che picchiava la mamma fino a gettarla per terra. Le tre ragazzine (ad oggi una sola è divenuta maggiorenn­e) sono cresciute in un clima di intimidazi­oni e violenze a causa di quel padre violento che ha segnato le loro vite, un passato con il quale dovranno fare i conti per sempre. La denuncia risale allo scorso aprile, e immediatam­ente scattarono gli arresti per l’uomo, che aveva già avuto un avvertimen­to con un allontanam­ento da casa. Nonostante questo però pensava di portare a termine la sua vendetta violenta nei confronti della donna che si era affidata all’avvocato Pierilario Troccolo, e aveva, secondo l’uomo, «osato ribellarsi».

In molti casi i giudici aiutano le donne a liberarsi di mariti e compagni violenti ma spesso nulla si può fare se le leggi non tutelano le vittime. Per un uomo che finisce in carcere ce ne sono altri cui non è possibile imporre la cella. Un caso fece scalpore lo scorso agosto, quando un operaio romeno di 48 anni venne arrestato con l’accusa di violenze in famiglia a Vigodarzer­e. Due giorni dopo tornò in libertà, lo decise il gip che convalidò l’arresto ma dovette scarcerare il marito violento prescriven­dogli il divieto di avviciname­nto alla moglie e ai figli. Il pubblico ministero riteneva che l’uomo fosse pericoloso, nelle denunce la donna dice infatti di essere stata minacciata dal marito con un coltello con cui le avrebbe giurato di tagliarle la gola. Per questo il magistrato ne aveva chiesto la custodia al Due Palazzi. Davanti al giudice l’imputato non ha chiesto scusa, ma ha affermato che nulla di quello che la donna diceva era vero, che si era inventata tutto. L’uomo era senza precedenti penali, la legge non prevede il carcere in questi casi, solo l’allontanam­ento, che spesso però non viene rispettato. Una procedura, questa, che pur rispettand­o la legge mette in pericolo la vittima che aveva trovato il coraggio di denunciare, ma che tuttavia dovrà ancora difendersi.

È stata condannata a tre anni di carcere con rito abbreviato Nicola Rose Maria, 21enne di Cannaregio. La ragazza era stata arrestata l’anno scorso durante un controllo antidroga della polizia ferroviari­a. Alla vista dei poliziotti la 21enne aveva cominciato a correre verso il treno che l’avrebbe dovuta riportare a Venezia. La polizia è riuscita a raggiunger­la prima che riuscisse a scappare e, alla perquisizi­one, è risultata in possesso di cento grammi di eroina. Ieri è giunta per lei una condanna esemplare: tre anni di carcere con rito abbreviato. (r.pol.)

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