Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I veneti si giocano sei miliardi all’anno alle slot Via ai cartelli con le vincite
Nel 2017 in Veneto sono stati spesi in gioco d’azzardo 6 miliardi e 106 milioni di euro, la maggior parte dei quali nelle slot (4,7). Per contrastare il fenomeno della patologia collegata alle scommesse la giunta regionale ha predisposto un disegno di legge che prevede, tra le altre cose, il divieto di esporre cartelli in cui si pubblicizzano le vincite.
«Siamo consapevoli che papà può essere morto lì. Ma è anche possibile che abbia preso il treno, come sostengono alcune testimonianze ritenute attendibili». Dolore, paura, speranza, angoscia e rabbia si susseguono e allo stesso tempo si sovrappongono in coloro che hanno visto sparire nel nulla una persona cara. Nel caso di Stefania Bonduan si tratta del padre Mario, uscito in una fredda serata di dicembre del 2009 e mai più rientrato.
Dal 1974 al 30 giugno scorso, secondo i dati diffusi dall’associazione nazionale Penelope, sono 1.576 i veneti scomparsi; 58 i cadaveri ritrovati ma non identificati. Tra le persone di cui da non ci sono più notizie c’è Marianna Cendron, sparita nel 2013, a 18 anni, dalla sua abitazione di Paese, nel Trevigiano. L’escursionista Luciano Bizzotto di Rosà, Vicenza, è svanito nel nulla il 6 agosto 2015; si trovava in Val Comelle, nel Bellunese. Nell’elenco degli scomparsi veneti figurano anche i componenti della famiglia trevigiana Durante (padre, madre e i figli), i cui corpi da oltre cinque anni si trovano sul fondo del Mar dei Caraibi, in territorio venezuelano, a 970 metri di profondità, ma per questioni di rapporti internazionali e di costi non si riesce a recuperarli.
«Il nulla è la cosa peggiore con la quale ci si possa confrontare» spiega Gilda Milani Bianchi, presidente dell’associazione. Il nulla si era portato via per sedici mesi sua figlia Milena a partire dal 23 novembre 2015, mentre si trovava in Tunisia per ragioni di studio. Dopo quasi un anno e mezzo il corpo senza vita della studentessa di Scienze Politiche venne ritrovato sotto terra in un sobborgo della città di Nabeul. «Come associazione abbiamo lottato, e ottenuto che le ricerche di uno scomparso partano subito — continua Milani Bianchi — Ma ci sono altre battaglie».
«Negli anni abbiamo provato più volte a riorganizzare la nostra vita ma è sempre successo qualcosa, una segnalazione o un episodio, che ci ha riportati indietro» continua nel racconto Bonduan. E così si finisce per rimanere sospesi nella spaccatura che si crea fra passato e presente, impossibilitati a definire il futuro. «Bisogna imparare a convivere con tutto questo — riprende Bonduan, vicepresidente dell’associazione in Veneto — Con il tempo si impara a gestirlo, e magari quando arriva una nuova segnalazione non parti in quarta ma valuti con più oggettività: credo sia sempre meglio ottenere un esito negativo da una segnalazione tempestiva che non averla».