Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Circolare ai tribunali «Stop ai processi a rischio prescrizione»
Venezia, il consiglio della Corte d’appello: estinto un reato su due, inutile proseguire
Stop alla trattazione dei processi che in primo grado abbiano davanti solo due anni prima della prescrizione, o un anno in appello. E’ una delle «linee guida» che il consiglio giudiziario ha approvato ieri su iniziativa della presidente della Corte d’appello
Ines Marini (in foto) per ridurre l’imponente fenomeno della prescrizione: circa metà dei processi, infatti, viene dichiarato prescritto in Corte, vanificando il lavoro di anni da parte di magistrati, forze dell’ordine e avvocati.
Un processo su due prescritto in appello. Tempo buttato, fatica sprecata. E anche se la presidente della Corte d’appello di Venezia, Ines Marini, nell’ultima inaugurazione dell’anno giudiziario aveva spiegato che la percentuale è diminuita dal 54 al 47 per cento, sempre di quello stiamo parlando. E’ partito da qui il lavoro certosino degli uffici di Palazzo Cavalli, dove ha sede la presidenza della Corte, che ieri è arrivato a compimento con il voto favorevole del consiglio giudiziario, il «mini Csm» che affronta le questioni della giustizia regione per regione. Ora la presidente Marini potrà diramare a tutti i tribunali e a tutte le procure del Veneto le «linee guida» sulle priorità dei processi da trattare, la cui prima disposizione è quella destinata a far discutere più di ogni altra: nel testo si «consiglia» infatti a pm e giudici di non affrontare in primo grado i processi che siano a meno di 24 mesi dal termine di prescrizione, limite che scende a 12 mesi per i fascicoli che arrivano in appello. «Purtroppo le risorse della giustizia sono limitate e il rischio di voler decidere tutto è quello di non riuscire a decidere niente», spiega il magistrato che è a capo del distretto veneto.
Marini è arrivata poco più di un anno fa e da novembre ha avviato una «maxi-indagine» per affrontare appunto il tema che da anni è al centro dell’apertura dell’anno giudiziario in Veneto: quello delle prescrizioni penali, che, in attesa di una riforma di cui si parla da anni ma che mai arriva, vanificano anni di lavoro della polizia giudiziaria, dei magistrati, dei cancellieri e anche degli avvocati. Ha analizzato in maniera minuziosa tutte le statistiche dei flussi di processi che arrivano dai tribunali del distretto, i tempi morti, quelli persi per motivi burocratici e così via. E’ partita dai criteri di priorità già approvati nel 2014, quando alla guida della Corte c’era Antonino Mazzeo Rinaldi, che avevano migliorato un po’ la situazione, ma che da un lato erano ancora un po’ troppo «larghi», dall’altro spesso non venivano rispettati. Tanto da costringere alla creazione di una commissione che era stata definita – con un nome a dir poco ridondante – delle «priorità delle priorità».
«Noi abbiamo voluto rendere quei criteri un po’ più stringenti», spiega ancora Marini, che però non si sbottona sui punti precisi, prima che in queste ore il documento sia trasmesso a tutti i magistrati del distretto e anche ai consigli dei sette Ordini degli avvocati veneti. Ovviamente la Corte non ha il potere di stabilire una regola vincolante, ma queste linee guida daranno degli indirizzi importanti e soprattutto «copriranno» i magistrati rispetto alla scelta di dedicarsi ai fascicoli più urgenti e concretamente traghettabili fino alla sentenza definitiva, piuttosto che a quelli destinati a finire in un nulla di fatto. Marini da mesi spiega fino allo sfinimento che quella della giustizia è una sorta di «filiera» in cui ognuno deve lavorare pensando non solo al suo pezzetto, ma anche all’intero sistema. Ecco dunque che non ha senso che un pm mandi a processo un imputato il cui reato è vicino alla prescrizione, così come che un giudice faccia la sentenza di primo grado.
Questo non varrà per tutti i processi, ovviamente. Alcuni reati, per il loro allarme sociale, saranno perseguiti comunque, così come accadrà per i processi in cui ci siano delle parti civili: in questo caso, infatti, anche se il reato va in prescrizione, restano comunque giudicabili gli effetti civilistici nei confronti delle vittime. Al punto che un altro dei progetti è quello di creare una sezione ad hoc in Corte (sarebbe la quarta) che si dedichi proprio a questi processi. Da parte delle procure c’è stata comprensione, anche se resta aperto il tema dell’obbligatorietà dell’azione penale, caposaldo dell’ordinamento che impedisce al pm di agire in maniera arbitraria.