Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Insegnare a voler bene
Un tempo, non lontanissimo, tutto sembrava facile, perché le donne erano di solito più incolte, più ubbidienti, meno autonome economicamente. Ma da qualche decennio un minimo di scolarizzazione, una traccia di femminismo interiorizzato, un po’ o un tanto di autonomia finanziaria hanno risvegliato dall’inconscio il loro «ego» intorpidito, e con esso il bisogno di far valere le proprie opinioni, di non essere più succubi del potere-volere maschile. Le conseguenze sono state disastrose: litigi, separazioni, divorzi hanno spesso impedito l’esempio e l’insegnamento dell’amore. Che non si possono delegare solo alla scuola, dove gli insegnanti sono socialmente poco apprezzati, malpagati, costretti a un lavoro che lascia poco spazio per discutere di sentimenti. Resta, però, in molti uomini adulti, una sorta di nostalgia per un passato di potere («il capo sono io») che non hanno più, per «colpa» delle donne che perciò vanno punite. Lo provano fra l’altro le piccole poste di giornali e riviste, in cui gli uomini si lamentano dell’incapacità di amare delle donne, e queste sembrano sempre più fiere della capacità di vivere, pensare, decidere da sole. In questo modo, però, si allarga la distanza fra i due sessi. E forse sarà possibile, fra non molto, la fine della famiglia eterosessuale, se da parte di entrambi non si capirà che questa fine si porterà appresso quella dell’intera società. Non si tratta di un ritorno impossibile – al tempo passato, ma di una consapevolezza che non esiste un sesso forte e uno debole, e che soltanto l’aiuto reciproco a superare i rapidissimi cambiamenti sociali potrà far rinascere quella serenità a cui tutti aspiriamo. E sconfiggere la tragedia del femminicidio che è questione di uomini ma anche di donne troppo convinte che la loro autonomia non può che pas-sare attraverso una lotta continua con i loro compagni, mentre deve risultare da un reciproco apprendimento a essere uguali nella differenza. In questo mu-tuo soccorso è importante individuare un progetto di vita da costruire insieme strada facendo, un «romanzo familiare» condiviso che preveda una consonanza d’intenti senza lacci e catene, ordini, gerarchie e stereotipi fasulli, ma con una disposizione psicologica e sentimentale a un atteggiamento favorevole all’altro. Se la parola «amore» può comprendere tan-te cose (attrazione, passio-ne, tenerezza, dedizione), questi caratteri si somma-no nell’espressione «voler bene», che tende a realizzare il desiderio di felicità che alberga in ogni perso-na ed è perfino, come si sa, contemplato nella Costituzione americana.