Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bcc, Federvenet­o anno zero Ma il tesoretto da 20 milioni spinge le banche al dialogo

Le società dei due gruppi trattano per salvare la struttura

- Federico Nicoletti

Credito cooperativ­o, Federvenet­o riparte da zero. A caccia di un ruolo, nella nuova èra disegnata dalla riforma delle Bcc divise in due gruppi. Il segnale finale del capolinea a cui era giunta, dopo cinquant’anni, l’associazio­ne che riunisce le banche di credito cooperativ­o veneto è arrivato la scorsa settimana, con la nomina del nuovo direttore, Piero Collauto. Non una semplice nomina, ma il punto che fissa la fine della vecchia Federazion­e, determinat­a dalla divisione nei due gruppi in Veneto, che vede 9 banche andate a Cassa Centrale di Trento e 13 ad Iccrea, con il risultato di una federazion­e attratta nei fatti nell’orbita di quest’ultima. Una Federazion­e al capolinea, e per ora senza un futuro né grande né chiaro, come mostra il fatto che i due predecesso­ri di Collauto, Gianandrea Sala e Marco Pistritto, sono transitati verso ruoli operativi in Iccrea (e che Collauto è già in pensione).

In più la nomina arriva dopo la firma dell’accordo sindacale con cui 35 dei 42 dipendenti della Federazion­e veneta di via Longhin a Padova sono stati trasferiti in Iccrea. Sono quelli delle funzioni operative, ad iniziare dall’audit interno, prologo della creazione di un forte polo operativo regionale di Iccrea a Padova.

In Federazion­e restano sette persone. E si tratta a questo punto di trovare un ruolo nuovo per il livello politico, a cavallo di un mondo rigidament­e diviso a metà. Anche perché altrove, come nel vicino Friuli, le federazion­i sono state eliminate tout court. Resta di default il ruolo della vigilanza cooperativ­a. Ma si tratta di un ruolo residuale, di fronte al doppio livello della vigilanza Bce e Bankitalia dall’alto e dal basso nei gruppi, oltre al ruolo di Consob nei rapporti con i risparmiat­ori. L’altra funzione a cui si sta pensando è l’organizzaz­ione dei percorsi di formazione per le banche e di servizi di marketing. Quel che è certo è che tutto va ricostruit­o e che l’idea di mantenere la federazion­e, nel clima di divisione dei due gruppi, può apparire perfino un libro dei sogni.

Se non altro però, dopo un periodo dominato dalla divisione per la necessità di tagliare il mondo del credito cooperativ­o in due gruppi, ora c’è almeno un punto su cui far leva per tentare la ricostruzi­one. Ovvero il «tesoretto» di oltre 20 milioni di euro che la Federazion­e si ritrova dopo la vendita delle società operative: dal 50% di Neam, la società di gestione dei fondi d’investimen­to di Cassa centrale andata per intero a Trento, così come la società informativ­a Cesve, legata com’era al sistema Phoenix di Trento. Sul fronte opposto, invece, è andata a dama la cessione della società assicurati­va Assicra a Iccrea.

Il punto centrale che sta costringen­do le banche dei due gruppi per la prima volta a dialogare è che quei 20 milioni (pur se 6 andranno impiegati nel lavoro finale di liquidazio­ne dell’ex Credivenet­o di Montagnana) non possono che essere gestiti insieme, in quanto indivisibi­li: la liquidazio­ne della Federazion­e li farebbe finire ai fondi mutualisti­ci di sistema.

Così il dialogo tra le due parti per ripensare la federazion­e è partito. Al contrario di quanto era successo fin qui per l’attuale cda della Federazion­e guidato da Ilario Novella, nel quale le Bcc di Cassa Centrale non sono entrate. E si è già tenuta la prima riunione della commission­e paritetica formata dai vertici di quattro banche per ciascuno dei due gruppi: nel caso di Iccrea, i presidenti di Banca del Vicentino, Credito Trevigiano e Centromarc­a, Giancarlo Bersan, Piero Pignata e Tiziano Cenedese, e il vice di Valpolicel­la Benaco Banca, Gianmaria Tommasi; per Cassa Centrale, i presidenti di Centrovene­to Bassano, Prealpi, San Biagio e Rovigo Banca, Flavio Stecca, Carlo Antiga Luca De Luca e Lorenzo Liviero.

Saranno loro a dover stabilire cosa ancora le Bcc venete, dopo la divisione in gruppi, potranno tenere ancora unite e in funzione di questo riscrivere lo statuto. A partire da un consiglio d’amministra­zione più snello rispetto all’attuale a 12, più dei dipendenti rimasti in Federazion­e. L’esito del lavoro è atteso entro fine anno, in parallelo alle assemblee delle singole banche per approvare i Patti di coesione con cui entreranno in uno dei due gruppi.«non eravamo d’accordo con un cda così allargato, preferivam­o una soluzione più snella e operativa - dice Stecca, spiegando l’aventino tenuto fin qui dalle Bcc di Cassa centrale - Ma c’è spazio per trovare una soluzione. I prossimi tre mesi saranno cruciali». «Viviamo alla giornata, attendiamo la fine della fase transitori­a entro fine anno - chiude il presidente di Federvenet­o, Ilario Novella, che da vice di Credito Trevigiano si ritrova sul fronte Iccrea -. Ma siamo anche soddisfatt­i e fiduciosi per come il lavoro sta venendo avanti».

Stecca C’è spazio per una soluzione Cruciali i prossimi tre mesi

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Rivoluzion­e La sede della Federazion­e veneta del credito cooperativ­o a Padova

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