Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bcc, Federveneto anno zero Ma il tesoretto da 20 milioni spinge le banche al dialogo
Le società dei due gruppi trattano per salvare la struttura
Credito cooperativo, Federveneto riparte da zero. A caccia di un ruolo, nella nuova èra disegnata dalla riforma delle Bcc divise in due gruppi. Il segnale finale del capolinea a cui era giunta, dopo cinquant’anni, l’associazione che riunisce le banche di credito cooperativo veneto è arrivato la scorsa settimana, con la nomina del nuovo direttore, Piero Collauto. Non una semplice nomina, ma il punto che fissa la fine della vecchia Federazione, determinata dalla divisione nei due gruppi in Veneto, che vede 9 banche andate a Cassa Centrale di Trento e 13 ad Iccrea, con il risultato di una federazione attratta nei fatti nell’orbita di quest’ultima. Una Federazione al capolinea, e per ora senza un futuro né grande né chiaro, come mostra il fatto che i due predecessori di Collauto, Gianandrea Sala e Marco Pistritto, sono transitati verso ruoli operativi in Iccrea (e che Collauto è già in pensione).
In più la nomina arriva dopo la firma dell’accordo sindacale con cui 35 dei 42 dipendenti della Federazione veneta di via Longhin a Padova sono stati trasferiti in Iccrea. Sono quelli delle funzioni operative, ad iniziare dall’audit interno, prologo della creazione di un forte polo operativo regionale di Iccrea a Padova.
In Federazione restano sette persone. E si tratta a questo punto di trovare un ruolo nuovo per il livello politico, a cavallo di un mondo rigidamente diviso a metà. Anche perché altrove, come nel vicino Friuli, le federazioni sono state eliminate tout court. Resta di default il ruolo della vigilanza cooperativa. Ma si tratta di un ruolo residuale, di fronte al doppio livello della vigilanza Bce e Bankitalia dall’alto e dal basso nei gruppi, oltre al ruolo di Consob nei rapporti con i risparmiatori. L’altra funzione a cui si sta pensando è l’organizzazione dei percorsi di formazione per le banche e di servizi di marketing. Quel che è certo è che tutto va ricostruito e che l’idea di mantenere la federazione, nel clima di divisione dei due gruppi, può apparire perfino un libro dei sogni.
Se non altro però, dopo un periodo dominato dalla divisione per la necessità di tagliare il mondo del credito cooperativo in due gruppi, ora c’è almeno un punto su cui far leva per tentare la ricostruzione. Ovvero il «tesoretto» di oltre 20 milioni di euro che la Federazione si ritrova dopo la vendita delle società operative: dal 50% di Neam, la società di gestione dei fondi d’investimento di Cassa centrale andata per intero a Trento, così come la società informativa Cesve, legata com’era al sistema Phoenix di Trento. Sul fronte opposto, invece, è andata a dama la cessione della società assicurativa Assicra a Iccrea.
Il punto centrale che sta costringendo le banche dei due gruppi per la prima volta a dialogare è che quei 20 milioni (pur se 6 andranno impiegati nel lavoro finale di liquidazione dell’ex Crediveneto di Montagnana) non possono che essere gestiti insieme, in quanto indivisibili: la liquidazione della Federazione li farebbe finire ai fondi mutualistici di sistema.
Così il dialogo tra le due parti per ripensare la federazione è partito. Al contrario di quanto era successo fin qui per l’attuale cda della Federazione guidato da Ilario Novella, nel quale le Bcc di Cassa Centrale non sono entrate. E si è già tenuta la prima riunione della commissione paritetica formata dai vertici di quattro banche per ciascuno dei due gruppi: nel caso di Iccrea, i presidenti di Banca del Vicentino, Credito Trevigiano e Centromarca, Giancarlo Bersan, Piero Pignata e Tiziano Cenedese, e il vice di Valpolicella Benaco Banca, Gianmaria Tommasi; per Cassa Centrale, i presidenti di Centroveneto Bassano, Prealpi, San Biagio e Rovigo Banca, Flavio Stecca, Carlo Antiga Luca De Luca e Lorenzo Liviero.
Saranno loro a dover stabilire cosa ancora le Bcc venete, dopo la divisione in gruppi, potranno tenere ancora unite e in funzione di questo riscrivere lo statuto. A partire da un consiglio d’amministrazione più snello rispetto all’attuale a 12, più dei dipendenti rimasti in Federazione. L’esito del lavoro è atteso entro fine anno, in parallelo alle assemblee delle singole banche per approvare i Patti di coesione con cui entreranno in uno dei due gruppi.«non eravamo d’accordo con un cda così allargato, preferivamo una soluzione più snella e operativa - dice Stecca, spiegando l’aventino tenuto fin qui dalle Bcc di Cassa centrale - Ma c’è spazio per trovare una soluzione. I prossimi tre mesi saranno cruciali». «Viviamo alla giornata, attendiamo la fine della fase transitoria entro fine anno - chiude il presidente di Federveneto, Ilario Novella, che da vice di Credito Trevigiano si ritrova sul fronte Iccrea -. Ma siamo anche soddisfatti e fiduciosi per come il lavoro sta venendo avanti».
Stecca C’è spazio per una soluzione Cruciali i prossimi tre mesi