Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Gioco d’azzardo patologico I veneti bruciano 6 miliardi Via i cartelli con le vincite
A volte è il miraggio dei soldi facili, altre è l’effetto anestetizzante sui problemi quotidiani, altre ancora è l’impressione che rappresenti l’unica alternativa all’ennesima giornata trascorsa tra le mura domestiche, in completa solitudine. Sono questi i motivi per cui chi viene risucchiato nel baratro del gioco d’azzardo patologico non riesce ad uscirne. Nel solo 2017 i veneti hanno speso in giochi e scommesse 6 miliardi e 106 milioni di euro, più del costo complessivo del Mose. I dati sono contenuti nel «Libro blu» dell’agenzia nazionale delle Dogane e sono stati diffusi ieri dalla giunta regionale insieme alle principali misure per la prevenzione e il contrasto delle patologie legate alle scommesse contenute nel nuovo disegno di legge al vaglio del consiglio.
Secondo lo studio, a risucchiare la maggior parte delle scommesse sono slot e videolottery, circa 40 mila apparecchi che l’anno scorso hanno inghiottito 4,7 miliardi di euro. «Solo il 6% dei giocatori punta alle slot ma l’83% di chi si rivolge ai servizi per problemi legati al gioco le utilizza» spiega Graziano Bellio, direttore del Servizio per le dipendenze di Castelfranco Veneto e consulente scientifico del Piano regionale di prevenzione e contrasto al gioco patologico varato un anno fa e per il quale sono stati stanziati 5,3 milioni di euro a favore dei servizi per le dipendenze. Un progetto la cui applicazione è stata rallentata da alcuni ricorsi presentati dalla associazioni di consumatori ma che, assicura lo psichiatra, «dovrebbe ripartire a breve».
«Il punto non sta nel perché una persona inizia a giocare ma nel perché continua a farlo — spiega Bellio — Una parte dei montepremi viene destinata alle grandi vincite, che rappresentano lo specchietto per le allodole, il miraggio per i giocatori, che invece si trovano ad avere a che fare con vincite piccole, le quali alimentano quel miraggio». Oltre all’illusione determinata da tali dinamiche, secondo il senatore Giovanni Endrizzi (M5s), educatore professionale e responsabile della stesura della parte del decreto Dignità dedicata alla regolamentazione del gioco d’azzardo, «si trasmettono valori contrari a quelli della nostra Costituzione: l’idea che viviamo nel paese dei balocchi ed è facile guadagnare molti soldi in poco tempo anziché con il lavoro e l’impegno».
Il nuovo ddl regionale, inviato al consiglio per l’approvazione, prevede tra le altre cose Irap maggiorata dello 0,92% per gli esercenti che ospitano slot e il divieto di esporre cartelli che segnalano le vincite effettuate.